Roma. L’Orchestra di Piazza Vittorio, l’ensemble di musicisti che racchiude tutto il mondo, vince la 65esima edizione dei David di Donatello 2020 come “Miglior Musicista” per “Il Flauto Magico di Piazza Vittorio”, una travolgente riscrittura dell’opera di Mozart, primo film musicale multietnico della storia del cinema.
“E’ un momento bellissimo e di grande soddisfazione – afferma l’orchestra – siamo contentissimi di aver vinto questo premio così importante per un progetto nato dal basso come quello del Flauto Magico, tanto ambizioso ma anche tanto complicato. Non avremmo mai pensato di vincere davanti a dei mostri sacri come Thom Yorke e Nicola Piovani e sentiamo che è un premio a tutta la storia dell’Orchestra di Piazza Vittorio, a tutti i musicisti stranieri e italiani che ne hanno fatto parte. E’ curioso che in questo momento storico venga premiata una moltitudine, che in un periodo in cui si ha grande paura delle aggregazioni vinca questo premio l’emblema di quello che è una moltitudine di persone felici assieme che fanno un percorso di grande sacrificio e amore. Dedichiamo questo premio a tutti i musicisti che in questo momento soffrono guardando il calendario e non sapendo quando potranno tornare su un palcoscenico a raccontare le proprie emozioni. Ringraziamo tutti i musicisti dell’orchestra, l’Accademia del Cinema Italiano, la Paco cinematografica, Gianfranco Cabiddu, la produzione e tutte le maestranze, ma soprattutto il nostro pubblico che è venuto fin dal primo momento a guardare lo spettacolo teatrale del Flauto Magico da quando è andato in scena, con la produzione del Romaeuropa Festival e de Les Nuits de Fourvière, più di dieci anni fa”.
Diretto da Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu, prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia e interpretato dagli stessi musicisti dell’Orchestra accanto a Petra Magoni, Violetta Zironi e Fabrizio Bentivoglio, “Il Flauto Magico di Piazza Vittorio” è una favola visionaria e ultrapop, ambientata in una Piazza Vittorio che si anima come per magia durante la notte. I giardini della piazza, dopo l’orario di chiusura, dal tramonto fino all’alba, diventano il luogo dove tutto può accadere e dove tutto effettivamente accade. I suoi abitanti si trasformano in principi, maghi, regine e sacerdoti in un caleidoscopio di suoni, colori e lingue diverse. Così come la musica, il film è un percorso libero, denso di riferimenti a generi e stili diversi che si sposano, fino alla rivisitazione, con le tecniche del teatro barocco e lirico europeo, con le sue macchine teatrali e i suoi trucchi artigianali, fondali dipinti e arredi poveri di cartapesta, armonizzati visivamente con l’aiuto delle moderne tecniche cinematografiche.
In questi ultimi tempi caratterizzati da narrazioni fuorvianti, il messaggio di integrazione, convivenza e scambio culturale, che da sempre caratterizza tutta la produzione artistica dell’OPV, trova nella favola del “Flauto Magico di Piazza Vittorio” una sintesi chiara e immediata, che rende evidente il reciproco arricchimento umano e artistico di cui sono portatrici culture e tradizioni diverse, capaci, nell’incontro, di integrarsi attraverso lo scambio sia musicale che umano. Un messaggio oggi più che mai necessario e universale.
Nata nel 2002 sulla spinta di artisti, intellettuali e operatori culturali con la volontà di valorizzare l’omonima Piazza dell’Esquilino di Roma, per antonomasia il rione multietnico della città, l’Orchestra di Piazza Vittorio ideata e creata da Agostino Ferrente e Mario Tronco, ha accolto dalla sua nascita oltre 100 musicisti provenienti da ogni parte del mondo e da ambiti musicali differenti, la maggior parte dei quali ha trovato proprio nell’Orchestra un’occasione di riscatto e ha acquisito la cittadinanza italiana.
L’OPV tra le sue ultime produzioni vanta una versione inedita del “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi, inclusa nel repertorio de “L’Orchestra di Piazza Vittorio all’Opera”, concerto che propone le arie tratte dalle opere che negli ultimi dieci anni di attività l’Orchestra ha reinterpretato (“Il Flauto Magico” e il “Don Giovanni” di Mozart, la “Carmen” di Bizet), traendo ispirazione dai musicisti dell’Ottocento che nei vicoli di Napoli rappresentavano le partiture di maggiore ispirazione popolare per coinvolgere le classi meno abbienti.