Masmondet e Douglas incantano il pubblico del San Carlo

Napoli. Lo immaginavamo dalla lettura del programma di cui vi avevamo già dato notizia qui e, in effetti, così è stato: sabato 2 marzo, Julien Masmondet, giovane ma ormai apprezzato direttore francese al suo debutto alla guida dell’Orchestra del Teatro di San Carlo, e un pianista dalla solida carriera internazionale come Barry Douglas, medaglia d’oro nell’ambito della Čajkovskij International Piano Competition nel 1986, hanno regalato al pubblico presente in sala uno dei momenti più intensi di questa ricchissima stagione concertistica organizzata al Massimo napoletano. Il programma era tutt’altro che semplice, come implicitamente riconosce Oreste Bossini nella circostanziata guida all’ascolto offerta allo spettatore.

Degna di particolare nota è stata la capacità di saper cogliere e valorizzare il tipico carattere anticonvenzionale della musica di Beethoven, che viene fuori nella sua forza dirompente nel Concerto n. 4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra, op. 58, con cui si è aperta la prima parte dello spettacolo. Tutto è molto curato e il dialogo tra il solista e l’orchestra è sempre molto equilibrato: «l’energia del pianoforte in questo caso si fonde con quella dell’orchestra» e per l’ascoltatore è chiaro che entrambi «alimentano a vicenda il discorso musicale, manifestando l’unione profonda del loro mondo, al di là della differenza dei ruoli».

La seconda parte del concerto è stata ancor più interessante: sicuramente sul versante storico e molto probabilmente anche sul versante musicale. La ricostruzione dei fatti che hanno portato alla riscoperta della Fantasia sinfonica da Hans Christian Andersen del compositore viennese Alexander Zemlinsky dimostra quanto ancora si possa – e debba fare – per una piena riscoperta della musica del Novecento, troppo a lungo dimenticata dagli esecutori e dagli estimatori della musica di tutto il mondo. Nelle pagine di Zemlinsky c’è tutto quello che la grande tradizione sinfonica di area mitteleuropea è riuscita a realizzare e non è, ad avviso di chi scrive, un caso che Masmondet e Douglas abbiano voluto proporre questo pezzo dopo il concerto in sol maggiore di Beethoven che forse di questa tradizione è una delle prime tappe fondamentali. Siamo ben oltre i poemi sinfonici di Strauss, che il compositore viennese ammirava ma che riusciva a guardare con un certo distacco. Particolarmente apprezzata dal pubblico in sala la cura con l’Orchestra del San Carlo si è avvicinata ad un repertorio così poco noto anche da parte degli addetti ai lavori.

La stagione concertistica del Teatro di San Carlo prosegue con l’attesissimo concerto di Cecilia Bartoli in programma venerdì 8 marzo.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.