Bologna. Da mercoledì 17 a venerdì 19 novembre alle 20.30 va in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna “La scrittura smarginata – Le Umberto Eco Lectures di Elena Ferrante”, un ciclo di tre lezioni per ascoltare una figura amatissima della letteratura contemporanea italiana: tre differenti testi (“La pena e la penna, Acquamarina, Storie, io”) presentati al pubblico per la prima volta, a cui dà voce e corpo l’attrice Manuela Mandracchia.
“Le Umberto Eco Lectures” sono parte di una tradizione di Lectiones magistrali affidate a personalità della cultura nazionale e internazionale che, a partire dal 2000, Umberto Eco ̶ allora direttore della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna ̶ decise di proporre all’Università e alla città. La prima serie (nel gennaio del 2000) fu affidata a Elie Wiesel, l’ultima (nella primavera del 2014) a Orhan Pamuk.
Su invito dell’attuale Direttore del Centro Internazionale di Studi Umanistici dell’Università di Bologna Costantino Marmo, Elena Ferrante ha scritto le tre lezioni che saranno portate in scena da Manuela Mandracchia, nota interprete teatrale e cinematografica italiana, indicata dalla stessa autrice.
Un evento unico nel suo genere, realizzato in stretta collaborazione dal Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco” dell’Università di Bologna, ERT / Teatro Nazionale ed Edizioni E/O.
Nello stesso giorno del debutto, il 17 novembre, esce nelle librerie italiane il volume “I margini e il dettato” (Edizioni E/O), che raccoglie quattro testi di Elena Ferrante sulla altrui e sulla propria “avventura dello scrivere”: le tre lezioni magistrali destinate alla cittadinanza di Bologna e un saggio composto per la chiusura del convegno degli italianisti su Dante e altri classici. La scrittrice ci chiama a raccolta contro “la lingua cattiva”, storicamente estranea alle verità delle donne, e propone una fusione corale dei talenti femminili.
Le tre lezioni affrontano diversi temi. La prima (“La pena e la penna”) ci parla delle modalità di scrittura da cui originano i romanzi di Elena Ferrante e delle loro dinamiche: una modalità “acquiescente”, ordinata, educata a stare entro i margini, e una “impetuosa”, impulsiva e “strafottente”, che vive dentro la prima.
La seconda (“Acquamarina”) mostra come questi due tipi di scrittura, la “scrittura diligente” e la “scrittura smarginata”, e le loro dinamiche abbiano portato alle scelte stilistiche ed estetiche (“finto realismo”, “uso della prima persona”) che stanno alla base dei suoi primi tre libri (“L’amore molesto, I giorni dell’abbandono, La figlia oscura”) e, muovendo anche da pagine che mettevano in scena la scrittura di una donna per un’altra, abbiano contribuito a delineare “il rapporto tra Lenù e Lila, tra le loro scritture” (de “L’amica geniale”).
La terza (“Storie, io”) illustra il dialogo che ogni testo intrattiene necessariamente con altri testi, l’inevitabile carattere intertestuale di ogni testo, anche quando cerca di dire la vera “vita vera”: “quando parlo del mio io che scrive, dovrei subito aggiungere che sto parlando del mio io che ha letto”, afferma la scrittrice.
Le lezioni permettono di ascoltare finalmente Elena Ferrante, e non solo di leggerla, ne mostrano una possibile incarnazione teatrale che, rispettando la sua richiesta di discrezione, la metta in scena come autrice.