Carditello. L’antica magione dei Borbone, mercoledì 29 luglio, ha ospitato un evento d’eccezione: la “Nona sinfonia in re minore” di Ludwing Van Beethoven. “Non un caso – afferma il Direttore del Real Sito, il dottor Roberto Formato – in quanto essa ha una forte valenza simbolica, è inno alla gioia, inno del Consiglio d’Europa”. L’iniziativa si inserisce in una dimensione di impegno profonda, diretta a produrre una riqualificazione dell’intero territorio, storicamente sfigurato dalla morsa della camorra, dall’incuria amministrativa e più in generale dal malaffare. Per anni, infatti, l’antica residenza, una volta votata alla caccia e all’allevamento di pregiate razze equine, secondo i propositi di Carlo di Borbone dapprima e Ferdinando di Borbone poi, è stata bersaglio di pratiche illegali diffuse.
È stata terra violata, terra di nessuno. Da tali ferite profonde sorge la necessità della rinascita collettiva e il concerto, tenutosi nel galoppatoio antistante l’antico palazzo, costituisce un punto di partenza e un punto di arrivo nello stesso tempo. Una rinascita fortemente voluta dalle “sapienti mani di contadino, mani nude, volontaria guida sicura” per usare le parole dello scrittore e poeta Paolo Miggiano che, sulle incurie della nostra Campania felix, ha incentrato molte delle sue narrazioni. Parole che ripercorrono la storia del suo custode, “L’Angelo di Carditello”, alias Tommaso Cestrone, che a sue spese e senza essere tenuto ad assolvere un incarico pubblico o privato ha saputo tutelare l’immenso patrimonio storico e artistico che il sito rappresenta.
È un dovere etico riconoscergli il ruolo di padre morale, artefice di un piano di valorizzazione che parte dalla cura del territorio, dell’universo circostante. I latini per curare usavano il verbo colere da cui “cultum”, origine del termine cultura. È, dunque, dalla cultura che il Real Sito riparte; Carditello non è più “Bella e Perduta”, asserisce Formato, rendendo omaggio al regista casertano Pietro Marcello che sulla vicenda della Reggia e del suo custode ha realizzato una pellicola quantomai onirica ed emozionante. Carditello risorge come l’Araba Fenice, rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e lo fa con l’arte, la musica, la letteratura nell’arco di un programma fitto di appuntamenti di grande prestigio che attraverseranno tutta l’estate fino al 27 settembre.
“Portiamo cultura nelle terre dei clan”, queste le parole pronunciate dal Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro di San Carlo, Stéphane Lissner. Una sfida importante che per l’occasione è stata realizzata in concerto con “Repubblica” e con il Comitato Don Peppe Diana, rappresentato dal suo Coordinatore, Salvatore Cuoci. “La cultura ci farà vincere la battaglia di resistenza contro la camorra attraverso la bellezza e l’arte” sottolinea quest’ultimo, affermando l’urgenza dell’impegno in tali direzioni. Cultura e arte sono veicolo di elevazione ed emancipazione sociale, sono beni immateriali da custodire perennemente in quanto solo attraverso di essi vi può essere lo sviluppo della personalità umana, valore costituzionalmente garantito.