Roma. Giovedì 24 gennaio alle ore 17.30 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma presenta il libro di Dario Evola, “La funzione moderna dell’arte” (Mimesis, Milano 2018).
Il volume si interroga sulla funzione moderna dei musei, delle accademie e dell’estetica a partire dal XVIII secolo, soffermandosi sulle istituzioni che segnano una svolta fondamentale nella storia del pensiero occidentale. L’età dei lumi, le rivoluzioni, il progresso e la nuova concezione della scienza e della tecnica sono sintetizzati nell’uomo nuovo che assume il motto sapere aude. Così l’arte, nella sua operatività e nella sua fruizione, ridefinisce una funzione originaria come mezzo di conoscenza e di identità.
Sono tre le istituzioni che simultaneamente ridefiniscono il senso nuovo dell’arte come funzione evolutiva e progettuale dell’uomo: il Museo moderno, l’Accademia di Belle Arti e l’Estetica.
Il Museo moderno, sull’esempio dei Musei Capitolini e dei Musei Vaticani di Roma, a seguito delle requisizioni napoleoniche, fonda una visione dell’arte come identità.
Le Accademie si incaricano della formazione dell’artista non più come artigiano di bottega ma come un intellettuale consapevole di una funzione progettuale.
L’Estetica, infine, ridefinisce la teoria del bello sensibile come azione intellettuale critica, giudizio, gusto. I salons di Diderot, le mostre, il mercato, aprono un nuovo sguardo da Winckelmann a Canova, a Kant e all’Encyclopédie. L’artista non è più servitore della forma, ma artefice e creatore. L’arte diventa infatti “scienza dell’arte”.
Il XIX secolo con la rivoluzione industriale, la macchina, la fotografia e il cinema, aprirà una nuova fase che si sviluppa nel Novecento all’insegna della riproducibilità tecnica, della perdita dell’aura e della consapevolezza del disagio sociale nella metropoli. Il “visibile” si fa problema e non più certezza e il museo diventa luogo produttore di un nuovo immaginario, che come l’arte non riproduce ma riconfigura sguardi e narrazioni out of joint.
La riflessione finale del libro si rivolge al ruolo delle accademie d’arte e dell’insegnamento artistico che, come scrive Giuseppe Di Giacomo nella introduzione, “hanno il ruolo formativo e strategico di riconfigurare sguardi in un mondo dominato dai processi di omologazione e di mercificazione”.
La funzione operativa e progettuale dell’arte, nel suo esercizio, è quella di risvegliare lo sguardo e riattivare il pensiero.
Dario Evola insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha insegnato storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma La Sapienza e nelle Accademie di Macerata e Firenze.
E’ autore di saggi sul teatro, sul cinema e sul rapporto tra le arti e le tecnologie. Collabora ai servizi culturali della Rai e di periodici e quotidiani. E’ membro della Società Italiana d’Estetica.
Antonio Valentini è ricercatore di Estetica (RTD) presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma. Nel 2011, è stato vincitore del “Premio Nuova Estetica” assegnato dalla Società Italiana d’Estetica (S.I.E.). E’ membro dell’Editorial Board della rivista internazionale “Aisthesis. Pratiche, linguaggi e saperi dell’estetico” e del Comitato scientifico delle collane editoriali “Figure dell’estetica” (editore “Alboversorio”, Milano) e “Filosofie” (editore “Mimesis”, Milano). E’ autore di monografie e di pubblicazioni in riviste nazionali e internazionali.