Napoli. I differenti linguaggi dell’arte attraverso opere singolari a teatro, per offrire uno sguardo “altro” su pittura, fotografia, danza e psicologia. E’ l’essenza di Visionarie, rassegna tutta al femminile di Casa del Contemporaneo che ospiterà, martedì 7 maggio alle ore 20.30 (in replica mercoledì 8), negli spazi della Sala Assoli, lo spettacolo “Ca/1000” drammaturgia di Enrico Manzo, omaggio a Camille Claudel per la regia di Luisa Corcione.
Presentato da Estudio Associazione Artistica Culturale, l’allestimento si avvale della presenza, in scena, di Noemi Francesca, con le voci di Lino Musella e Giacinto Palmarini, il sound design e le musiche di Marco Vidino, le musiche di Peppe Voltarelli, le opere scenografiche di Luisa Corcione, Rosaria Corcione.
“Ca/1000” porta in scena la storia di un’anima attraverso i momenti salienti della vita di Camille Claudel, artista di fine ‘800, dall’arrivo in manicomio a Monfavet alla sua “uscita”, vittoriosamente perdente. Nelle sue opere, l’artista francese è riuscita a scolpire l’animo umano, cogliendone la bellezza ma anche la crudezza, e tutti quegli aspetti solitamente taciuti.
Il coraggio e la forza la resero profonda e autentica ma fu anche logorata per aver ceduto, in seguito, alle contingenze economiche insuperabili per una donna sola in quell’epoca. “Ca/1000” evidenzia quanto le vicende dell’esistenza personale e gli esiti della sua opera siano, inestricabilmente, fusi nel comune fallimento.
“Camille Claudel – sottolinea la regista Luisa Corcione – ebbe la dolorosa capacità di dare forma alle proprie visioni interiori, strappare all’ignoto la nostra parte più recondita, così come narra Rilke nelle “Elegie duinesi”. Erano brandelli di verità che le permettevano di vedere più nitidamente ciò che altri potevano solo superficialmente intuire, perché le sue opere sono sofferenza pagata”.
Gli elementi che accompagnano in scena il vivido personaggio di Camille Claudel sono le voci, sia presenza assordante sia tenero ricordo, i dipinti, compagni di viaggio per trent’anni della sua esistenza (le “internate” del manicomio), e le sculture.
Molte delle sculture presenti in scena rappresentano il suo diario, il grido disperato di un’anima che passa dalla felicità di un tormentato rapporto d’amore, quello che la legò per alcuni anni a Rodin, fino al rancore e alla rêverie, attraversando l’esaltazione amorosa, l’illusione della felicità e le promesse di fedeltà, l’abbandono, il risentimento, la solitudine estrema, l’amara consapevolezza di un’inguaribile ferita.
In scena saranno presenti le opere pittoriche e scultorie dell’artista Rosaria Corcione, mentre nel foyer della Sala Assoli la regista Luisa Corcione esporrà gli appunti visivi su tela, dai quali ha preso vita l’allestimento teatrale.