Roma. Cantautore e capostipite del folk rock italiano degli anni ’80. In molti cantano i suoi successi, ricordiamo “Viva”, “Immaginarti ora”, “Tammurriatarock” e tantissimi altri. Attivo in molte trasmissioni, ha promosso produzioni musicali e discografiche indipendenti. Ha collaborato con i grandissimi del panorama musicale, tra cui Eugenio Bennato. Incontriamo Enrico Capuano.
Sei uno dei pilastri della musica italiana e in tanti cantano le tue canzoni. Diverse generazioni fanno ancora loro i tuoi brani, sempre molto attuali. Quali temi prediligi per la tua musica?
Spesso parlo di temi sociali e narro storie di terra, di lotte, di sentimenti che si scontrano con le tante disuguaglianze, attraverso un linguaggio contemporaneo, accessibile ma che non scorda mai le radici. Un approccio popolare e non elitario.
Ho iniziato la mia carriera musicale nel 1980 unendo la tarantella, il folk con il rock e dopo 40 anni queste coordinate musicali fanno sempre parte del mio percorso artistico. Questa idea mi ha portato a suonare nel mondo e in tantissimi eventi in Italia, sempre da artista indipendente. Ho fatto tante cose meravigliose come suonare a Las Vegas o a Reno davanti a diecimila persone, a Cuba o in un carcere per i detenuti o in 12 edizioni del concerto del 1° Maggio, grazie alle gestioni precedenti, presentandone anche tre in diretta televisiva, sempre con il rispetto che bisogna avere per il pubblico. In questi 40 anni avrò suonato almeno in 2500 eventi ma la festa popolare di piazza rimane il mio amore di sempre. La mia storia artistica è quella di un vero indipendente che ha vissuto di musica, ringraziando unicamente il proprio pubblico.
Il folk rock italiano negli ‘80 era roba da pionieri, qualche purista del folk storceva persino il naso ma alla fine vedo che questo genere, oggi, è molto presente nel nostro Paese grazie a tanti gruppi nati anni dopo, soprattutto negli anni ’90, anche se la tv pubblica non lo rappresenta quasi mai. In tutto questo devo sempre ringraziare i miei fratelli che negli anni ’70, collegati al nuovo canzoniere italiano, facevano il folk progressivo e la canzone operaia o il maestro Piero Brega del Canzoniere del Lazio che mi ha trasmesso questo amore per la tradizione e la continua innovazione.
Si avvicinano le elezioni del Nuovo IMAIE e tu stesso fai parte de “La Squadra per la Musica”, cosa prevede in dettaglio il vostro programma?
Siamo veramente una squadra, un pezzo di una grande comunità di musicisti che in questi anni si è ritrovata nelle piazze, nelle tante vertenze, nei vari tavoli – a partire dal Ministero – o nelle varie sedi istituzionali e sindacali, portando con coerenza proposte, competenze giuridiche e amministrative, conoscenze costruite sul campo a tutela del nostro settore e sempre dalla parte del mondo indipendente. I componenti della lista sono tutte persone conosciute per loro storie e professionalità dimostrate in questi anni e anche per i tanti palchi calcati insieme. Siamo operativi e viviamo di questo.
Abbiamo deciso di non delegare più a corpi estranei questo vissuto e queste capacità, vediamo problemi enormi che non trovano risposte, c’è bisogno di un vero rinnovamento di mentalità, di una smossa, c’è bisogno di costruire una rappresentanza più aderente al nostro mondo, meno burocratica e più efficiente, capace di ascoltare con la voglia di gestire il bene comune. Un bisogno di rinascita, idee forti e necessarie di fronte ad una crisi sistemica del settore; ci sono delle soluzioni ma bisogna rimuovere alcuni ostacoli e vecchie mentalità. Il Nuovo IMAIE è una collecting di artisti nata nel 2010 che si occupa della tutela dei diritti connessi, cosi come stabilisce la legge, rivolta ad artisti, esecutori ed interpreti. Noi e molti altri crediamo che sia un importante punto di riferimento. Si occupa dei diritti dovuti allo sfruttamento delle opere musicali ma anche audiovisive trasmesse tramite radio, TV, esercizi pubblici e web. Il Nuovo IMAIE intermedia i diritti che spettano a tutti i soggetti interessati.
Noi come lista n° 3, “La Squadra per la Musica”, abbiamo elaborato venti punti molto dettagliati, che sono diventati il nostro basamento per costruire una visione e una strategia complessiva per estendere questi diritti. Vogliamo intercettare nuove opportunità e nuovi percorsi di recupero di risorse economiche che ci sono dovute per ridistribuirle a chi ne ha diritto. Vogliamo essere rappresentanti di tutti gli undicimila iscritti, anche di chi non ci vota. La frontiera del digitale diventa uno scenario su cui ragionare, lì ci si scontra con colossi potenti, a volte restii alle regole.
Siamo per un necessario investimento in informatizzazione e digitalizzazione, vista la crescita enorme dell’Istituto. Vogliamo una riorganizzazione per avere una ripartizione più veloce e consapevole. La ripartizione deve includere le colonne sonore e sync in genere, nella ripartizione i comprimari e i primari devono avere pari quota con l’inserimento tra gli aventi diritto dei produttori.
Risulta necessario aprire un confronto con i giganti del web per cercare di ottenere maggiori riconoscimenti economici per la difesa dei più piccoli, quelli meno garantiti. Questi sono solo alcuni accenni di un programma più ampio che abbiamo elaborato.
Dopo averci dato un assaggio del vostro programma, in quale direzione si muoveranno le vostre esigenze di tutela e salvaguardia nei confronti degli artisti?
Chi, come me, proviene e vive nel mondo della musica indipendente da 40 anni, ed è un professionista che ha come unica fonte di guadagno il lavoro della musica, conosce bene le criticità di chi non ha una mega struttura dietro le spalle come, ad esempio, una multinazionale. Conosco bene quanto sia importante utilizzare tutti gli strumenti giuridici a disposizione per un ampliamento e una tutela dei diritti, per questo il Nuovo IMAIE deve mantenere e rinnovare l’efficienza, che è una grande opportunità, un’importantissima struttura.
Le iniziative e i bandi che il Nuovo IMAIE metterà in campo devono rispondere ad un criterio di massima inclusione, aderenza alle trasformazioni in atto, ragionare su cosa significa oggi il concetto di fruizione della musica, anche per le nuove generazioni.
Bisogna pensare, ad esempio, ad un sostegno economico per quei festival o contest che dimostrano serietà e rispondono ad un codice etico da definire, che valorizzano gli artisti indipendenti. Questo lo si può fare attraverso bandi e fondi annuali ma anche attraverso borse di studio per gli artisti emergenti. Queste iniziative possono fare molto oltre ad essere un segnale; quest’ultimi sono solo due esempi tra i tanti che potrei citare.
Quali strategie applicherete per tutelare gli artisti nel post – Covid?
Tutto il Nuovo IMAIE, durante la pandemia, ha fatto scelte giuste e necessarie, soprattutto col contributo dei nostri rappresentanti, Renato Marengo e Tommaso Zanello, in arte Piotta, presenti come oppositori costruttivi ed efficaci nella vecchia gestione. Molti di noi hanno beneficiato di un piccolo contributo economico importantissimo per sopravvivere al disastro economico che ci è capitato, ma nel frattempo la struttura è cresciuta e certe criticità cominciano ad essere evidenti; i problemi risiedono in una struttura che oggi conta più di ventimila iscritti e si tratta di ridisegnare il processo di riorganizzazione che può andare in tante direzioni. La trasparenza e il pluralismo sono una precondizione necessaria.
C’è bisogno, quindi, di competenze, rappresentanza al plurale e capacità innovative, più che notai formali, ci servono operatori concreti, costruttori di un rilancio di questo segmento rappresentato dall’Istituto. Serve un progetto integrato, che sappia rispondere alle nuove sfide, che sappia interagire con gli altri segmenti e attori che ruotano intorno alla nostra professione, a partire dai soggetti europei; esiste anche una funzione politica in questo senso che va definita e non va improvvisata, sarebbe un errore enorme sottovalutare questo aspetto.
Il Nuovo IMAIE, oltre a svolgere il ruolo di distribuzione dei diritti connessi elargendo il denaro a chi ne ha diritto, può e deve svolgere un ruolo più ampio. Durante la pandemia, questa questione è uscita fuori in tutta la sua drammaticità, mantenendo e rafforzando il focus con cui è nata ma serve un cambiamento di rotta sostanziale e culturale, serve un vero rilancio di fronte ai continui mutamenti e nella crisi complessiva che stiamo vivendo.
Oltre alla mia umile presenza, la lista è ricca di persone che possono garantire questo sforzo, partendo da Piotta stesso, il nostro capolista, che ha dimostrato capacità già in passato, e fino a Giordano Sangiorgi, musicista storico, punto di riferimento del mondo della musica indipendente in Italia, organizzatore del MEI di Faenza, e a tutti gli altri candidati che potrei citare con orgoglio uno per uno. Tutti molto motivati con uno spirito da vera squadra, siamo ben distribuiti tra i vari generi musicali ed età presenti in tutta Italia.