Catania. Grande successo di pubblico per la prima de “La Provvidenza”, riduzione teatrale de “I Malavoglia” di Giovanni Verga andata in scena lo scorso 15 aprile presso il Teatro Metropolitan di Catania.
Un’opera suggestiva che ripropone magistralmente una delle pagine più significative della letteratura italiana, quella portata in scena da Gianluca Barbagallo, regista e protagonista, e che non poteva non debuttare a Catania, a pochi passi dalla Casa – altare – del Nespolo.
Due ore intense che, complici anche le immagini tratte da “La terra trema” di Luchino Visconti, catapultano il pubblico nella Sicilia di fine Ottocento, in un’atmosfera di totale immedesimazione con le vicende dei Toscano, degli abitanti del borgo di Trezza, di un’Italia unita in cui non ci si riconosce ancora, con un certo sentire profondo che, grazie alle interpretazioni attente e appassionate degli attori, riaffiora, facendo ritrovare allo spettatore figlio della trinacria le proprie radici.
Un omaggio riuscitissimo, quello del regista, a Verga e alla Sicilia intera, col suo puntare i riflettori sulla triade famiglia – onore – amore. Valori che, al di là delle vicissitudini personali dei Toscano, costituiscono il nucleo dell’intero esistere dei Malavoglia e che, nella lettura di Barbagallo, trovano nel personaggio di Mena l’incarnazione, la custodia e la trasmissione.
“Per menare il remo bisogna che le cinque dita s’aiutino l’un l’altro” sentenzia Padron ‘Ntoni.
Ed è a Mena, quasi per onorare un destino insito nel nome, che il regista affida il ruolo centrale; è lei che continua a tenere unite le cinque dita, è lei che, depositaria dei valori della propria famiglia, se ne fa carico, prendendosi cura della sorella Lia, di cui poi sconterà l’agire sconsiderato, di ‘Ntoni, di cui non condivide il fare ma che, teneramente e fermamente, difende, cercando di evitare ulteriori dispiaceri ai propri cari, dei figli di Alessi, che cresce come suoi. Ed è lei che sacrifica il proprio futuro e la propria felicità per un amore più grande: la buona reputazione del suo amato Compare Alfio.
A Barbagallo il plauso per essere riuscito nel difficilissimo compito di restituire una riduzione dinamica, interattiva, contemporanea, che, al contempo, riesce a salvaguardare la “sacralità” e intimità originaria del capolavoro verghiano.