Milano. Pablo Neruda scriveva: “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”. Tornare a teatro è stato un po’ come rinascere, riappropriarsi di quell’atmosfera magica non solo di uno spazio, ma innanzitutto di un comune sentire.
Guardando intorno a me questa sera è proprio questa la sensazione che ho provato e la cosa che mi ha più emozionato è stata rivedere le maschere del teatro, gli altri spettatori, i sorrisi di tutti noi affascinati innanzitutto dal potere appunto ”rinascere” e dunque ritornare ad abitudini e routine che per un lungo periodo ci sono parse assolutamente scontate, ma che, dopo un anno di astinenza forzata, hanno un sapore incredibile.
I sorrisi dell’entrata si sono poi trasformati in risate o sorrisi più sicuri quando, calate le luci, è comparsa sullo splendido palco, certamente inusuale, del Teatro Studio Melato di Milano, Maria Paiato che, ancora una volta, interpreta un personaggio estremo, dotato di passione ed energia ineguagliabile: il narratore di una storia che rappresenta un inno non solo alla femminilità, ma anche alla capacità delle donne di essere travolte da una passione apparentemente così distante dalla loro educazione tipica, quantomeno all’inizio del secolo scorso.
Maria Paiato è l’unica protagonista di un monologo nel quale una data ricorre ossessivamente: è il 6 aprile del 1917 ed è – secondo Stefano Massimi – la data di nascita del fenomeno del calcio femminile in Inghilterra.
“Ladies Football Club” è in una certa misura una rappresentazione di un momento storico peculiare, ma anche di 11 donne, ognuna con la sua storia, ognuna madre moglie o figlia, che, in un preciso momento, si aggregano e diventano, quasi per caso, in via principale calciatrici e così capaci di rincorrere una palla e giocarsi il proprio destino.
Lo stile inconfondibile di Maria Paiato consente di comprendere fino in fondo il contesto nell’ambito del quale, in una certa misura, si instaura un parallelismo tra la guerra dei mariti al fronte e la guerra, solo apparentemente meno violenta, delle loro mogli a casa.
“Ladies Football Club” è dunque da un lato una splendida cronaca della nascita dell’emergere di una squadra di calcio femminile, dall’altro lato una denuncia, realizzata però con ironia e con molta semplicità, delle difficoltà che certamente qualsivoglia donna doveva affrontare nel 1917 per mettersi a rincorrere una palla e che, ancora oggi, deve superare tutte le volte in cui decide di fare qualcosa di diverso e non convenzionalmente femminile.
Complimenti dunque non solo a Maria Paiato e a Stefano Massini, ma a tutti coloro che negli ultimi mesi hanno posto in essere ogni sforzo per consentire la riapertura dei teatri in estrema sicurezza, con l’evidente consapevolezza che il teatro non è per definizione un luogo frivolo, bensì un momento di formazione dello spettatore e, come giusto che sia, di bilanciamento tra temi “elevati” e puro divertimento.