Firenze. In prima nazionale al Teatro Niccolini di Firenze, iNuovi affrontano “Il Quartiere” di Vasco Pratolini, guidati dal giovane Sebastiano Spada, alla sua prima esperienza di adattamento e coordinamento artistico. La compagnia, che abita operativamente la sala di Via Ricasoli, è composta dai diplomati del Corso per Attori “Orazio Costa” della Fondazione Teatro della Toscana e delle migliori scuole di teatro italiane.
“Non abbiamo fatto un’operazione di narrazione d’ambiente di gusto rétro e, anzi – precisa Spada – l’intento è di rappresentare i problemi, le ansie e le paure che toccano ogni essere umano che si trova a crescere e a dovere affrontare la realtà. Siamo in un luogo che può essere qualunque luogo, in un tempo che può essere qualunque tempo: si descrive la realtà di un quartiere dove vivono dei ragazzi e in cui gli eventi della Storia, quella con la esse maiuscola, entrano prepotentemente nelle loro vite e li cambiano”.
I protagonisti, scossi dalle ansie per il futuro, ma che esplorano dalle finestre e dalle strade del proprio microcosmo i turbamenti di ogni generazione. “Il Quartiere” è il mondo, dove “anche l’aria e il sole sono cose da conquistare dietro le barricate” e solo riconoscendosi uniti si ritrova la speranza di riuscirci.
C’è Valerio che nel 1932, quando inizia a raccontare, ha quindici anni e porta i calzoni corti. Il cuore gli batte per Luciana, ma è difficile dirlo a lei. Poi ci sono Giorgio, buono e coraggioso, Maria, che per leggerezza rischierà di perderlo, Marisa e Carlo, che molto avrà da farsi perdonare, Olga, bella e docile, Arrigo e infine Gino, con il suo grumo nero nel cuore. Sono giovani e poveri, ma uniti: nati e cresciuti a Santa Croce, a Firenze.
“Ci siamo identificati in questi ragazzi raccontati da Pratolini, che crescono in questo particolare luogo fiorentino – afferma Spada ad Angela Consagra nel foglio di sala dello spettacolo – ci siamo accorti che la narrazione, apparentemente così lontana, raccontava qualcosa anche di noi. L’anno scorso abbiamo avuto la possibilità di approfondire ancora Pratolini seguendo un laboratorio di drammaturgia con Nicola Fano, il cui esito è stata la realizzazione scenica de “Le ragazze di Sanfrediano” e in seguito ho pensato, anche come esercizio personale, di fare un adattamento del romanzo “Il Quartiere” pensando proprio al nostro gruppo”.
Ed è proprio il gruppo, Maddalena Amorini, Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Alessandra Brattoli, Federica Cavallaro, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, lo stesso Spada, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe, la forza di una narrazione che conserva le tensioni che nutrono una stagione della vita e un’epoca della nostra storia.
“Essendo alla mia prima esperienza di adattamento e coordinamento artistico – nota Sebastiano Spada – è importante per me avvertire la forte connessione che c’è con il gruppo; credo, infatti, che il teatro tragga la sua potenza dall’occasione e dallo spazio in cui nasce, perché si nutre dell’energia e dell’esigenza degli attori stessi. L’idea di partenza per la messinscena de “Il Quartiere” è stata di tralasciare quella che era l’ambientazione originaria del romanzo – l’atmosfera pratoliniana più in senso stretto – e cercare di essere, invece, meno descrittivi possibili dal punto di vista del luogo e del tempo dell’azione”.
I ragazzi e le ragazze protagonisti del romanzo sono le ‘creature comuni’ di un quartiere di Firenze che crescono negli anni che dividono le due grandi guerre; oggi quel quartiere non esiste più. Quell’isolato di case strette e connesse tra loro, come le vite che lo animavano, ha cambiato faccia, e così tutti noi, solo pochi decenni dopo ci riconosciamo diversi. L’ambiente diventa non più un luogo fiorentino, ma un luogo dell’anima, un confine mentale, disegnato dai costumi del Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola, dalle scene di Federica Francolini, dal disegnatore luci Loris Giancola, dalla sarta Eleonora Sgherri e dal canto di Katia Magnani.
“Il Quartiere” di Pratolini si presta perfettamente a una trasposizione scenica – ragiona Sebastiano Spaga – il disegno dei personaggi nel romanzo è affidato molto alla narrazione, alla descrizione dei loro sentimenti, e anche le azioni che compiono spesso vengono narrate. Invece, in fase di adattamento del testo, ho scelto di eliminare quasi totalmente la narrazione per sottolineare le parti più dialogate e dare spazio alle vicende, in una chiave pienamente teatrale. Inoltre – aggiunge – abbiamo mantenuto un linguaggio il più vicino possibile a Pratolini, perché si tratta di un linguaggio già di per sé fortemente teatrale. Pratolini era anche uno sceneggiatore e le sue parole sono semplici e nitide, ma allo stesso tempo poetiche”.
“Nulla sapevamo – commenta Valerio nel testo – non volevamo sapere forse. Ci promettevamo oneste gioie. La nostra vita erano le strade e piazze del Quartiere”. Ma la realtà, quella città aliena con i suoi bei caffè e le orchestrine, non si accontenterà a lungo di restare fuori a guardare. Farà irruzione nelle loro vite con la prepotenza del regime, delle guerre, della miseria. Distruggerà le loro case, li sparpaglierà nel mondo, li chiamerà chi alle armi, chi in carcere, chi nella lotta politica. Ma non potrà mai derubarli dell’eredità più preziosa del Quartiere, quell’incrollabile fede nell’uomo e nel valore della solidarietà.
“Il fatto che il quartiere venga distrutto è qualcosa di altamente simbolico – interviene Spada – la Storia si muove, sconvolge le nostre vite e quindi, in maniera figurata, veniamo sottoposti allo sradicamento delle nostre certezze. Noi, come gruppo de iNuovi, sentiamo che questo tipo di discorso ci appartiene molto: siamo cresciuti insieme all’interno di un teatro e nel teatro cerchiamo di trovare la nostra via, così come le nostre certezze. Ma, pur avendo condiviso un pezzo di vita tutti insieme – conclude – sappiamo che ci aspetta un futuro e che tutto inevitabilmente si trasformerà”.