“L’infanzia di Orlando”, i Figli d’Arte Cuticchio di Palermo arrivano all’Atelier Carlo Colla & Figli

Milano. Il 28 novembre alle ore 10, per la prima volta, i Figli d’Arte Cuticchio di Palermo arrivano all’Atelier Carlo Colla & Figli. Il mito di Orlando, grande eroe invincibile, non si limita alla sua maggiore età, quando, come primo paladino di Carlo Magno, compirà le gesta più mirabolanti. La leggenda vuole che sin dalla più tenera età, nonostante la dolorosa lontananza dal padre Milone, abbia fatto vedere di che stoffa era fatto. Lo spettacolo vuole sintetizzare le infinite avventure di Orlando bambino. Nato in una grotta vicino a Sutri, è vissuto per sette anni con la madre Berta in mezzo ai boschi, senza conoscere i banchi di scuola. Infatti, andando a raccogliere erbe per portare un po’ di cibo alla madre, uccide un serpente credendolo pesce. Berta, essendo sorella di Carlo Magno ed essendo stata bandita dal territorio cristiano quando per amore di Milone fuggì da Parigi, ha paura che il figlio possa svelare a qualcuno le sue origini; ma Orlandino è vivace e curioso e per vendere formaggi e ricotta si sposta fino alla cittadina di Sutri. Presto fa amicizia con un gruppo di giovani popolani che lo invitano a partecipare a una giostra che ci sarà tra i figli dei poveri e i figli dei nobili. Orlandino si distingue subito, vince tutti, finanche Oliviero, figlio del governatore Rainiere. Il destino vuole che Carlo Magno, dopo la sua incoronazione a Roma, si fermi alcuni giorni nella cittadina di Sutri. Orlandino non perde l’occasione e riesce con l’astuzia a penetrare nel palazzo. Gano di Magonza lo vuole fare arrestare ma Carlo Magno, innamoratosi della sua scaltrezza, vuole sapere di chi è figlio e lo fa seguire da due suoi paladini che scoprono la verità. Carlo incontra la sorella e il nipote Orlandino, tutti partono per Parigi. “L’infanzia di Orlando” ripropone una delle 371 serate della Storia dei Paladini di Francia che fino agli anni Sessanta gli opranti mettevano in scena durante la realizzazione del ciclo a puntate che si snodava sera dopo sera dinanzi a spettatori fedelissimi i quali non solo sapevano ogni passaggio della vicenda, ma si dimostravano giudici implacabili dell’esecuzione teatrale.  Mimmo Cuticchio l’ha estrapolata dal complesso delle varie Chansons de geste e la propone come “serata speciale” impegnandosi, prima di tutto, a definire una drammaturgia conchiusa, isolando l’episodio specifico e fornendo, nello stesso tempo, attraverso la recitazione, in buona parte all’improvviso, indicazioni utili per individuare il carattere dei protagonisti, per recuperare la trama precedente e per annunciare i futuri sviluppi. In tal modo, gli spettatori hanno la possibilità di cogliere il nesso tra messinscena e racconto, in virtù della solida struttura dell’opra, uno schema che alterna momenti descrittivi e passaggi spettacolari, come le battaglie, le apparizioni magiche, i combattimenti e così via.

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