Roma. Chiunque si confronti con Patrizio Pelizzi non può che riconoscere la sua versatilità: nasce come fotomodello, studia giurisprudenza, si arruola in polizia, studia per e fa l’attore sia teatrale che cinematografico e televisivo, recentemente pubblica un libro di liriche dal titolo “L’essenza di un sognatore”.
Riesco ad incontrarlo per intervistarlo, nonostante i suoi numerosi impegni che in questo periodo lo conducono anche all’estero, a Roma, la sua Roma, che Patrizio ama “nonostante i suoi tanti problemi” e della quale scrive “ha mille colori con il sole, la luna e le stelle. Certe volte si è anestetizzati dalla sua accecante bellezza che ti fa dimenticare ogni assillante pensiero. Camminare per le vie del centro è come rivivere ogni momento le pagine di un libro di storia. Sogni e mangi con gli occhi ogni minimo dettaglio….Roma ti emoziona e ti stupisce sempre perché ti entra nell’anima e nella mente. È un museo a cielo aperto dove tutto e niente è permesso…”.
In questa splendida cornice Patrizio mi racconta, seppur con un po’ di reticenza, i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo quando, ancora bambino, partecipa ad alcuni spot pubblicitari e comincia il suo percorso nell’ambito della moda e quando viene proclamato Mister Italia.
Certamente averlo davanti è un piacere per gli occhi, ma dopo qualche battuta ci si rende conto che Patrizio unisce due occhi azzurro oceano ad una sensibilità rara, che forse ha la sua massima forma espressiva proprio nell’antologia di liriche che ha recentemente pubblicato, e si caratterizza per un impegno e una determinazione a dir poco significativi. Una volontà di ferro l’ha condotto, all’indomani del congedo dalla polizia, a studiare recitazione, dizione, doppiaggio e a non arrendersi; ha partecipato ad alcune delle più note fiction del primo decennio di questo secolo, basti pensare a “Turbo”, “Vivere”, “Distretto di Polizia 7”, “Gente di mare 2”, “Un posto al sole”, “Incantesimo 8”, ma non si è accontentato del successo televisivo, provando se stesso dal punto di vista cinematografico con Pupi Avati. Nel 2014 ha recitato nientedimeno che con Sharon Stone! Ma, ancora una volta, ha voluto continuare a crescere ed infatti nel 2019 – oltre a partecipare al cast del film TV per Rai Uno “Enrico Piaggio – Un sogno italiano”, porta in scena come protagonista un recital teatrale con la poetessa Ornella Mereghetti dal titolo “Ti bacio la notte”. Sempre nel 2019 viene insignito del prestigioso premio Vincenzo Crocitti International come migliore attore e sceneggiatore in carriera.
In tutto ciò Patrizio non si ferma neanche con il lockdown, anzi, è proprio in questo momento sospeso che intraprende quel viaggio dentro di se che costituisce lo sfondo del suo recente libro di poesie. Credo che l’incipit di questo viaggio si possa ben cogliere nelle prime strofe della poesia “Io”: E Molte domande, poche risposte, chi sono io? Non so chi sono… Mi faccio solo domande! Ho un nome, un cognome e una data di nascita, che non ho scelto io. Sono spesso le stesse domande, che cerco di evitare quando mi vengono in mente”. E, così come mi sembra che l’impegno di Patrizio sia quello di chi si inventa chiodi e corde per non cadere” nell’arrampicata della vita.
Il viaggio nel libro si conclude con la fine di questa situazione del tutto peculiare che stiamo vivendo; in definitiva è un inno all’ottimismo sulle ali dell’amore.
A questo punto però ho una curiosità: attore, doppiatore, poeta: quale di questi ruoli ti sembra più tuo?
Mi appartengono tutti e tre questi ruoli…in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo per il Covid, molte persone vedono il mondo in bianco e nero! Poche alzano lo sguardo al cielo. Nel mio piccolo, grazie alla poesia, mi sento un uomo libero… nonostante un futuro incerto. La poesia, la recitazione e l’arte a 360° ci rende sensibili e liberi di poter pensare per non essere tutti omologati e condizionati. Quando recito, ma soprattutto quando scrivo una poesia, è come un viaggio di esplorazione di idee, dove fermiamo l’immaginazione e le nostre autentiche emozioni. La poesia è l’arte di saper mettere in versi i propri pensieri, le proprie idee e gli stati d’animo.
Qual è la lirica de “L’essenza di un sognatore” alla quale ti senti più legato?
Amo tutte le liriche poetiche contenute nel mio libro “L’essenza di un Sognatore – 96 Rue de-La-Fontaine Edizioni” come dei figli. A mio avviso la poesia è salvifica. Sinceramente sono legato a due poesie: “Volare” che mi ha permesso di essere tra i vincitori del Premio Letterario Milano International – IV edizione lo scorso 4 dicembre 2020 e “Donna Musa” in cui si parla di maltrattamento sulle donne e degli efferati femminicidi. Per me sia recitare che scrivere poesie sono una vera vocazione. Dedicare la propria vita al pubblico è come sentire che il proprio essere fa parte degli altri. La mia silloge poetica è una carezza dell’anima dove tutti possono riflettere, amare e sognare. Con la poesia non si rimane quasi mai in superficie, si va nella profondità dell’anima… per stimolare tutti i sensi. A mio avviso, essere un sognatore significa andare oltre ogni realtà.
Non posso poi esimermi da una domanda tipicamente da giurista. Nella lirica “Giustizia sociale” dici di avere sete della stessa, di essere un “piccolo giustiziere” che vuole “essere risarcito dai soprusi dell’iniqua vita”. Cosa intendi?
Quasi tutti abbiamo subito delle brutte ingiustizie e delusioni nella vita! Nella lirica “Giustizia Sociale” metto in evidenza lo sconforto, e l’impotenza di queste prevaricazioni nella società in cui viviamo. In questa lirica e in tutte le altre liriche che ho scritto c’è sempre una continua sfida tra il bene e il male dove tutti gli esseri umani si fanno delle domande e cercano delle risposte, che solo in silenzio con la propria evoluzione spirituale si possono avere. È difficile essere risarciti anche se ho fiducia nella legge! Spesso si è sempre in debito. Confido molto nella giustizia Divina… tramite la preghiera.
Infine, facendomi idealmente portavoce del genere femminile sento la necessità di ringraziarti Patrizio per l’impegno che ha profuso nella lotta culturale al femminicidio con lo spettacolo teatrale “Ho guardato il male negli occhi”. Che tipo di esperienza è stata?
È stata una bellissima e intensa esperienza teatrale “Ho guardato il male negli occhi”. Ho curato la regia in punta di piedi con molta passione e amore. I testi di questo recital teatrale sono della poetessa Ornella Mereghetti, Mattia Cattaneo e Anna Steri. È stato portato in scena al teatro TNT di Treviglio il 25 novembre 2019 in occasione della giornata Mondiale contro la violenza sulle donne con il Patrocinio del comune, il Consiglio delle Donne e l’Assessorato alla cultura. Tra i vari testi declamati c’era anche la mia lirica “Donna Musa”. In questa lirica descrivo come il tema del femminicidio sia diventato una triste piaga sociale. Violenza intesa sia da un punto di vista psicologico con continue minacce verbali e insulti, sia fisica. Nel mio percorso poetico e introspettivo esistono il dolore, lo sconforto, le delusioni, le cattiverie del prossimo… ma anche la tenacia, la speranza, la gioia, l’amore universale e la fede per il Signore. Le mie poesie fanno parte anche del cambiamento sociale e culturale che stiamo vivendo. Le poesie sono il senso profondo del nostro vivere.
Vuoi raccontarci qualcosa dei tuoi impegni futuri?
Mi sto dedicando alla scrittura di un romanzo e poi, essendo abbastanza scaramantico, non amo parlare di cose che ancora sono in alto mare, diciamo in embrione. Spero di ritornare a recitare sul grande schermo, altrimenti sulla tavolaccia teatrale.
In conclusione, non mi rimane che consigliare a tutti di acquistare questo libro di liriche e di tenerlo sul comodino perché – come capirete leggendolo – sembra sia stato scritto di notte e, proprio sotto un metaforico cielo stellato, emerge nella sua essenza di sogno della felicità. Rubando le parole di un altro poeta e attore, Jacques Brel, caro Patrizio auguro a te, a me e ai tuoi lettori sogni a non finire!
“Vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne alcuni.
Vi auguro di amare ciò che si deve amare e di dimenticare ciò che si deve dimenticare.
Vi auguro passioni, vi auguro silenzi.
Vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri, perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere alla stagnazione, all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro, infine, di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita, all’amore, perché la vita è una magnifica avventura e nessuno dovrebbe rinunciarvi, senza combattere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino”.
(Jacques Brel, 1° gennaio 1968).
Crediti foto Francesca Santopadre.