Milano. Mercoledì 22 gennaio (ore 20) il Maestro Riccardo Muti torna al Teatro alla Scala alla testa della Chicago Symphony Orchestra di cui è Direttore Musicale dal 2010. Il concerto è parte della trentaquattresima tournée in Europa della grande orchestra americana, che tra il 9 e il 23 gennaio comprende dieci concerti a Colonia, Vienna (tre concerti nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni del Musikverein), Lussemburgo, Parigi, Napoli, Firenze, Milano e Lugano. Riccardo Muti manca dalla Scala dal gennaio 2017, quando diresse due trionfali concerti con la CSO. L’anno precedente il Teatro gli aveva dedicato una mostra che ripercorreva l’arco dei suoi anni da Direttore Musicale. Il concerto è sostenuto da Mapei.
I programmi della tournée europea della Chicago Symphony includono brani significativi del percorso dell’Orchestra con il Maestro Muti in occasione dei suoi dieci anni di Direzione Musicale. In particolare il programma del concerto alla Scala disegna un dialogo in tre capitoli fra la tradizione sinfonica e quella operistica. L’impaginato si apre con l’ouverture di “Der fliegende Holländer” di Richard Wagner, una pagina che impressionò a metà dell’Ottocento (la prima è del 1843) per la densità del tessuto orchestrale e si è conquistata un’esistenza autonoma nei programmi sinfonici. Dopo l’esecuzione a Chicago nel novembre scorso il Times di Chicago osservava la forza e pienezza della lettura, “ideale dimostrazione delle qualità degli ottoni dell’orchestra, che si è presentata in forma eccellente”. La Sinfonia “Mathis der Maler” di Hindemith fa parte di un importante repertorio di capolavori del XX secolo che Riccardo Muti ha presentato al pubblico di Chicago in anni recenti. Affascinato dalla figura del visionario pittore rinascimentale Matthias Grünewald nella Germania della Riforma, Hindemith lavorò a lungo all’opera a lui dedicata, che vide le scene nel 1935. Nel periodo di composizione dell’opera Wilhelm Furtwängler chiese a Hindemith un brano sinfonico per una tournée dei Berliner Philharmoniker e il compositore si mise all’opera per produrre dei quadri orchestrali che avrebbe poi utilizzato anche come interludi. La Sinfonia, diretta per la prima volta da Furtwängler nel 1934, si compone di tre movimenti: “Engelskonzert” (concerto angelico, poi trasformato in ouverture dell’opera), “Grablegung” (deposizione nel sepolcro, divenuta preludio sinfonico all’ultima scena) e “Versuchung des heiligen Antonius” (Tentazioni di Sant’Antonio, confluite nella scena sesta).
La Sinfonia n° 3 di Prokof’ev, che il Maestro Muti diresse con la CSO in occasione di una delle loro prime collaborazioni nel tour europeo del 2007, è la versione sinfonica dell’opera “L’angelo di fuoco”, un lavoro incandescente cui il compositore aveva dedicato tutte le sue energie ancor prima di avere una commissione o una prospettiva di esecuzione. Bruno Walter gli aveva prospettato una possibile messa in scena alla Staatsoper di Berlino nel 1928, ma il progetto non si concretizzò. Prokof’ev nel frattempo aveva però completato l’orchestrazione, e Serge Koussevitzky poté dirigere il secondo atto in forma di concerto. Proprio questa esecuzione convinse Prokof’ev, ormai sfiduciato rispetto alla possibilità di una prima in teatro, a far vivere la sua musica almeno in forma di Sinfonia. La Terza fu eseguita per la prima volta dall’Orchestre Symphonique de Paris diretta da Pierre Monteux il 17 maggio 1929 e Prokof’ev non vide mai “L’angelo di fuoco” in teatro: la prima scenica (in francese) avvenne solo al Festival di Venezia del 1955, due anni dopo la morte dell’autore.