Rio Marina. L’Elba del Vicino è una giovane realtà affermatasi sull’Isola d’Elba che nasce dal lavoro congiunto dell’Istituto religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice e della cooperativa sociale Vedogiovane. Da diversi anni ormai, l’Elba del Vicino è un luogo in cui sono portate avanti iniziative molto eterogenee quali il volontariato, la formazione, i campi scuola, il servizio civile, l’impresa turistica nonché le residenze artistiche che nei mesi estivi hanno ospitato artisti anche internazionali di ogni settore. La Stagione d’Artista è, infatti, il fiore all’occhiello dell’intera organizzazione.
Incontriamo Michele Marmo, coordinatore del progetto, e Michela Caristi, componente della cooperativa.
Michele, puoi raccontarci cos’è l’Elba del Vicino?
Michele: «L’Elba del Vicino è un progetto che nasce tra il 2016 ed il 2017 dall’esigenza dell’Istituto religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice di rinnovare l’edificio storico sito in Rio Marina. All’epoca, l’Istituto era intenzionato a chiudere la struttura. Già collaboravo con questa realtà e fui chiamato per una consulenza su come riutilizzare e rilanciare questo luogo. Così avviammo dei gruppi di ricerca sul territorio per comprendere meglio le esigenze locali, ad esempio effettuammo alcune interviste alle suore ed ai cittadini.
L’dea di base era quella di sviluppare una delle zone più povere dell’isola. Qui a Rio Marina, infatti, l’economia ruotava attorno alle miniere. Una volta chiuse le miniere si è sviluppato soltanto un turismo minimale che durava due mesi all’anno. Alla luce di questa situazione, è venuta fuori l’idea di rilanciare la struttura come ostello per avviarvi un’attività turistica. Oggi lavorano stabilmente sette persone e siamo riusciti ad allungare la stagione estiva fino a quattro o cinque mesi. Allo stesso tempo abbiamo voluto mantenere la vocazione religiosa degli spazi: per questa ragione si fa formazione quale stretto legame con l’oratorio, senza trascurare una certa vocazione internazionale in particolare ospitando artisti e volontari provenienti dall’estero.
Peraltro, si tratta anche di un modello di cogestione unico nel suo genere che si fonda sulla convivenza tra l’Istituto religioso, il Ciofs ed i laici.
In sostanza, si può dire che l’Elba del Vicino è un luogo dove fare esperienza di comunità».
E l’idea delle residenze artistiche come e quando è nata?
Michele: «In verità, ci siamo chiesti come rendere attrattiva la struttura per l’esterno, in particolare provando a seguire il concetto per cui l’Isola non isola. È così nata la Stagione d’Artista che consiste in un vero e proprio scambio mutualistico con gli artisti: in sostanza offriamo ospitalità in cambio di una restituzione finale alla comunità locale. È un’iniziativa che ormai ci fa ospitare almeno sedici gruppi di artisti per anno, provenienti da tutto il mondo ed appartenenti ad ogni genere artistico, dalla musica alle arti figurative o anche performative. In tal modo, intendiamo porci come un luogo che realizza ed accoglie proposte».
In questo contesto così dinamico, quali sono nello specifico le altre attività dell’Elba del Vicino?
Michela: «Innanzitutto c’è il progetto “L’isola che c’è”, di cui anch’io ho fatto parte, conclusosi nel maggio di quest’anno. Si tratta di un bando che ha coinvolto tutta l’isola avente una finalità sociale ed educativa. Ad esempio, si sono creati e rafforzati i rapporti con le scuole e con il terzo settore. Devo ammettere che, come isola, siamo una comunità un po’ frammentata».
Michele: «In effetti, ci proponiamo di essere il cuore pulsante di una serie di iniziative di carattere formativo ed educativo. L’obiettivo ultimo è quello di portare un clima di apertura in un luogo, quale quello dell’isola, tendenzialmente chiuso».
A questo punto vorrei chiedervi quali sono le difficoltà di questo ambizioso progetto e in quali aspetti si potrebbe migliorare?
Michela: «A mio avviso, la vera sfida è quella di integrarci sempre di più con il territorio elbano. Ad esempio, il personale che lavora qui è già elbano. Si potrebbe dire che “L’isola che c’è” intende portare l’Elba in questa struttura e quello che c’è all’interno di questa struttura sull’Isola d’Elba, secondo una logica di contaminazione tra il territorio e le nostre attività».
Michele: «In sintesi, l’Elba del Vicino è una sorte di astronave che è atterrata qui a Rio Marina e adesso ha bisogno di confrontarsi sempre di più con la comunità territoriale.
Come accennavo, l’attività principale è svolta tra maggio e settembre e, in merito ai possibili miglioramenti, ci piacerebbe che la nostra struttura diventasse un punto di riferimento anche durante l’inverno per tenere insieme le relazioni tra le persone. Ecco, credo che gli incontri e la comunità siano l’obiettivo della nostra attività e non lo strumento. Una filosofia di questo tipo richiede molto lavoro per essere portata avanti perché occorre capitale umano, sociale ed economico. Ad ogni modo, il nostro progetto sul piano economico si è rivelato vincente.
Quanto alle difficoltà, devo ammettere che a livello gestionale è davvero complesso tenere insieme la comunità laica con quella religiosa».
Per concludere, quali sono i progetti futuri dell’Elba del Vicino?
Michele: «Certamente vorremmo consolidare quanto fatto in questi anni ed implementare una serie di progetti e di sogni che abbiamo. Mi riferisco innanzitutto alle esperienze formative. In particolare, poi, ci piacerebbe far esondare all’esterno, ovvero sull’Isola, il clima di relazioni ed il senso di comunità che si è creato all’interno della nostra struttura».