Caserta. In occasione della “Giornata del Contemporaneo” ha avuto luogo sabato 23 novembre l’incontro col regista Pappi Corsicato per la proiezione del suo docu-film “L’arte viva di Julian Schnabel”, nel contesto speciale della apertura straordinaria della Reggia di Caserta. La direttrice dell’ente, la professoressa Tiziana Maffei, durante i saluti istituzionali dell’evento – organizzato in collaborazione con l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli e Maestri alla Reggia” – ha precisato che “Terrae Motus”, la collezione ideata dal gallerista napoletano Lucio Amelio in seguito al terremoto del 1980, parla un linguaggio contemporaneo e che la Reggia sotto la sua direzione accoglie le dimensioni contaminate del linguaggio artistico per costruire contenuti culturali diversificati. Inoltre, grazie alla direzione artistica di Remigio Truocchio, “Maestri alla Reggia” è diventato un brand, un vero e proprio marchio di fabbrica per la cultura casertana.
Per raccontare di Julian Schnabel, partirei da una citazione: “Quando ero giovane desideravo solo essere un artista. Non sapevo quale sarebbe stata la forma d’arte che avrei dato alle mie creazioni”. Dalla visione di questo intimo documento cinematografico, infatti, si comprende che Schnabel è un artista totale, non inquadrabile in una forma d’arte esclusiva.
A soli 15 anni nella città di Brooklyn trova la sua vocazione: il disegno, la pittura. Precocemente comincia a sperimentare tali linguaggi facendosi strada verso un nuovo modo di fare arte, un’arte gestuale, fisica, sanguigna e strabordante. Molti dei suoi lavori sono contraddistinti dalle dimensioni gigantesche, eseguiti con tecniche miste nel segno della più celebre corrente astrattista statunitense. Le sue tele sono una riproduzione della sua vita, in termini visivi, e la veemenza che traspare dai suoi colori contrapposti consente di percepire l’atto fisico insito all’opera.
Schnabel è un artista non convenzionale sin da subito e con il regista Pappi Corsicato condivide, a detta di quest’ultimo, affinità emotive, esistenziali e artistiche. “Per me, – confessa Corsicato – lui rappresenta il sogno americano nel mondo dell’arte. Del resto anche questo straordinario artista ben presto comincia a sperimentare l’ulteriore linguaggio della settima arte: il cinema. La sua è un’urgenza creativa sempre più multiforme e contaminata che trova conferma nelle testimonianze dei colleghi che si susseguono lungo il film. Il collezionista Peter Brant dice espressamente che i suoi quadri sono cinematografici e lo stesso artista aggiunge: “volevo esprimere me stesso attraverso questo medium. Io mi considero una metafora del pubblico, un testimone, un critico”.
Regista e sceneggiatore, nel 1996 ha scritto e diretto “Basquiat”; seguono “Prima che sia notte” del 2000 candidato al Premio Oscar a cui poi si aggiungono “Lo Scafandro e la farfalla” del 2007 con il quale vince il premio per la migliore regia al Festival di Cannes e, infine, il suo ultimo lavoro del 2018 dal titolo “Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità” ,pluripremiato alla 75esima edizione della Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia.
Attraverso le più disparate testimonianze, Pappi Corsicato ci fa assistere in maniera assolutamente privilegiata al suo mosaico in pieno stile naïf, per celebrare l’artista più iconico dell’universo artistico contemporaneo.