Napoli. Da stasera 29 marzo fino al 3 aprile va in scena al teatro Bellini “Mamma- Piccole Tragedie Minimali”. Composto da quattro brevi atti unici (“Le fiabe”, “Maria di Carmelo”, “Mal di denti” e “La telefonata”), l’opera racconta diverse tipologie della figura materna, una sola delle quali incarna il difficile compito di madre, mentre le altre sono mamme “diverse”, gelide, prese solo dal loro apparire. In qualcuna di loro si cela un disagio ed un malessere verso il mondo esterno e l’unico mezzo che riesce a farle evadere dalla realtà è l’identificazione nei personaggi televisivi e nelle attrici delle telenovelas, che le fa allontanare vieppiù dal modello di mamma che vive esclusivamente per i propri figli, sacrificandosi sempre per loro.
“Ho scelto per Rino Di Martino questi quattro monologhi dove mamme malefiche raccontano ancora fiabe e che poi via via, nei vari episodi, si trasformano in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media – spiega la regista Antonella Morea. – Una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Morgan, Deborah, Samanta, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze, le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo”.
La ritualità ed il mondo popolare sono il motore di tutta la messinscena, dove l’ambiguo maschile/femminile esprime al meglio il carattere tragicomico dei personaggi. “Vengono portati in scena deliri verbali fondati sulla contaminazione e sull’alterazione del linguaggio – continua la Morea. – La perdita di rituali propiziatori e liberatori usati nel mondo contadino come protezione e rivelazione dell’inconscio. Ma soprattutto la perdita dell’identità collettiva dovuta all’ingresso dei media”. Giovanni Piscitelli, aiuto regista e ideatore scene dice: “Annibale Ruccello prende coscienza dell’introito invadente da parte dei nuovi costumi esterofili, figli di una dilagante “americanizzazione” e dell’espressione estrema di consumismo che ne deriva, favorito altresì dall’incombenza dei media: televisione e computer in testa. Aspettando che quel qualcosa avvenga, a noialtri mediterranei restano i barlumi di quella che (seppure corrotta dall’”usura”, dal tempo e dalla fugace memoria) fu la soccorritrice mitologica della Nostra Gente trapassata: la Grande Madre o…“Mamma”, piccole tragedie minimali che in questo nostro tentativo di rivisitazione, a “suo” modo, vuole interrogarci proprio su tutto questo…”Nàcqua a Nazarèth… vicino Caivàno…” dirà Rino Di Martino, mentre, muovendosi in uno scenario di fiaba (rurale e metropolitano nel contempo), attraversando i gesti della più remota tradizione e i mille volti di Madonne iconografiche e iconoclastiche, sarà il nocchiero di questo excursus teatrale dalla complessa drammaturgia.