Genova. Dal 12 giugno al 23 agosto il Palazzo Ducale di Genova ospita uno dei più celebri dipinti della storia dell’arte: “Le Ninfee” di Claude Monet, uno dei maestri dell’Impressionismo.
Un’occasione unica per una visita particolare, a tu per tu con l’opera che proviene dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Alcuni minuti esclusivi, soli o con qualche familiare, per ammirare da vicino uno dei quadri più famosi del grande pittore impressionista.
Con questa iniziativa, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Arthemisia intendono far diventare il distanziamento sociale l’occasione per un’esperienza estetica immersiva ed emozionante.
Questa mostra è una sfida alla riscoperta della contemplazione, del contatto e della forza espressiva di un’opera. In un tempo che ci costringe a costruire barriere per proteggerci, l’invito è quello a un incontro diretto con un capolavoro, per metterci in ascolto di quanto l’arte con grande capacità narrativa riesce a dire di sé, ma anche di noi.
Più di ogni altro è Monet, che con la sua pittura fluida e avvolgente, col suo narrare personale eppure universale, può permetterci di vincere questa sfida.
Nel 1894 fu Giovanni Boldini, pittore italiano e uno dei massimi rappresentanti della Belle Époque, a sollecitare la conoscenza di Monet in Italia.
E qui, oggi come allora, è ancora Boldini a introdurci l’opera dell’artista francese. E lo fa con un altro capolavoro, uno dei tesori artistici della città di Genova che – esposto qui – vuole strapparci un’altra promessa, ovvero scoprire – con sempre maggiore profondità – il patrimonio culturale genovese.
L’esposizione nata in collaborazione tra Palazzo Ducale, Arthemisia e il Musée Marmottan Monet di Parigi vanta, infatti, anche il contributo del Comune di Genova, che per l’occasione ha concesso in visione, come introduzione alla visita del capolavoro di Monet, il dipinto “La contessa Beatrice Susanne Henriette van Bylandt” di Giovanni Boldini, proveniente dalle Civiche Raccolte Frugone di Nervi.
A sostenere l’iniziativa al fianco delle istituzioni c’è Generali Italia col progetto Generali Valore Cultura, il programma per promuove l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.
Nel 1883 Claude Monet, al seguito della moglie e dei figli, si trasferisce a Giverny – piccolo e tranquillo paese immerso nella campagna della Normandia – dove, secondo le sue parole “la luce è unica: non si trova uguale in nessun’altra parte del mondo”.
Nell’estate del 1893, Monet ottiene l’autorizzazione a deviare il corso dell’Epte che costeggiava allora il villaggio di Giverny. Alla fine dell’anno, i lavori sono conclusi e Monet, che da giardiniere e botanico esperto cura i dettagli del suo giardino, fa piantare quattro salici piangenti della varietà cosiddetta “di Babilonia” sul perimetro dello stagno delle ninfee di Giverny; uno in prossimità del ponte giapponese, due sul lato lungo del laghetto parallelamente alla strada e un ultimo sulla riva opposta al ponte.
Gli alberi lì piantati sono un elemento che l’artista inserisce più volte nei numerosi quadri realizzati durante la Prima Guerra Mondiale e fino alla fine del decennio.
Nelle prime versioni, in un angolo è visibile la riva e appare il tronco, potente segno verticale dalle morbide ricadute, il cui riflesso si staglia sull’acqua calma. Presto, i riferimenti al tronco e alla riva si cancellano, il che non permette ormai più di sapere di che albero si tratta né di individuare la collocazione del pittore.
Nell’opera esposta al Ducale, Monet offre la visione di un “mondo fluttuante”, spazio piano dove si fa fatica a distinguere l’immagine dal suo riflesso, dove due cascate di salici, vicino ai bordi laterali, incorniciano un tappeto di ninfee su cui poggiano i riflessi delle nuvole.
“Le Ninfee” sono caratterizzate dall’assenza di fondo: l’orizzonte è aperto, non vi è né terra, né cielo, ma solo l’onda e il fogliame ricoprono la tela luminosa e sovrastata da corolle di fiori eterei; Ninfee che rappresentano una tappa fondamentale nell’arco della produzione artistica di Monet, poiché sintetizzano l’evoluzione finale non solo dello stile dell’artista, ma dell’intera corrente pittorica impressionista nella quale egli si inserisce.
A corredo della mostra alcune fotografie del Maestro, un video introduttivo che ne racconta la vita e un video d’epoca (1915 ca.) che riprende Monet mentre dipinge nel suo giardino a Giverny.
La visita all’opera sarà permessa seguendo i protocolli di sicurezza anti Covid19 che prevedono: il rispetto della distanza di sicurezza tra le persone seguendo il percorso segnalato all’interno delle sale espositive; utilizzo della mascherina all’interno della mostra; misurazione della temperatura all’ingresso della mostra.