“La ghigliottina”, la penna affilata di Brunori Sas torna a raccontarci le nostre contraddizioni e un disperato bisogno di autenticità

Milano. Brunori Sas, si sa, ama da sempre sorprendere il proprio pubblico, e anche questa volta non si è smentito annunciando l’immediata uscita del suo nuovo singolo, “La ghigliottina”, dalle ore 18 del 18 settembre in radio e su tutte le piattaforme digitali.
Pubblicato per Island Records, il brano segna il ritorno musicale del cantautore, avvenuto a distanza di qualche giorno dall’annuncio del “Brunori Sas||Tour 2025”, una serie di concerti nei palasport italiani previsti a partire da marzo del prossimo anno.
Questo ritorno suona fin da subito intriso di attualità e riflessioni personali: “la ghigliottina” si distingue immediatamente per il suo testo tagliente e a tratti spiazzante, in cui Brunori si fa cronista della contemporaneità destreggiandosi in un flusso frenetico di immagini e pensieri, esplorandone le contraddizioni con la sua inconfondibile penna.
Il brano parte con giri di chitarra essenziali che si trasformano gradualmente in riff concitati, creando una cornice musicale perfetta per i temi trattati e per una scelta linguistica in pieno stile Brunori, che dà voce a un presente sempre più complesso e caotico e offre molteplici chiavi di lettura sul presente.
Il cantautore calabrese spiega come questo pezzo rappresenti per lui “una canzone d’attualità, sociale e civile”, nata dall’osservazione del mondo che lo circonda e dal quale ha raccolto frammenti di conversazioni ascoltate (“perfino durante cene con amici”), intrecciandole con riflessioni personali. Proprio per questo Brunori ha deciso indossare un po’ i panni del cronista e un po’ quelli dell’autore, rendendo il brano una sorta di “canzone terrena”, capace di trattare temi molto concreti e vicini alla quotidianità, senza tuttavia rinunciare ad uno spiccato gusto per le metafore.
A fare da padrona in questo nuovo singolo è la consueta capacità del cantautore di combinare ironicamente leggerezza e profondità, che qui si fondono realizzando una metafora della frammentazione delle idee e delle discussioni nella società contemporanea.
“La ghigliottina” non è un brano che si afferra al primo ascolto: come tutti i brani in cui l’utilizzo delle singole parole non è lasciato al caso, anche questo richiede la giusta attenzione.
Colpisce fin da subito la scelta dell’aggettivo “stanco”, riferito alla crisi del “maschio eterobasico” e alla sua nostalgia per i vecchi tempi in cui “sembrava normale che non fosse normale la diversità”. E poi ecco che trovano spazio gli argomenti di discussione più frequenti (“la moda, la droga, il calcio, la figa, la nazionale”), sempre gli stessi, e non può mancare l’amore, sì, ma “l’amore dov’è?”, “l’amore cos’è?”, “l’amore non c’è”, canta Brunori esprimendo il disperato bisogno di un’autenticità che ultimamente sembra difficile raggiungere.
Il brano arriva a quasi cinque anni dall’ultimo album, “Cip”, suggellando il sodalizio artistico con Riccardo Sinagallia, insieme al quale aveva già realizzato “La vita com’è”, brano principale della colonna sonora del film “Il più bel secolo della mia vita”. Sembra però che “la ghigliottina” non sia l’unica nuova occasione di collaborazione e che i due artisti continuino a lavorare insieme riservandoci ulteriori sorprese all’interno del prossimo album a cui il cantautore calabrese sta lavorando.
Proprio questo nuovo capitolo discografico (di cui non si conosce ancora la data di uscita) dovrebbe essere protagonista del “Brunori Sas||Tour 2025”, prodotto da Vivo Concerti, che prenderà il via il 14 marzo a Vigevano (PV) e porterà Brunori ad esibirsi nei palasport delle principali città italiane: Firenze (16 marzo), Roma (19 marzo), Torino (22 marzo), Napoli (26 marzo), Casalecchio di Reno (28 marzo) e Assago (30 marzo).
In un momento storico in cui la musica si consuma quasi come un oggetto di plastica, concepito per esaurirsi il prima possibile, ascoltare un brano di Brunori o andare ad un suo concerto ci restituisce la consapevolezza dell’importanza di un’azione che compiamo sempre di meno: fermarci (davvero) ad ascoltare. Ne varrebbe la pena già solo per questo.

Crediti foto: Toni Thorimbert.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.