Caserta. Entrare in contatto con Ferruccio Spinetti, un musicista di calibro internazionale, non può che costituire un’esperienza di arricchimento. Contrabbassista, compositore e produttore artistico, Spinetti, è membro della storica formazione casertana la “Piccola Orchestra Avion Travel”, sin dal 1990; ha suonato con Stefano Bollani, dal 2004 al 2008 sia in Italia che all’estero; ha dato vita ad un progetto musicale italo-brasiliano che ha visto la partecipazione di tantissimi artisti, tra cui la stessa Petra Magoni, Pacifico, Francesco Petreni, Dadi Carvalho, Giovanni Ceccarelli, Marisa Monte ed Ivan Lins. Con loro ha prodotto il cd “InventaRio” (etichetta My Favorite Records), uscito anche in Giappone e che è stato scelto come uno tra i migliori dischi di world-music prodotti nel 2010. Successivamente il disco è divenuto un omaggio alla grande opera di Lins che vi ha preso parte come cantante e pianista. Ha collezionato negli anni della sua carriera moltissime altre collaborazioni prestigiose con i più grandi jazzisti italiani e non, come Mal Waldron, Arto Lindsay, Paolo Fresu e Rita Marcotulli. Insegna basso, contrabbasso e musica d’insieme presso la Scuola Jazz di Siena. Dal 2018 è direttore artistico del Concorso nazionale per sole cantautrici “Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa”.
Ferruccio Spinetti, anima creativa del duo “Musica Nuda”, fondato nel 2003 con Petra Magoni e che ha all’attivo produzioni di grande rilievo oltre che tour mondiali. Quanto conta nel panorama musicale odierno la necessità di tenere fede ad un metodo “artigianale”, come il vostro, cercando di essere indipendenti il più possibile dalle logiche di mercato?
Il metodo “artigianale” conta tantissimo ed è stato sicuramente una delle chiavi del nostro piccolo successo di pubblico e di critica. Quando nel lontano 2003 è iniziata la nostra avventura come Musica Nuda, io e Petra ci siamo immersi e dedicati totalmente al nostro progetto senza pensare alle ore, alle giornate, ai chilometri che facevamo per portare in giro la nostra idea di musica e di gruppo. Era quasi un’esigenza oltre che un piacere suonare in questa inedita formazione. In principio erano molti a dire che senza un terzo elemento, come ad esempio un pianista o un chitarrista, il nostro duo avrebbe avuto vita breve. Ed invece eccoci qua dopo 18 anni. Per assurdo anche il nostro suono cosi originale ci ha caratterizzati e ci ha portato a fare più di 1500 concerti in tutto il mondo, con prevalenza in Italia e Francia, e 11 dischi con prestigiose etichette come la Blue Note o la Warner. Inoltre da sempre io e Petra siamo stati produttori dei nostri lavori discografici dando solo in licenza alle etichette i nostri cd. Questa cosa ti lascia ampia libertà ed il lavoro “artigianale” in questo modo non può essere scalfito da nessuno.
Il tuo ultimo lavoro discografico è “More Morricone” e possiamo definirlo come un tributo al grande Maestro scomparso, realizzato a quattro mani con il pianista e compositore Giovanni Ceccarelli. Da musicisti, di fronte all’immensità dell’opera come vi siete calati nella realizzazione di questo ambizioso progetto?
L’idea di realizzare questo disco è stata di Pierre Darmon della Bonsai Music, etichetta francese, ed è stato registrato nel settembre 2019, quando il Maestro era ancora vivo e ci sarebbe piaciuto fargli ascoltare il nostro lavoro. Come sempre, solo quando finisci un disco o un viaggio musicale così importante, capisci dopo molto tempo qual è stato il trucco o incosciamente la chiave della buona riuscita del progetto. Nel caso di “More Morricone” è stato sicuramente quello di non lasciarci intimorire dalle versioni originali, spesso orchestrali, dei brani di Morricone ma andare all’osso delle composizioni e quindi mettere semplicemente in risalto il tema stesso di ogni brano. Ecco che “tema d’amore” di Nuovo Cinema Paradiso o “Atame” tratto da un film di Almodovar rivivono di nuovo e l’ascolto consente di riscoprire la bellezza delle composizioni di questo genio della musica del ‘900, in un modo assolutamente diverso dalle versioni originali, pur rispettando ogni nota delle composizioni di Morricone.
Ferruccio, tu sei membro della storica formazione casertana la “Piccola Orchestra Avion Travel”; ti chiedo quanto quel “Sentimento” ti ha unito ai tuoi compagni di viaggio e quanto oggi il tuo estro musicale riesce ad attingere da quel prezioso bagaglio?
Devi sapere che già nel 2000, quando vincemmo Sanremo con “Sentimento”, suonavo negli Avion Travel da dieci anni. Avevamo già seminato tanto in Italia, soprattutto nel mondo che oggi si chiamerebbe “Indie”, ossia quello dei circuiti alternativi. Quindi sicuramente quella vittoria così inaspettata anche per noi è stata la conferma della bontà della strada che avevamo intrapreso già da anni, sia macinando chilometri in tutta Italia per suonare nei club, da Torino a Trapani, che discograficamente con i dischi: “Opplà” (1993), “Finalmente Fiori” (1995) e “Cirano” (1999) formano un trittico di album che suoneremo in gran parte quest’estate per dar vita ad un tour estivo volto a festeggiare i quarant’ anni della band, nata grazie a Peppe Servillo, Mario Tronco e Peppe D’Argenzio, nel 1980, a Caserta.
The last but not least, nel solco di una continuità di natura ideale è stato confermato il tuo ruolo di Direttore Artistico della XVII edizione del Concorso nazionale per sole cantautrici “Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa”, raccogliendo il testimone dal compianto Fausto Mesolella, guida del Premio dalla sua nascita. In relazione a questo prestigioso incarico, ti chiedo se l’universo femminile del cantautorato italiano debba ancora lottare per affermarsi nel mondo discografico.
Sono davvero felice di aver raccolto questo testimone da Fausto e ringrazio Gaetano d’Aponte presidente dell’associazione Bianca d’Aponte, per avermi dato questa fiducia. Io credo che il mondo del cantautorato femminile non sia molto lontano da quello maschile. Soprattutto negli ultimi anni, artiste come Levante, Erica Mou, Simona Molinari, Margherita Vicario, per non parlare di Carmen Consoli o Cristina Donà sono l’esempio concreto di come le cantautrici siano tante e soprattutto brave nello scrivere storie e canzoni che spesso vengono interpretate anche dagli uomini. Il problema è a monte secondo me. Spesso cantautrice/cantautore è sinonimo di qualità, quasi come se fosse una colpa saper scrivere una bella canzone e spesso le cantautrici, come i cantautori, vivono lontano anni luce dal mainstream e dalla moda del momento. Fin quando le radio, la tv ed anche le poche case discografiche rimaste non daranno spazio anche a loro, uomini o donne che siano, le cose non miglioreranno. Noto però con piacere che al prossimo Sanremo 2021 saranno presenti uomini e donne che fanno parte di questa categoria, quasi una specie in via d’estinzione. Faccio dei nomi: Fulminacci, Gaia, Maneskin, Colapesce e Dimartino, La rappresentante di lista con alla voce la bravissima Veronica Lucchesi. Speriamo sia un Sanremo un po’ rivoluzionario, come lo fu quello del 2000 quando vincemmo con gli Avion Travel e sul palco si affacciavano quasi per la prima volta artisti come: Subsonica, Carmen Consoli, Samuele Bersani, Niccolò Fabi.