“Inside Out 2”, al cinema un viaggio nel mondo delle emozioni adolescenziali

Marcianise. All’UCI Cinemas Cinepolis del “Centro commerciale Campania” tutte le sale che proiettano il film “Inside Out 2” sono piene dal 19 giugno, il giorno d’uscita del film. Il tanto atteso sequel di “Inside Out” ha iniziato ad essere amato ancor prima di esser rilasciato, poiché è stato pubblicizzato per mesi, alimentando la curiosità e l’attesa di bambini, ragazzi e famiglie, impazienti di scoprire il nuovo viaggio che attendeva Riley, la protagonista che si ritroverà ad affrontare il momento più delicato della crescita: l’adolescenza.

Il film è campione di incassi: 17 milioni di euro. Ha avuto un esordio clamoroso, che mai nessun altro film di animazione aveva ottenuto. Il film è avanzato nella “top 10” dei film di animati che hanno incassato di più. Al botteghino di tutto il mondo ha raggiunto, dopo neanche due settimane, gli 800 milioni di dollari guadagnati.

Ritroviamo le emozioni che già avevamo imparato ad amare nel primo film: Gioia, doppiata da Stella Musy, un piccolo sole che veglia sulla vita di Riley, facendo in modo che “la sua ragazza” sia quanto più serena possibile; Tristezza (a cui presta la voce Melina Martello) senza la quale nessuno di noi può vivere, perché, come il primo film ci insegna, ogni emozione è importante, anche quelle che pensiamo ci facciano solo del male. Non esiste Gioia senza Tristezza, non esiste Tristezza senza Gioia, diametralmente opposte ma complementari. Abbiamo poi il piccolo esserino viola, la Paura, con la voce di Daniele Giuliani, che ha il compito di tenere Riley al sicuro, mentre Disgusto, la cui doppiatrice è Veronica Puccio, fa in modo che lei sappia ciò che vuole; infine c’è Rabbia, il cui doppiatore è Paolo Marchese, che infonde alla protagonista anche la determinazione. A far capolino, in due scene, nella mente di Riley, c’è anche Nostalgia, la quale, però, dovrà aspettare ancora un po’ per essere esternata.

Nel film Riley ha appena compiuto tredici anni, la sua passione è ancora l’hockey e ha un nuovo gruppo di amiche da cui non si separa mai. Al “quartier generale” della sua mente, durante la notte, scatta un allarme: una sirena di colore rosso inizia a suonare, svegliando tutte le emozioni, sotto questa sirena una scritta che recita “pubertà”. La protagonista si ritroverà ad affrontare questo momento delicato, venendo catapultata, improvvisamente, nel mondo difficile degli adolescenti, iniziando, fin da subito, a mostrare un atteggiamento più “aggressivo”, diventando, però, paradossalmente molto più fragile.

A far compagnia alle emozioni che già conosciamo ne arrivano delle altre, un po’ più complesse da gestire e da tenere sotto controllo. Riley dovrà fronteggiare Ansia, mettere a bada l’Invidia e da parte l’Imbarazzo, cercando di sfruttare positivamente l’Ennui, che non possiamo tradurre banalmente come semplice noia, perché è un’emozione più complessa: è un termine francese che si riferisce all’insoddisfazione e all’insofferenza, rappresentativo della noia esistenziale, una sensazione di costante attesa e monotonia, tipica degli adolescenti. Le voci alle emozioni sono state date rispettivamente da Pilar Fogliati, Marta Filippi, Federico Cesari e Deva Cassel; tutti sono riusciti a dar vita al meglio al personaggio doppiato.

Accanto alle emozioni, il protagonista della mente di Riley è anche “il senso di sé”, che comunemente potremmo tradurre in autostima, formato da tutti i nostri pensieri che tacciamo al mondo, che conserviamo in noi e che ci definiscono. “Il senso di sé” comunica con Riley, le ricorda che “è una brava persona”, “è una brava amica”, “è gentile”… ala fine del film a questi pensieri positivi sopraggiungeranno anche quelli più “difficili” da accettare, come “qualche volta anche io ho paura”. Tutto nasce dai ricordi, che immersi in una fonte riescono a far crescere radici solide che, nel complesso, creano la personalità di Riley.

Sarà proprio questo “senso di sé” la chiave di tutta la storia. Le nuove emozioni entreranno in modo repentino e “prepotente” nella vita della protagonista e nel quartier generale, generando malumori soprattutto in Gioia, che si sentirà quasi messa da parte e questo suo presentimento negativo si rivelerà reale.

Il tutto si apre con Riley che viene invitata dal coach di una squadra di hockey giovanile molto importante con le sue migliori amiche, per partecipare ad un campo di tre giorni per allenarsi e farsi notare. L’obiettivo della ragazza diventa quello di far colpo per aver possibilità di essere inserita, durante il liceo, nella squadra. Questo suo obbiettivo inizierà ad essere nocivo per lei e la gente che la circonda, perché, nella sua mente, a comandare non è più Gioia, bensì Ansia.

Quest’ultima con le altre emozioni decide, infatti, di rendere le vecchie “emozioni represse”, imprigionandole perché ritenute troppo semplici per il momento delicato che la ragazza si ritrova ad affrontare. Il “senso di sé” che fino a quel momento era stato fondamento della personalità di Riley viene sradicato, e, al suo posto, riecheggia nella sua mente una sola frase: “non sono abbastanza”. Per tutto il film Paura, Rabbia, Disgusto, Tristezza e Gioia cercheranno di tornare nel quartier generale senza poche difficoltà, ma con una sola missione: far in modo che Riley ritorni sé stessa.

Ogni nuova emozione è stata studiata meticolosamente, riuscendo a far in modo che lo spettatore percepisse ciò che Riley stava provando. Tutte complesse e tutte, se non gestite bene, nocive. L’Imbarazzo, che rende difficile stare con gli altri e vivida la sensazione di non essere all’altezza, di non essere abbastanza; l’Invidia, che ti mangia da dentro, perché il paragonarsi costantemente a qualcuno fa solo male e il desiderare ciò che hanno gli altri solo per il gusto di farlo, col tempo, diventa quasi una malattia; Ennui, che rende un po’ sbruffoni, un po’ pieni di sé, l’indifferenza e l’insofferenza da cui nasce anche il sarcasmo, positiva all’inizio, perché la noia serve per guardarsi dentro, per stare un po’ da soli con i propri pensieri, ma quando è eccessiva rende tutto più difficile, perché l’essere costantemente interessati a niente fa in modo che non ci si goda mai il presente. E poi abbiamo Ansia, che in modo preciso pianifica il futuro, riesce a farci immaginare ogni singolo scenario disastroso che da una nostra azione potrebbe esser scaturito, così da mettere da parte tutti gli scenari belli e positivi.

L’Ansia aiuta, aiuta a esser precisi e a dare il meglio delle proprie potenzialità, ma quando resta sola, senza le altre emozioni che fermano il suo intervento, senza, soprattutto, la Gioia, diventa tutto più complesso, più confusionario, perché la mente viene divorata dai pensieri, corre veloce per cercar di far sempre di più, e la voca che riecheggia è “non sono abbastanza”. Quindi si continua a spingere, a volere di più, fino ad arrivare al limite.

La Pixar è riuscita a rappresentare al meglio quel limite valicato che comunemente chiamiamo attacco di panico, che non permette a Riley di ragionare, perché bloccata dai suoi pensieri veloci e dal respiro troppo affannato ed incontrollabile. Tutto è confuso, tutto è incerto e tutto è troppo doloroso. Ed è per questo che Gioia e le altre emozioni dovranno intervenire per fermare la troppa pressione che Ansia amministrerà sulla ragazza.

“Inside Out 2” non è un film per bambini, è introspettivo, con un’attenta analisi psicologica dietro. Analizza ciò che avviene nella mente dei ragazzi, che possono sentirsi capiti nel vedere quelle che sono le emozioni e le reazioni alle sfide dell’adolescenza di Riley. Al tempo stesso ogni adulto è riuscito a ricordarsi ciò che si prova ad attraversare quel periodo, ha riprovato quella sensazione di peso sulle spalle, del sentire, senza un reale motivo, tutto il mondo contro e l’Ansia che prende il sopravvento. Ma non solo, perché a esser messi più brevemente in evidenza sono anche le emozioni e i modi di reagire dei genitori. La madre, che a capo del suo quartier generale ha la Tristezza, che sottintende forte empatia nei confronti della figlia, cerca di starle accanto, di aiutarla anche se viene ripetutamente respinta; il padre, invece, come emozione principale ha la Rabbia, che lo rende protettivo e pronto a difendere la ragazza in ogni situazione

È un viaggio nelle emozioni di Riley, ma è anche un viaggio nelle emozioni di tutti noi, in particolare dei ragazzi, che possono rispecchiarsi e capire ciò che avviene nella loro mente attraverso la trama del film, in cui si affrontano tutti i temi delicati protagonisti degli anni più difficili della vita: i litigi con la famiglia, la paura di non essere accettati e di essere esclusi, l’ansia nel dover affrontare le novità e la difficoltà a lasciar andare vecchie amicizie e di crearne di nuove.

Vedere “Inside Out 2” è un regalo, un regalo per sé stessi, per scoprirsi, per leggersi dentro e capirsi, per rendersi conto dell’importanza delle proprie emozioni e per cercar di comprendere come controllarle, per scavarsi dentro e proteggere il proprio “senso di sé”, ossia ciò che forma la nostra personalità, che ci rende unici e importanti, ciò che ci rende veramente noi.

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