Milano. Dal 24 ottobre al 5 novembre al Teatro Strehler – a undici anni da “Natale in casa Cupiello”, prodotto dal Piccolo Teatro – Fausto Russo Alesi torna a Eduardo con “L’arte della commedia”, opera ambigua e allo stesso tempo farsesca: «Confrontarsi con Eduardo è forse, per me, quel granello di eternità che ossessivamente cerco attraverso l’arte». “L’arte della Commedia”, la straordinaria e geniale opera di Eduardo De Filippo, fa parte della raccolta dei “giorni dispari”, le commedie scritte dal dopoguerra in poi che affrontano le difficili e problematiche questioni del vivere quotidiano e delle relazioni, private e pubbliche, tra esseri umani. Ci parla del rapporto contradditorio tra Stato e “Teatro” e del ruolo dell’arte e degli artisti nella nostra società, anche se le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che Eduardo mette in campo riguardano tutti, e quel “Teatro” – sia esso una Compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo – si fa espressione del nostro rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e riconosciuti. Incredibile è la forza e l’attualità del testo che ci porta in maniera implacabilmente diretta a confrontarci con la mortificazione e la censura della cultura attraverso una ambigua, e allo stesso tempo tragica e farsesca, commedia in due atti e un prologo. Scritta nel 1964, è un’opera poco frequentata e apparentemente meno esplosiva rispetto ai più famosi capolavori. Eppure, si tratta di un testo magistrale, di ampio respiro e straordinariamente imperfetto, come imperfetto è l’essere umano alla ricerca della sua identità, del suo bisogno di tutela, del suo diritto di esistere, alla ricerca di quelle risposte che non possono attendere più. «Quanto possono aiutarci la distanza e il filtro del teatro, attraverso la finzione, ad affrontare la realtà? “L’Arte della Commedia” – racconta Fausto Russo Alesi – è la più pirandelliana tra le commedie di Eduardo, un’opera metateatrale dove il gioco del teatro nel teatro si sviluppa all’ennesima potenza. Fino alla fine non sapremo se i personaggi che chiederanno udienza al Prefetto sono attori, gli attori di Campese, ma ciò che conta è che saranno comunque, come afferma Eduardo in un passaggio fondamentale della commedia, attori/persone in cerca di autorità. E per sciogliere il dilemma cos’altro ci vuole se non un palcoscenico: è il Teatro che crea attraverso la finzione la sua realtà e l’inganno è l’accesso migliore alla verità. Proprio nell’incontro scontro tra tutti i protagonisti della commedia penso stia il segreto del Teatro, ed è per questo che ho scelto e ho voluto con me una meravigliosa compagnia di artisti, tutti potenziali capocomici, generazioni a confronto, ognuno con il suo differente percorso personale di amore e dedizione per il Teatro, l’unione di forze che cercano giornalmente di far sopravvivere un “senso” e che cercano di portare in scena, tra mille fatiche, la numerosa compagnia teatrale che hanno nell’anima. E voglio citarli tutti a partire da Imma Villa e poi Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Davide Falbo, David Meden, Demian Troiano, e per finire il giovanissimo Sem Bonventre».