Milano. Dopo l’entusiasmo che ha salutato lo scorso 30 marzo la Sinfonia “Resurrezione” di Mahler, Riccardo Chailly, con l’Orchestra e il Coro diretto da Alberto Malazzi, presenta per la Stagione Sinfonica venerdì 3, lunedì 6 e mercoledì 8 giugno un nuovo programma sinfonico-corale, anzi quello che insieme al Requiem è il programma sinfonico-corale per eccellenza per la Scala: i cori verdiani, arricchiti da una selezione di ouverture e danze. Le serate saranno registrate da Decca che le pubblicherà in vista dei 210 anni dalla nascita del compositore nel 2023, e per l’autunno 2023 è in preparazione una grande tournée europea le cui date saranno comunicate successivamente. La Scala riconquista così la scena internazionale e discografica riaffermando la sua identità con un progetto che affonda le radici in una delle sue tradizioni più sentite.
Dal punto di vista discografico restano nella memoria l’incisione realizzata nel 1971 da Claudio Abbado insieme a Romano Gandolfi per Deutsche Grammophon e quella diretta da Riccardo Muti con Roberto Gabbiani per EMI nel 1997.
Il programma dei concerti disegna un ritratto completo di Giuseppe Verdi colto nel corso di quarant’anni di attività, da “Nabucco” (1842 – si ascolteranno la Sinfonia, “Gli arredi festivi” e “Va’ pensiero”) alla seconda versione di “Simon Boccanegra” (1881): di ciascuna opera si eseguono due o tre brani in modo da alternare i passaggi più attesi a pagine meno frequentate. Tra queste il preludio di Jérusalem, seguita dal coro dei pellegrini e dal celebre “O Signore, dal tetto natio” dai Lombardi. Chiudono la prima parte il Preludio, il coro delle streghe e il commovente “Patria oppressa” da “Macbeth”. Il concerto riprende con il preludio da Ernani e dal baldanzoso “Si ridesti il leon di Castiglia”. La cosiddetta trilogia popolare è rappresentata dal “Trovatore” di cui si eseguono il Preludio e il famoso “Vedi le fosche notturne spoglie”, ritmato dai colpi di martello sulle incudini. Uno spazio particolare si ritaglia Don Carlo: al finale del balletto del Terzo atto della versione francese segue la scena dell’Autodafé con il coro “Spuntato ecco il dì d’esultanza”, pagina in cui l’estrema complessità polifonica rispecchia la molteplicità dei registri espressivi. Dopo la Tarantella da Forza del destino ascolteremo a conclusione del concerto le note arcane del Preludio e la grande scena del Trionfo di “Aida”.