Napoli. Nel cuore del centro storico di Napoli, al Teatro Elicantropo, avrà luogo l’ultima rappresentazione in cartellone della mise en scene di “Medea – Voci” di Christa Wolf, rivisitata nell’adattamento e nella regia di Cinzia Cordella, la quale è presente anche in scena al fianco di Davis Tagliaferro. L’allestimento, presentato da Mabel Productions, si avvale della collaborazione scenografica di Bruno Garofalo e la supervisione dell’acting coach Antonio Simioni. Medea, consegnata alla cultura occidentale dalla tragedia di Euripide e riportata in vita molte volte nei secoli successivi, si è sempre contraddistinta agli occhi degli spettatori per una macchia indelebile, uno dei peccati più ignobili che si possano elaborare: l’infanticidio, l’uccisione dei suoi stessi figli per vendicarsi del tradimento del suo amato Giasone.
La scrittrice tedesca Christa Wolf decide di continuare con Medea l’opera che aveva già iniziato in passato con Cassandra: restituire una diversa dignità alle figure femminili della mitologia greca, laddove la ricerca storica e archeologica permettesse di scoprire declinazioni inedite di queste figure misconosciute. L’autrice pone al centro della sua narrazione il mito che scandaglia con tutti i sensi attraverso una personalissima rielaborazione: “sentivo Cassandra come una figura molto significativa per il nostro tempo. Mi ha interessato cogliere il punto cruciale, alla nascita della nostra cultura, in cui è cominciata quell’alienazione che adesso ci porta vicini all’autodistruzione”.
Il suo romanzo, ancora una volta, è una rivisitazione del mito di Medea, presentatoci in varie versioni tra cui quella di Euripide, da cui dissente poiché descrive Medea come una maga, un’assassina senza pietà, infanticida e l’archetipo della femminilità più irrazionale e violenta.
Alla guaritrice Medea sono attribuiti i più atroci misfatti: l’uccisione del fratello Absirto, la peste che dilaga a Corinto, la morte di Glauce e, infine, l’uccisione dei propri figli. Il popolo finisce per addebitare a Medea la causa dei mali che affliggono la città. Christa Wolf invece, attraverso un’originale narrazione, svela una Medea diversa: una donna sola, innamorata, che diventa il capro espiatorio per delitti commessi dalla società.
“Ho trovato sorprendenti e illuminanti – sottolinea Cinzia Cordella – i risultati delle ricerche effettuate dalla Wolf, secondo cui Medea non avrebbe ucciso i propri figli, ma avrebbe addirittura tentato di salvarli portandoli al santuario di Era prima di essere costretta all’esilio”. Dalla storiografia antica risulta che Euripide avrebbe ricevuto un onorario di quindici talenti d’argento per riscrivere il mito e presentare al meglio Corinto sulla scena del Teatro Greco durante le feste di Dioniso. Ed ecco una storia vecchia quanto l’Universo, e sempre attuale: i vincitori che riscrivono la storia dei vinti, a loro piacimento, e per i propri comodi.
Grazie a Christa Wolf per la prima volta scopriamo il lato più umano e profondo di Medea, con i suoi ricordi di bambina, le sue fragilità, l’amore profondo per la vita, l’incapacità di accettare le ingiustizie e i delitti commessi per la sete di potere.