Roma. “Short Theatre”, il festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts, approda alla XV edizione che si svolgerà dal 4 al 13 settembre a Roma negli spazi di WeGil, La Pelanda del Mattatoio Roma, il Teatro Argentina e il Teatro India.
Un traguardo importante che arriva in uno dei momenti più critici della Storia recente. Sarà dunque un’edizione speciale, di trasformazione: il consueto impianto del festival sarà mantenuto ma ripensato in una dimensione più intima e unplugged, in continuità con il lavoro di reinvenzione dei formati e di relazione con lo spazio e con il territorio, da sempre centrale nel progetto di “Short Theatre”. Spettacoli nello spazio pubblico, performance e installazioni, live musicali, dj set, incontri e workshop svilupperanno le tematiche che caratterizzano l’identità del festival: la decolonizzazione delle arti, la rappresentazione di storie in grado di ridefinire lo sguardo sull’altro. E proseguirà anche quest’anno l’importante percorso di risignificazione dello spazio urbano, avviato in occasione della scorsa edizione intorno a WeGil.
Una disseminazione nello spazio ma anche nel tempo, non soltanto perché il numero di repliche garantirà un’ampia (ma sicura) accessibilità; ma anche, e soprattutto, perché il programma si articolerà anche attraverso formati digitali e editoriali, in una serie di riverberi fra gli appuntamenti dal vivo, la traccia che ha lasciato il festival in questi 15 anni e la delineazione di nuove direzioni del futuro. “Rendere l’aria più amica, riavvicinare il dentro e il fuori, includere l’altro nel proprio sguardo costruendo uno spazio pubblico in cui la distanza possa diventare qualcosa di non violento, accogliente, disseminarsi in modo più invisibile e sostenibile nella città, sperimentando una potenzialità, fosse anche temporanea, che prima non concepivamo”.
La XV edizione di “Short Theatre” vede ancora la supervisione artistica di Fabrizio Arcuri, fondatore del festival – che quest’anno cura la sezione di Panorama Roma, da lui ideata e diretta dal 2018 – e Francesca Corona, mentre è già in atto un processo che nei prossimi mesi proseguirà con l’individuazione di una nuova direzione artistica che possa rilanciare le direzioni intraprese fin qui.
Tempo, spazio, presenza, relazione, trasmissione e trasformazione saranno le parole chiave di “Short Theatre 2020”. Fra le visioni stranianti di “Anubi is not a dog” del collettivo Zapruder, che apre il festival il 4 settembre al WeGil, e l’agorà urbana proiettata in uno spazio-tempo fluido di “La Plaza”, spettacolo, in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, del collettivo catalano El Conde de Torrefiel che il 12 e 13 settembre chiude l’edizione al Teatro Argentina, un programma denso di riverberi in cui il racconto e la denuncia del reale convivono con l’immaginazione e la riscrittura dello stesso, amplificandosi. Un coro di voci e di corpi che creano uno scenario composto da molteplici punti di vista ma unificato dalla traduzione del pensiero teorico in pratica politica, della parola personale in testimonianza collettiva. Un panorama in cui la creazione è terreno e nutrimento della trasformazione, oggi non più soltanto auspicabile ma necessaria. E così fra gli appuntamenti imperdibili l’incontro con la filosofa femminista francese Elsa Dorlin sull’attualissimo tema della violenza esercitata dal Potere sui più deboli e la video installazione del progetto Forensic Oceanography, che tiene insieme arte visiva, scienze giuridiche e attivismo rispetto al rapporto fra colonialismo, migrazioni e Mediterraneo. Sempre sul fronte della video-installazione lavora la giovane artista del Kuwait Monira Al Qadiri che interpreta e racconta le culture del Golfo Persico, tra tradizione, complessità e stereotipi. Artista visivo è anche Simon Senn, presente però a Short con una performance teatrale in grado di leggere in modo originale il rapporto fra reale e virtuale. L’intreccio tra biografia e musica è poi al centro dei due documentari-ritratto realizzati dall’acclamata regista e curatrice d’arte di base a New York Marie Losier, dedicati a due figure particolari della musica contemporanea: Felix Kubin e Genesis P-Orridge, mentre Gérald Kurdian lavorerà già a partire dai giorni precedenti al festival sulla scrittura collettiva di un nuovo repertorio di canti popolari queer insieme ad un gruppo di partecipanti al suo workshop “Hot Bodies – Choir”. E poi ancora l’originale Tiresia di BLUEMOTION/Giorgina Pi, le video installazioni – teoretiche di Salvo Lombardo, le performance ibride di Kinkaleri & Jacopo Benassi e di Giorgia Ohanesian Nardin, le coreografie di Radouan Mriziga, Jacopo Jenna, Marco D’Agostin, le creazioni di Emilia Verginelli e di Paola Rota con Simonetta Solder e Teho Teardo, quest’ultima nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe. E il progetto europeo si intreccia quest’anno con Panorama Roma, la sezione che ospiterà Alessandra Di Lernia, Frosini/Timpano, lacasadargilla, Manuela Cherubini + Luisa Merloni e Veronica Cruciani.
Ogni sera, poi, in chiusura, gli eventi di Controra, la sezione musicale e notturna del festival, fra cui il concerto di Felix Kubin e i dj set di Elena Colombi e di Dj Marcelle.
Un’edizione plasmata ancora di più dal dialogo e dalla relazione, contraddistinta dalla prossimità intesa non come condizione fisica e spaziale ma come intenzione – politica, esistenziale, emotiva – da rimettere al centro del pensiero e dell’azione del festival. È la stessa costruzione del programma, infatti, a essere il risultato dello scambio con gli artisti e le artiste, in un disegno dell’edizione che inevitabilmente è stato in parte riscritto alla luce dell’emergenza sanitaria: “Se fino a ora Short Theatre cartografava e ricomponeva i segni del mutevole paesaggio dello spettacolo dal vivo, oggi il suo fare deve collocarsi su un piano ancora più profondo: non basta più preparare la casa in cui invitare artiste e artisti, perché di quella casa dobbiamo riprogettare insieme la forma, reiventando anche le strategie e gli strumenti con cui costruirla. E il presente ci dice che questo vale tanto per il mondo dell’arte che fuori, ovunque. Nell’esigenza di restare aderenti con il presente, abbiamo cercato di mantenere aperto il dialogo con le compagnie e gli/le artisti/e, scegliendo insieme come rimodulare la relazione con il festival. Alcuni/e degli artisti e delle artiste che erano già state coinvolte, soprattutto chi proviene da paesi non europei o chi sarebbe stato per la prima volta in Italia, saranno presentati/e nel 2021, per dar modo a un pubblico più ampio di scoprirne il lavoro; così come coloro i cui progetti non avrebbero trovato le condizioni ideali per essere presentati. L’intenzione è stata quindi quella di portare avanti la stessa pratica con cui siamo solite ideare il programma: condividendo il percorso con cui prende forma il festival insieme agli/le artisti/e, immaginando di volta in volta la modalità più adatta di presentarne il lavoro, costruendovi intorno un pensiero e un contesto, componendo insieme un discorso.” raccontano Francesca Corona, Fabrizio Arcuri e lo staff del festival.
Nell’ottica di riscrittura dei meccanismi di mobilità e ospitalità nelle arti performative, una grande novità di questa edizione: “Short Theatre 2020” sarà il momento in cui sperimentare una forma di coabitazione con un secondo festival, il portoghese Materiais Diversos, nell’ambito dell’attività del Displacement of Festivals prevista dal progetto europeo More Than This, che curerà parte del programma del festival, presentando i lavori di David Marques, Volmir Cordeiro, Tiago Cadete e Catarina Miranda.
Ad amplificare il programma di “Short Theatre 2020” tornano anche quest’anno i Progetti in Residenza, che quest’anno si intrecciano con Tempo Libero, la sezione dedicata ai workshop: “Les Cliniques Dramaturgiques” – a cura di Muta Imago, Elise Simonet e Jessie Mill, è il progetto in residenza che per la prima volta attraverserà tutto il festival con un uno spazio-tempo dedicato alla cura dei processi di creazione di drammaturgie inedite, in cui sei dramaturg offriranno la loro attenzione, il loro ascolto e la loro presenza ad un gruppo di artisti locali di teatro e danza, attraverso una serie di consultazioni e momenti di condivisione. Si chiude invece il triennio di residenza di OHT con il progetto “Little Fun Palace”, che quest’anno in parte si trasforma in Scuola Nomadica rivolta a un gruppo dieci partecipanti, ma che continuerà poi ad ospitare incontri, talk, presentazioni di libri, ascolti per tutta la durata del festival. Gli altri workshop e laboratori di Tempo Libero saranno “Dèsir Mimetique” di Jacopo Jenna, rivolto a ragazzi e ragazze dai 10 ai 14 anni, e “Hot Bodies – Choir” di Gerald Kurdian il cui esito sarà accolto nella programmazione di WeGil. Completa il programma dedicato alla formazione il workshop intensivo di Françoise Vergès, già ospite del festival lo scorso anno con una seguitissima lectio magistralis, sul tema della decolonizzazione delle arti, rivolto ad artisti, ricercatori, membri delle istituzioni culturali, attivisti, ecc.
“Short Theatre 2020” è ideato e organizzato da AREA06 con la supervisione e l’accompagnamento artistico di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona. È realizzato con il sostegno di MiBACT e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Si svolge in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e con il supporto di Institut Français Italia, Accademia di Spagna Roma, Istituto Svizzero.
Short Theatre fa parte di Romarama, il palinsesto culturale di Roma Capitale.