Parigi. Si chiama “Makeba” il tormentone che sta spopolando sui social in questi giorni ed è opera della cantante francese Jain, già nota per la sua altra hit “Come”. Tre sillabe, il giusto giro di basso ed una melodia semplice ed orecchiabile sono gli ingredienti che hanno reso celebre “Makeba”. Facile da ricordare, da cantare e da ballare, la canzone si presta infatti in modo perfetto ai 15 secondi di storia.
Eppure, non può si può certo dire che sia un pezzo costruito a tavolino: in verità il brano è stato pubblicato nel 2015. Solo oggi viene rilanciato grazie ad un’intelligente operazione discografica, trattandosi di una canzone perfetta per i mini-video-dance di Tik Tok, piattaforma su cui appunto sta avendo uno straordinario successo.
Il pezzo è dedicato all’artista Miriam Makeba, nota anche con lo pseudonimo di Mama Africa, una cantante sudafricana impegnata nella lotta per i diritti umani.
Jain è invece lo pseudonimo di Jeanne Louise Galice: cantautrice nata a Tolosa, classe ’92, durante l’infanzia ha dovuto traferirsi più volte vivendo in diverse parti del mondo a causa del lavoro del padre, impiegato in una compagnia petrolifera. A 18 anni si stabilisce definitivamente a Parigi, facendo ritorno nel Paese natale, ma portando con sé un ricco bagaglio di contaminazioni che sicuramente ha contribuito alla costruzione di un linguaggio musicale internazionale. Ad oggi “Makeba” ha ottenuto tre dischi d’oro in Francia, in Italia ed in Polonia.
Ad ogni modo, non è la prima volta che, tramite Tik Tok, una canzone torni alla ribalta a distanza di anni dalla sua prima pubblicazione. Basti pensare ad esempio a “Bloody Mary” di Lady Gaga, pubblicata nel 2011 e ritornata prepotentemente ai primi posti delle classifiche internazionali, grazie ad un video su Tik Tok in cui la canzone è stata associata alla celebre scena del “balletto con le mani” della serie tv “Mercoledì” (Sky Tg24, ndr).
Il caso “Makeba” offre poi l’occasione per riflettere su un concetto assai controverso nel settore dei creativi musicali, ovvero sull’ipotetica esistenza di un metodo funzionale a generare un brano virale. Sul piano scientifico Josh Viner, esperto di analisi dei dati (Medium, ndr), dopo un approfondito esame di 250 brani diventati virali su Tik Tok ha evidenziato come il successo della canzone generalmente dipenda dalla presenza di alcuni parametri, come ad esempio la sussistenza di un numero di battiti per minuto (BPM) superiore a 100 o l’utilizzo di una tonalità maggiore per la parte musicale del brano. Questi sono alcuni dei fattori che permettono al pezzo di adattarsi perfettamente ai balli o alle challenge tipici della piattaforma cinese.
Tuttavia, non può certo pensarsi che il brano diventi virale soltanto perché creato seguendo criteri “scientifici”: ad esempio, la nota canzone “Savage” di Megan Thee Stallion, utilizzata per oltre 17 milioni di video su Tik Tok e con oltre 19 miliardi di visualizzazioni, è stata scelta quale singolo di punta dell’album “Suga”, dopo un’attenta collaborazione tra il team musica di Tik Tok e l’etichetta discografica dell’artista (La Repubblica, ndr). Insomma, Tik Tok è uno strumento sempre più protagonista nella strategia di marketing musicale.
Peraltro, come alcuni studi hanno dimostrato (Fannin su Harward Business Review, ndr), occorre tenere presente che Tik Tok segue una strategia di mercato dualistica, avendo rilasciato due diverse versioni dell’app: una per il mercato censurato cinese ed un’altra per il mercato internazionale. È chiaro che i numeri del mercato cinese possano far gola a molte case discografiche, dovranno però differenziarsi le strategie promozionali.
Crediti foto: Alex Pixelle.