Roma. Un percorso ricco di impegno e verità. Trasparente come l’acqua nella quale si è tuffato per anni, raggiungendo prestigiosi riconoscimenti. Ancora una volta Ermanno Ribaudo, classe 1953, attore, doppiatore e regista teatrale nonché televisivo, allievo del grande Maestro Adolfo Lippi, ci mette la faccia con la consapevolezza che questo è il momento più importante per essere parte di una “squadra” e dare voce ad una categoria fin troppo dimenticata dalla politica. Perché non basta avere lavorato accanto ad altri giganti del cinema italiano, tra i tantissimi Enrico Maria Salerno, Gigi Proietti, Lauretta Masiero, Renzo Palmer, Nino Manfredi e Pupi Avati se poi non si ha il coraggio di usare la grandezza a supporto dei più deboli, a sostegno di una categoria che non esiste, quella dell’attore. E se è vero che artisti si nasce, attori si diventa. E ci vogliono impegno e dedizione ed una gavetta che la televisione spesso annulla anche a scapito della qualità. Parole appassionate e piene di partecipazione quelle di Ermanno, capolista della lista “La Squadra per l’Audiovisivo”, per il rinnovo degli organi del Nuovo IMAIE, che nella vita ha scelto di metterci la faccia, non solo per professione.
Ermanno, la tua è decisamente una vita dedicata al palcoscenico. Come nasce questa passione diventata poi una professione?
Guarda, praticamente nasce con me! Avevo solo tre anni quando cominciai a frequentare il teatro con mamma per vedere le opere classiche e con papà quelle leggere. Ad undici anni poi il mio debutto a Roma con un piccolo spettacolo. Ho sempre coniugato il teatro con lo sport, e più precisamente con i tuffi. Attenzione che non è nuoto, eh! Sono proprio tuffi. È una disciplina autonoma per la quale ho anche vinto la medaglia di bronzo ai campionati del mondo militari piattaforma 10 metri.
Scusami, ma cosa c’entra il teatro con i tuffi?
Niente ma in realtà tutto. Innanzitutto ci tengo a precisare che sono sei volte campione italiano juniores, sia piattaforma 3 metri che 10 metri, e tutto questo impegno è alla fine una questione di testa. Io la chiamo la filosofia del tuffo, quella del fare, di metterci la faccia insomma. Alla fine calcare una scena è un po’ come entrare in acqua per me. Come vivere. Sento la necessità di dire la mia, di mostrarmi senza reticenze anche se questo significa espormi.
Già, a proposito di esporsi. Sei candidato alle prossime elezioni come componente dell’assemblea dei delegati del Nuovo IMAIE, peraltro ricoprendo la figura di capolista de “La Squadra per l’Audiovisivo”. Ritieni che questa tua scelta sia in qualche modo collegata al momento di difficoltà che sta vivendo il settore audiovisivo a causa della pandemia? Cosa è mancato?
Senza alcun dubbio. Voglio continuare a rinnovare questo lodevole istituto, il Nuovo IMAIE per l’appunto, che oggi vanta 22.000 soci e che continua ad aiutare i più deboli. Sono mancati gli aiuti, lo Stato non ha aiutato davvero “tutti”, come avrebbe dovuto, io ritengo per disorganizzazione. E ciò, lasciamelo precisare, al contrario del Nuovo IMAIE, per cui alcuni colleghi, quelli in difficoltà, sono riusciti a percepire 3.950 euro per ben due volte! Questo è fare, questi aiuti sono stati concreti. La verità è che la nostra categoria l’hanno dimenticata tutti. O meglio, tutti ne parlano, tutti parlano di cultura, di spettacolo, di teatro, di cinema e di musica nonché di ripartenze. Ma rimangono solo belle parole ed evocazioni di luci e tappeti rossi. Nessuno pensa al lavoro di chi questo mestiere lo fa, pensa che non c’è menzione alcuna, né nella Costituzione, né in una legge, della parola “attore”! Ecco, tutto questo non è più accettabile. Dobbiamo ambire ad avere una identità e una certificazione di professionalità. Per questo sono felicissimo di far parte di quello che io definisco affettuosamente “lo squadrone”, perché in questa esperienza con me ci sono tanti colleghi e tanti amici. Stesso discorso vale per quel che concerne la lista per la musica: Tommaso Zanello ha una grande energia, la competenza e la volontà di far davvero qualcosa per aiutare la categoria, partendo dai più deboli. Qualora fossimo eletti, infatti, il primo obiettivo che ci preponiamo è quello di proporre all’assemblea dei delegati di prevedere un aiuto concreto per chi ha bisogno (ovviamente sulla base della effettiva disponibilità in cassa) o comunque far di tutto per predisporne l’erogazione. Il momento è davvero drammatico e c’è gente, che non lavorando, ha bisogno di sostegno sotto ogni punto. Ed è nostro dovere darlo. Mi sembra un po’ di parlare come un politico ma la mia è davvero la politica del gruppo… il mio motto, anche per La Squadra, infatti, è quello di Dumas: “Tutti per uno, uno per tutti”!
Cosa ti aspetti, quindi, da queste elezioni?
Francamente, mi viene da risponderti una cosa sola. Abbiamo voglia di vincere. E non è presunzione. Solo una sana ambizione. Abbiamo voglia di vincere. E abbiamo bisogno del sostegno dei nostri elettori per realizzare, in concreto, il nostro progetto.