Milano. Al Teatro Studio Melato, dal 22 gennaio al 2 febbraio, “L’isola di Arlecchino”, una nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Stefano de Luca. Ispirato al reale naufragio del cargo che trasportava scene e costumi di “Arlecchino servitore di due padroni” di Giorgio Strehler, uno spettacolo sulla scoperta della magia del teatro.
Il 9 dicembre 2005 il cargo CP Valour, salpato dalle coste americane e diretto a Genova, dopo quasi tremila chilometri di navigazione viene sorpreso da una furiosa tempesta nel mezzo dell’Oceano Atlantico e si incaglia vicino alla costa dell’isola di Faial, nelle Azzorre.
Un container, che cade in mare, trasporta scene e costumi dello spettacolo “Arlecchino servitore di due padroni” di Giorgio Strehler, di ritorno da una lunga tournée negli USA. Il container si apre e i materiali sono trascinati dalle onde sulla spiaggia, dove vengono ritrovati da un gruppo di giovani attori di una compagnia amatoriale locale, il Teatro de Giz.
Stefano de Luca, regista e già allora collaboratore alla messinscena di Arlecchino, ispirandosi a quell’episodio realmente accaduto, a quindici anni di distanza ha concepito una fantasia teatrale, ambientata in un’immaginaria isola “situata al confine tra Mondo e Teatro”. È una sorta di isola del tesoro, un emozionante luogo di gioco e di scoperte, in cui un gruppo di ragazzi, come in un romanzo di avventure e come ha raccontato la cronaca, ritrova costumi, maschere, oggetti scampati al naufragio. La loro mappa del tesoro è il copione, una specie di diario di bordo scritto da un certo G.S. (acronimo di Giorgio Strehler), che li conduce e li guida lungo la rotta di una navigazione teatrale tutta da ricostruire.
Recitato da sette giovani attori (Andrea Coppone, Gilberto Giuliani, Daniele Molino, Marco Risiglione, Walter Rizzuto, Elisabetta Scarano, Rosanna Sparapano) e pensato per un pubblico di giovani, che si avvicinino al teatro magari anche per la prima volta, “L’isola di Arlecchino” evoca l’avventura, il divertimento e la scoperta della magia del palcoscenico. Il pubblico che invece già conosce l’”Arlecchino” di Strehler si divertirà a vederlo scomposto e ricomposto, citato e reinventato, in una nuova commistione tra il Settecento di Goldoni e la modernità.