Napoli. Sabato 14 dicembre alle ore 19.00 nella Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, al n. 9 dell’omonimo Vicolo, si terrà l’inaugurazione del progetto di Gianluigi Maria Masucci dal titolo “Moto d’origine”, curatore Giorgio Verzotti.
Sarà visibile dal 15 al 23 e poi dal 27 fino al 31 dicembre, ingresso gratuito perché si vuole che l’arte sia fruibile a tutti e un biglietto da pagare non deve rappresentare un ostacolo.
Oggi 12 dicembre alle ore 11, nell’anteprima organizzata per la stampa, l’artista ci ha regalato la sua visione dell’arte e in particolare il senso di questa installazione realizzata non a caso in una Chiesa come quella di Sant’Aniello a Caponapoli, sorta nell’area della murazione dell’acropoli della Neapolis greca.
Nata nel 1500 sul nucleo di Santa Maria Intercede, è una delle più significative testimonianze del centro antico della città che dalle origini ha mantenuto intatta la forma del suo insediamento.
Riaperta dopo un lungo restauro condotto dalle Soprintendenze di Napoli archeologica, architettonica e per i Beni Artistici e Storici, affidata alla Curia Arcivescovile, la gestione è curata da Legambiente.
Essa presenta una navata unica, dove al centro sono state lasciate a vista le mura greche del IV sec. a.C. e le romane del II sec. d.C., nonché le tombe a fossa del periodo altomedioevale che sono emerse in seguito al crollo del pavimento.
Le mura sono visibili grazie ad una passerella sopraelevata costruita lungo il perimetro del vuoto, assicurata da una ringhiera di plexiglass trasparente, e a circondare i resti archeologici una serie di panche in legno con la seduta rivolta verso il centro.
Gianluigi Maria Masucci è vincitore di un bando promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito della programmazione di arte contemporanea 2024, che lo ha portato da Ginevra nella nostra città, grazie ad un progetto di ricerca artistica iniziato nel 2018 dal titolo “Congiunzione degli opposti”, avente come obiettivo quello di mettere in relazione gli individui e i luoghi in cui abitano.
Il punto di partenza è rappresentato dallo studio delle carte storiche di Napoli, dalle ricerche condotte nei monasteri e dall’ascolto della gente locale, per poi trasferirle su tela a doppia mano.
Non si tratta di una copia ma di quello che l’inconscio, la parte della mente che contiene desideri, emozioni, ricordi, pensieri, gli suggerisce.
Egli dipinge talvolta anche bendato, contemporaneamente con la mano destra e quella sinistra, attivando così entrambi gli emisferi cerebrali, quello associato al linguaggio e quello che si impegna a rielaborare le diverse parti per sintetizzarle in un insieme unico.
Questo il suo processo creativo: spinto dall’emozione che un luogo, un’opera o un semplice spazio gli suscita, inizia una vera e propria ricerca storiografica, per ricostruire la storia attraverso l’utilizzo e il confronto di fonti secondo un’attività puramente razionale.
Ed è questo approfondimento che gli stimola la creatività attraverso le più svariate forme espressive: dalla videoinstallazione alla scultura, alla pittura – dove non si posiziona in verticale rispetto alla tela ma si abbassa e la mantiene in orizzontale – dalle performance alle opere installative site specific, con l’obiettivo in questo caso, una volta individuato il principio vitale e l’identità della città, di tracciarne il flusso, rendere visibile e quindi conoscibile anche agli stessi napoletani le loro origini.
Le sue creazioni da un piano estetico si trasferiscono su quello antropologico, politico, sociale, oltre che chiaramente culturale che li racchiude tutti.
Sulle mura greche e romane al centro della navata c’è una video proiezione continua di “Materiali quotidiani per il recupero della memoria primordiale”, ossia delle cartografie storiche della città di Neapolis, proprio perché vuole rendere tangibile come Napoli e i suoi cittadini siano il frutto di continue stratificazioni e contaminazioni di antico e moderno, capaci di qualcosa di nuovo che non è la sintesi ma un tertium datur, altro cioè rispetto alle sue componenti.
Le navate laterali sono occupate da rotoli continui raffiguranti le cartografie dal titolo “Esplorazioni” ottenute attraverso la tecnica trans-motoria sopra descritta, che volutamente scompaiono alla vista dell’osservatore perché tendono all’infinito in una commistione tra passato, presente e futuro.
Le cartografie immaginate come segni brevi in nero su foglio bianco guidano lo sguardo del visitatore verso l’altare maggiore in cui è posizionata la bellissima tavola di Girolamo Santacroce in marmo, a mezzo rilievo, che gli ha ispirato l’opera pittorica che si trova ai suoi piedi, fermata da libri aperti.
Al lato destro dell’altare si trova il “Diagramma di Neapolis”, scultura luminosa scavata con il getto d’acqua, resa possibile da Alfa Marm che ha fornito i materiali e la collaborazione artistica di Salvatore Cozzolino e Giusi Laurino.
Essa ricostruisce il diagramma di Napoli grazie allo studio della sua struttura urbana e iconografica condotta dall’artista che ha individuato dei punti di concentrazione energetica sui quali sono state costruite le principali Chiese del centro storico.
Oltre all’incontro con Masucci sono previsti dibattiti con gli studenti delle scuole, laboratori a cura di R. Camerlingo, A. Notturno, C. Kija e LPC (Libera Poesia Contemporanea), per perseguire quell’obiettivo sociale che il progetto si pone.