Milano. Un uomo in un luogo qualsiasi – un bar, un teatro, una piazza – ripercorre la propria vita: dall’infanzia-adolescenza felice (in cui ogni momento è un miracolo e tutto ha un senso e un significato, dall’organizzazione del cielo stellato, alla teoria dei buchi neri, sino al seme nascosto nel ventre della terra che genera fiori e frutti), all’esperienza del manicomio, al reinserimento nella società e all’impegno sociale, fino alla disillusione, all’orlo del suicidio per arrivare, forse, a costruire giocattoli.
Giovanni Crippa dà voce al grande poeta milanese Franco Loi, interpretando una scelta di brani tratti dal suo poemetto “L’Angel”, primo appuntamento con le “Domeniche Speciali” del No’hma il 10 marzo alle ore 17. Il testo è scritto in dialetto milanese, recuperato come lingua pre – logica e materna, quasi un’autobiografia cantata, un inno alla Milano degli anni carichi di speranza del dopoguerra. La storia è raccontata per frammenti su un palco nudo ed essenziale, attraverso raffinati giochi di luce e flashback: Crippa restituisce tutta l’intimità e il fascino misterioso di un personaggio folgorante e fuori dal comune. L’angelo è una creatura bizzarramente celestiale e, allo stesso tempo, umana: sente dall’infanzia il richiamo forte del divino e ama di una gioia intensa e profonda l’uomo e la natura che lo circonda. La sua comunione con il mondo e con il sovrannaturale si affiancano, come in un moderno Faust, ad un senso di inquietudine e insoddisfazione perenne. Una sorta di gioiosa pazzia che dopo una manifestazione politica lo farà finire prima in questura e poi in manicomio nel tentativo, vano, di “riportarlo alla realtà”.