Roma. Volto magnetico e corpo flessuoso, Irma Ciaramella colpisce sicuramente per la sua innegabile bellezza ma ancora di più per una luce particolarissima che anima i suoi occhi e che riesce a colpire anche attraverso un semplice scatto fotografico.
Un curriculum artistico denso di esperienze che toccano ogni ambito dello spettacolo, Irma infatti si cimenta con il teatro e con la televisione ma anche con la danza e persino con il mimo.
Ruoli pregnanti i suoi, basti menzionare opere come “Edipo Re” di Sofocle, “Enrico IV” di Pirandello o “Vita di Galileo” di Brecht, interpretazioni che formeranno la sua persona come artista ma soprattutto come donna.
Gli incontri con mostri sacri come Giorgio Albertazzi e Luca Ronconi le insegneranno “la tenacia e la determinazione ma anche la leggerezza e la capacità di essere felice attraverso un lavoro creativo”.
Sarà Claretta Petacci al fianco di Massimo Venturiello e Andrea Tidona ne “L’avvocato del Duce” nella splendida cornice di Palazzo Venezia a Roma e verrà scelta per il ruolo di protagonista ne “Il Contagio”, riduzione dal capolavoro “Cecità” curata direttamente da Josè Saramago.
Tanto, tantissimo teatro ma anche televisione: ha partecipato infatti a “Il Capitano 2”, “Butta la luna”, “Distretto di polizia 7”, “Centovetrine”, “Non dirlo al mio capo 2”, fiction amatissime che hanno registrato milioni di telespettatori dinanzi allo schermo. L’amore per la recitazione si esplica nell’interpretazione di ruoli complessi ma sa accogliere con intelligenza anche ruoli più popolari, più vicini alla gente comune.
Abbiamo raggiunto virtualmente Irma per intervistarla ed abbiamo scoperto un’artista appassionata ma anche addolorata per i tempi durissimi che il teatro, in modo particolare, sta attraversando. C’è rammarico nelle sue parole ma anche speranza ed una sensibilità concreta che solo gli artisti riescono a possedere.
Una menzione particolare è stata rivolta alle imminenti elezioni del Nuovo IMAIE, Irma infatti è tra i candidati de “La Squadra per l’Audiovisivo” e, come è solita fare con il suo lavoro, ha deciso di approcciarsi a questa nuova sfida con il medesimo entusiasmo, perché crede fermamente nella valorizzazione dei suoi colleghi e “in uno spazio condiviso che possa dare fiducia alle idee valide”.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Leggendo il tuo curriculum si resta piacevolmente sorpresi dalle tantissime esperienze che spaziano dal teatro alla televisione. Quando hai compreso che il mondo dello spettacolo sarebbe diventato la tua dimensione professionale?
Sono nata in una famiglia di musicisti. Ho respirato Arte fin da piccola ma il Teatro di prosa ha trasformato completamente il mio approccio all’esistenza. Attraverso l’arte teatrale ho potuto indagare possibilità che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute.
In scena, fin da subito, intorno ai 17 anni, mi sono sentita al posto giusto.
Ricordiamo la tua partecipazione in diverse fiction come “Centovetrine”, “Il paradiso delle signore”, “Il Capitano 2”. Raccontaci, quali differenze hai riscontrato tra i set televisivi e il palcoscenico teatrale, soprattutto per quanto riguarda la preparazione dei ruoli che hai interpretato?
L’approccio al ruolo resta lo stesso. Mi preparo, studio, ascolto le indicazioni del regista ma in teatro, almeno fino a qualche tempo fa, avevamo la possibilità di diventare quel personaggio attraverso prove che duravano giorni, mesi. Lavorare in teatro significava vivere di teatro, sposare uno stile di vita, attraversare l’Italia e lavorare ogni sera per migliorare, migliorarsi, attraverso un affinamento della tecnica e dell’interpretazione.
Oggi siamo costretti a fare le prove in molto meno tempo e a portare in scena quel lavoro per poche repliche. Pertanto, si sono accorciati i tempi di preparazione al lavoro anche in teatro e, in alcuni casi, questo ha determinato un abbassamento della qualità del risultato finale
Sei stata diretta da maestri iconici, basti citare Luigi De Filippo, Gigi Dall’Aglio, Patroni Griffi, Luca Ronconi ed hai lavorato con attori del calibro di Mariano Rigillo, Alida Valli, Giorgio Albertazzi, Massimo Venturiello. Cosa hai appreso da ognuno di loro?
Il rigore… la tenacia, la determinazione, la leggerezza e la capacità di essere felice attraverso un lavoro creativo che è continua rinascita di me stessa. Oggi ho il coraggio di portare in scena un testo scritto e interpretato da me con la regia di Francesco Maria Cordella proprio grazie all’esempio dei miei Maestri che, spero, siano orgogliosi di ciò che sono diventata.
A breve, il 22, 23 e 24 maggio, ti attende la sfida per le elezioni del Nuovo IMAIE, sei infatti candidata nella lista “La Squadra per l’Audiovisivo”. Spiegaci, chi ti ha coinvolto in questo interessante progetto?
Sono stata coinvolta da Gino Auriuso, presidente della FEDITART e collega con cui ho condiviso il palcoscenico in molti lavori. Mi ha scelta anni fa in uno spettacolo ed ha continuato a coinvolgermi in tanti altri progetti, affidandomi ruoli molto impegnativi tra cui, Beatrice de “Il Berretto a sonagli” e Filumena Marturano in “Eduardo’s Rock”. Credo fermamente in lui e sono certa che farà un ottimo lavoro anche all’interno del Nuovo IMAIE.
I vostri punti programmatici sono numerosi e tutti degni di nota ma ti chiedo: sei legata in modo particolare ad uno di essi?
Mi auguro che il Nuovo IMAIE accolga le richieste di chi ha meno voce, degli artisti che si sono visti rifiutare dei diritti, magari per cavilli burocratici.
Il Nuovo IMAIE, che ha tanto fatto a favore di tutti noi in un momento di crisi, dovrà continuare ad impegnarsi per sostenere progetti validi, di qualità, attraverso selezioni trasparenti. Il Nuovo IMAIE siamo tutti noi. Esiste perché esistono gli interpreti che, con la loro immagine e la loro voce, danno vita a personaggi immaginati solo da chi li scrive.
Il Nuovo IMAIE è la possibilità per tutti noi, attori, musicisti, doppiatori di immaginarci in uno spazio condiviso in cui dare fiducia alle idee valide.
E, in questo particolare momento, abbiamo tutti bisogno di fiducia, di idee e di occasioni.