Napoli. Dopo il debutto assoluto al Napoli Teatro Festival 2019, lo spettacolo di Enzo Moscato “Ronda degli Ammoniti” arriva alla Sala Assoli di Napoli fino al 17 novembre.
Napoli, anno 1917, la scena si apre alla vista del complesso scolastico elementare ‘Emanuele Gi’, luogo reale magicamente trasposto secondo le regole della scena. Teatro di leggende tragiche per soli spettatori bambini, vittime di un tempo di guerra votato in un’unica direzione: quella della morte.
La morte, dunque, costituisce il trade d’union di epoche diverse e sovrapposte ancorate ad un unico drammatico dilemma: morire sotto le armi in conformità di un ordine impartito dai signori del potere o scegliere di essere liberi fino alla fine e infliggersi ‘manu propria’, la morte?
Gli scolari anime della scuola ai Quartieri Spagnoli di Napoli decidono impavidamente la seconda strada, in quanto la morte per loro altro non è che un salto nel buio. Un salto a luci spente, un grande ‘Finale di Partita’ per dirla alla Beckett.
In questo modo, lo spettatore, coglie la trasformazione o meglio, il ritorno in vita di adulti che diventano bambini e di bambini che varcando la soglia-vita della scuola elementare, diventano adulti pronti a morire per sempre.
Attraverso questo meccanismo drammaturgico, in pieno stile moscatiano, è possibile azzerare la linea del tempo del racconto, spezzandolo a favore di una ‘Classe Morta’ di Kantoriana memoria.
Lungo tale scia emotiva si snodano le storie di ciascun personaggio seduto tra i banchi di scuola al cospetto di un rigoroso maestro in cattedra, interpretato da un eccezionale Benedetto Casillo che invita a prendere la pagina 5 di un fantomatico libro di testo che richiama i temi universali come la vita e il tempo: “che non è mai eterno”, secondo una lente marcatamente filosofica che è quella propria del maestro Moscato. Deus ex machina di un teatro contemporaneo di ricerca, suo proprio. Attore-autore di quel ‘Teatro-Mondo Mondo-Teatro’ per usare una metafora tanto cara a Shakespeare di cui Moscato ne ha altresì ‘trad-inventato’ (come lui ama definire), il suo famigerato Principe di Danimarca, Amleto.
Così, a distanza di qualche anno dalla mise en scène di “Raccogliere e Bruciare” liberamente ispirata alla Antologia di Spoon River di Lee Masters, Moscato imprime tracce di puro teatro nell’ottica di un continuum scenico ed esistenzialista nel quale, questa volta, sono ‘e creature, surdate, ammoniti’ i suoi protagonisti.
Gli ultimi, nati e cresciuti nella miserabile e popolosa città di ‘N’ abitano la scena fisica e metafisica attraverso parole-significato e gesti significanti nell’itermezzo di una canzuncella intonata dal discolo alunno dell’ultimo banco, interpretato dallo stesso Moscato.
Maestro di un linguaggio teatrale magistralmente contaminato da due anime in apparente contraddizione: quella popolare e quella aulica. In lui questa duplice dimensione espressiva trova una sintesi perfetta di inconfondibile cifra stilistica.