Torino. Proseguendo l’omaggio a Giacomo Puccini nell’anno delle celebrazioni del Centenario (1924-2024), da oggi venerdì 17 a domenica 26 novembre va in scena “La rondine” in un nuovo allestimento di Pierre-Emmanuel Rousseau, che colloca l’azione nel 1973 in omaggio ai 50 anni del nuovo Regio progettato da Carlo Mollino. La musica brillante, ironica e disincantata di questa preziosa gemma pucciniana è affidata alle mani esperte del maestro Francesco Lanzillotta, riconosciuto interprete del repertorio novecentesco, che dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio, quest’ultimo istruito da Ulisse Trabacchin. Nel cast, nomi straordinari e noti al grande pubblico insieme a giovani artisti che siamo felici di invitare per la prima volta al Regio. Nel ruolo della protagonista Magda è la straordinaria Olga Peretyatko: il soprano russo torna nel nostro teatro dopo la partecipazione a “I puritani” nel 2015; Lisette è Valentina Farcas, soprano romeno già apprezzato nel Falstaff del 2017; le due voci tenorili protagoniste sono quelle di Mario Rojas (Ruggero), che debutta al Regio, e di Santiago Ballerini (Prunier), che torna dopo “L’elisir d’amore” del 2018. Mathieu Jouvin afferma: «Puccini è uno dei pilastri della nostra Stagione 23/24, che presenta titoli più popolari del repertorio classico, come “La bohème” e “La fanciulla del West”, e altri meno noti al grande pubblico come “La rondine”, “Le villi” e “Il trittico”. Come Sovrintendente mi considero l’incaricato di un servizio pubblico, quello della lirica, e quindi sento l’obbligo di rispettare le aspettative degli spettatori, ma al tempo stesso intendo prendere qualche rischio proponendo opere poco conosciute e offrendo titoli originali come “La Juive” (che ha inaugurato la Stagione), “La rondine” o “The Tender Land”, che ci permettono di incuriosire il pubblico attraverso una programmazione non scontata». Sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio sale Francesco Lanzillotta, che torna al Regio dopo aver diretto “Norma” di Vincenzo Bellini nel 2022. Romano, Lanzillotta si è diplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ed è considerato uno dei più interessanti direttori nel panorama musicale italiano. Direttore musicale del Macerata Opera Festival dal 2017 al 2021, negli ultimi anni ha diretto nei più importanti teatri italiani ed europei; è molto attivo in Russia e ha diretto a Pechino, in Corea del Sud e a Toronto. Il suo repertorio operistico spazia dai classici ai contemporanei; inoltre, compone musica per balletti, teatro, film. «Avere la possibilità di ascoltare e vedere “La rondine” – opera assai rara – è un’occasione da non mancare. La partitura è raffinata ed elegante, con un’orchestra piena di mille colori, divertente ma intrisa di una certa dose di cinismo, e contemporaneamente, soprattutto nel secondo atto, una partitura in cui l’omaggio alla danza è evidente: pensiamo all’uso del valzer, ma anche di altre danze tipiche dell’epoca come il fox-trot, lo slow-fox, il one-step e il tango che Puccini – essendo compositore estremamente curioso –fa proprie. Noi qui rappresentiamo la seconda versione dell’opera, quella del 1920, in cui Magda lascia Ruggero, ovvero il finale in cui Puccini abbandona un certo tipo di sentimentalismo per aprire le porte al gelo della principessa Turandot, che da lì a poco affronterà; quindi è molto interessante questo collegamento tra il finale della Rondine e l’ultima opera che il compositore scriverà». Dopo le giovanili “Le villi” ed “Edgar”, “La rondine” è l’opera meno conosciuta di Giacomo Puccini. Il Teatro Regio propone questo titolo a centosei anni dalla prima esecuzione (Monte-Carlo, Théâtre de l’Opéra, 27 marzo 1917) e a ventinove dall’ultima rappresentazione a Torino (Teatro Regio, 1994). La genesi del lavoro risale al 1913, quando il Carltheater di Vienna commissionò al compositore un’operetta. Puccini, insoddisfatto dall’impianto drammatico confezionato dai librettisti Heinz Reichert e Alfred Willner, trasformò “La rondine” in un’opera vera e propria, affidandosi al librettista Giuseppe Adami. Alla protagonista, la giovane Magda, riserva una parte vocalmente impervia e una drammaturgia che la fa diventare un ideale trait d’union tra due grandi eroine tragiche del melodramma: Mimì e Violetta. La gestazione del lavoro si trascinò tra continui ripensamenti fra il 1913 e il 1915 e, a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu rappresentata solo nel 1917.