Scandicci. Al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’, con il festival “Moving Stories”, diretto da Paola Vezzosi e giunto quest’anno alla IV edizione, la danza incontra la letteratura: la reinterpreta, la interroga, ne esplora gli obiettivi e le motivazioni, traduce l’arte delle parole in un linguaggio non verbale.
Giovedì 21 novembre, ore 21, e venerdì 22 novembre, ore 10, le Compagnie italiane di danza contemporanea Giardino Chiuso e Boderline Danza si avvicendano, rispettivamente, con “Il soldatino di piombo” e “Point of View – Pari Intervallo”, in una sorta di dialogo creativo tra letteratura e arte del movimento. “Il soldatino di piombo”, infatti, è tratto da “La morte di Marx e altri racconti” di Sebastiano Vassalli; “Point of view – Pari intervallo”, invece, si ispira liberamente al mito di “Orfeo e Euridice” secondo la visione letteraria di Cesare Pavese nel racconto “L’inconsolabile”.
L’obiettivo di “Moving Stories” è diffondere il linguaggio della danza contemporanea nella sua valenza di mezzo comunicativo universale e di stimolare l’interesse e l’amore per la letteratura. Agli spettacoli si aggiungono incontri e laboratori che consentono, soprattutto ai giovani, di individuare e sviluppare preziosi interessi personali nel campo dell’arte.
La performance è ispirata al racconto “Il soldatino di piombo” di Sebastiano Vassalli ed è tratta dallo spettacolo “Macchine” della Compagnia Giardino Chiuso.
L’episodio del Soldatino di Piombo narra la tragica storia di un militare al comando di un avamposto in una zona di guerra, un checkpoint senza tempo né luogo. All’improvviso, all’orizzonte, appare una vecchia Peugeot che si avvicina traballante al posto di blocco, senza nessuno alla guida. La paura di un’autobomba telecomandata innesca la procedura standard: l’inevitabile e immediata distruzione della macchina. Si scoprirà poi che all’interno c’erano due bambini; avevano trovato la vecchia auto aperta e l’avevano messa in moto, una stupidaggine! Il soldatino al comando del presidio rimarrà sconvolto da quell’incidente, diventò di piombo. La sua convalescenza in un ospedale militare sarà inesorabilmente lunga, una condanna senza appello.
Sulla scena i due interpreti maschili rimandano l’immagine di una personalità dissociata, in una visione rigorosa e narrativa, che crea suggestioni attraverso i linguaggi della danza, del gesto, della parola, del video. L’unica figura femminile rimarrà, in un sentimento misto tra pietà e rifiuto, testimone muta dell’agghiacciante racconto. Una pièce tagliente e cruda, come del resto suggerisce la scrittura di Vassalli, che scarnifica il tema dell’identità passando dalle tragedie personali, intime, a quelle di massa.
Il racconto è tratto da “La Morte di Marx e altri racconti” di Sebastiano Vassalli e, dal 2019, è stato inserito nelle antologie scolastiche di letteratura italiana.
Il progetto si ispira al racconto di Cesare Pavese “L’inconsolabile” dalla raccolta “Dialoghi di Leucò” dedicata alla rielaborazione dei miti classici.
Si propone il dramma di Orfeo che ha ben compreso come la morte di Euridice rappresenti il definitivo concludersi di un’epoca. Riportarla in vita non ha alcun senso, perché quanto è perduto lo è per sempre.
Il testo di Pavese utilizza la struttura del dialogo. Il racconto è in presa diretta: lo spazio e il tempo restano generici. Il dialogo non vuole descrivere i fatti, bensì proporre riflessioni e ragionamenti. I personaggi, tratti dal Mito, appaiono in tutta la loro ansia, presi da un’angoscia e da un interrogativo doloroso. Pavese ha intrapreso la strada del mondo classico per proiettarvi i conflitti eterni dell’uomo: il senso del destino, del limite, la vecchiaia come timore di impotenza, lo stretto rapporto tra l’amore e la morte, la sorte come elemento comune a tutti gli uomini. Il progetto coreografico, attenendosi molto alla struttura del brano, nella forma e nei contenuti, trova il suo fulcro nel punto di vista dello spettatore, protagonista nella dialettica tra immagine e sguardo, dove la risultante va oltre il linguaggio, amplifica e modifica l’azione, dona forma poetica all’attenzione. Si tratta di dare un’area espansa allo spettatore, un rovesciamento di senso e di ruolo, con il compito di ospite interno, dove il destino di uno collima col destino di molti.