Bologna. Michela Lucenti, artista residente di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, coreografa e danzatrice, curatrice del focus di drammaturgia fisica “CARNE”, torna in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna con la sua compagnia Balletto Civile, dopo la produzione Karnival a Vie Festival nel 2022. Il nuovo lavoro, in prima assoluta dal 7 al 17 dicembre, collaborazione produttiva di ERT e Balletto Civile, è “Les Fleurs”, spettacolo che, riprendendo il noto titolo dell’opera di Charles Baudelaire, si concentra sull’impatto che il linguaggio poetico può avere sul corpo in una dimensione politica, di visione di libertà e di dialogo con la società civile. L’ambiente musicale nel quale agiscono gli interpreti è realizzato da Guido Affini: una partitura di suoni che come in un concept album diventa drammaturgia, nascondendo e disseminando frammenti di Leo Ferrè, composizioni elettroniche, e refrain subliminali lontani, che poi diventano le colonne sonore dei sei personaggi in scena. Dopo numerosi progetti in cui il collettivo si è confrontato con testi di prosa, dove l’azione detta l’andamento, in questa occasione si avvicina alla poesia, universo che sfrutta parole evocative di continue immagini, permettendo alla danza di liberarsi come un geyser. «Quello di Charles Baudelaire in I fiori del male – afferma Michela Lucenti – è un unico grande racconto “bucato”. Un racconto di situazioni fatto per immagini, con delle fratture, dei fori, delle zone in cui ognuno di noi può ritrovarsi, scovando dei tratti comuni, delle fragilità condivise. La raccolta di poesie parla della bellezza dei corpi imperfetti di personaggi ai margini della società, reietti, borderline, che diventano, grazie ad uno sguardo nuovo, creature magnifiche. Assonanza importante con il pensiero di Balletto Civile, che da sempre costruisce i propri lavori prestando i corpi a una narrazione lirica di protagonisti che sono anti-eroi. Facciamo di questi nostri fiori un unico bouquet, qualcosa di simile alla raccolta. Le poesie sono dei vasi comunicanti, come i personaggi nelle loro solitudini mostruose, si guardano in un’unica magnifica cattedrale che è l’esistenza». Lo spettacolo, dotato di una forte ritmica narrativa, determinata dai testi di Baudelaire e da scritti originali a firma del collettivo, mette in scena un corpo a corpo tra la danza e l’atto poetico, come possibile riscrittura del mondo, scandita da nove temi cardine: il poeta, la bellezza, il tempo, la noia, l’esilio, la rivolta, la ferita, la città, e infine la poesia stessa. «Lo spazio scenico spoglio e materico – prosegue Lucenti – accoglie i personaggi come in un’unica installazione luminosa e sonora, dove i corpi, attraverso geometrie di esistenze ai margini, producono immagini forti, prorompenti che come tagli in una tela cercano di lasciare un segno grafico nella retina visiva dello spettatore, attraverso un linguaggio prima solitario e poi di architetture condivise, che confondono il sentire personale alla ferita condivisa della comunità. L’artista riesce a vedere tutto ciò che è meraviglioso, ma non può non sentire sulla sua pelle, anche il terribile del mondo; non possiamo nasconderci da questo rischio. Baudelaire è il primo poeta contemporaneo che ha registrato sulla sua pelle non solo l’altezza, ma anche il sacrificio e la meschinità al quale è sottoposto l’artista, e ha fatto di questa riflessione un’opera d’arte». “Les Fleurs” dà vita a una drammaturgia di visioni, un copione di immagini, al quale si connette il lavoro fotografico di Jacopo Benassi, invitato dalla coreografa a entrare all’interno delle prove per catturare con il suo obiettivo i particolari dei corpi, così come appaiono, imperfetti, crudi, e allo stesso tempo attraenti e affascinanti. Durante i giorni di spettacolo le immagini diventeranno una mostra negli spazi del Teatro Arena del Sole. A fare da prologo allo spettacolo una performance intitolata “Déménagement”, un duetto sulla lunghissima storia d’amore tra Charles Baudelaire e la sua amante di origini africane Jeanne Duval, interpretato da Francesco Gabrielli e Ambra Chiarello. I due attori si sostengono ripercorrendo metaforicamente le macerie di una storia d’amore.