Napoli. Come appariva la città di Napoli e su quali bellezze paesaggistiche si è posato lo sguardo di Gioacchino Murat e della sua consorte Carolina Bonaparte nel corso del loro soggiorno partenopeo? A queste domande risponde la mostra “Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del golfo”, inaugurata nelle Gallerie d’Italia del capoluogo campano lo scorso 23 novembre e visitabile fino al 7 aprile 2024.
L’esposizione annovera i curatori Sabine Grabner, Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Gennaro Toscano ed è stata realizzata grazie alla partnership con il Museo del Belvedere di Vienna, la collaborazione dell’Institut Français di Napoli e si fregia del patrocinio del Comune di Napoli.
Ben 73 le opere visibili, in larga parte dipinti ma anche busti in marmo di rara fattura, provenienti da pregevoli istituzioni quali il già menzionato Belvedere, l’Accademia di Belle Arti di Vienna, la Biblioteca Nazionale Austriaca, il Castello di Fontainebleau e Versailles e dalla collezione di Intesa Sanpaolo.
È questo il primo caso di una esposizione dedicata a Joseph Rebell, artista la cui produzione si contraddistingue per una visione del paesaggio assolutamente innovativa: egli, infatti, era fortemente convinto che fosse necessario catturare la luce più autentica del soggetto raffigurato imprimendo in esso una forza drammatica. In tal senso, Rebell è un precursore della pittura paesaggistica del Romanticismo da cui trarrà ispirazione una folta schiera di artisti, in primis quelli appartenenti alla Scuola di Posillipo.
Dal 1806 al 1815 la città di Napoli visse una stagione assai florida grazie a scelte politiche illuminate che contribuirono a rinnovare il Regno. Riforme radicali ma anche opere pubbliche come il Foro Murat (l’attuale Piazza Plebiscito), la nuova strada di Posillipo e persino via Foria.
Spazio, inoltre, alla realizzazione di istituti scientifici, quali l’antenata dell’attuale Facoltà di Ingegneria, l’Osservatorio Astronomico e la riforma dell’Accademia di Belle Arti, oltre alla ripresa degli scavi nell’antica città di Pompei.
Una volta nominati sovrani, Murat e la consorte dovettero trasferirsi da Parigi a Napoli e questo comportò la rinuncia alle residenze e alle collezioni personali. L’amore di entrambi per l’arte, però, non si affievolì e questa passione continuò ad essere alimentata sia pubblicamente che privatamente.
Sovrani illuminati e dotati di una bellezza fuori dal comune, Gioacchino e Carolina vollero farsi immortalare non solo attraverso i dipinti di François Gérard (ritrattista di Bonaparte) ma anche mediante le sculture di Antonio Canova.
Joseph Rebell era un artista a cui Carolina Bonaparte teneva in modo particolare. Per la regina, infatti, il pittore austriaco realizzò 13 vedute di Napoli e dei dintorni dalle quali si evince un’attenzione dei particolari che rasenta la cura documentaria. Non solo panorami, però, attraverso questi dipinti riusciamo ad avere una visione d’insieme anche delle residenze di Portici e della Favorita: ciò è possibile grazie al metodo di lavoro di Rebell che per immortalare la realtà realizzò un padiglione all’aperto in punti strategici dotandosi semplicemente di un cavalletto, di una sedia e di un ombrellino parasole.
Di certo il Vesuvio appare assoluto protagonista: immortalato in qualsiasi momento della giornata, la sua sagoma inconfondibile si erge maestosa e fa da sfondo alla quotidianità di ogni ceto sociale.
Dal 1812 al 1815 il pittore riservò un’attenzione notevole alle zone collinari di Napoli e la sua scelta ricadde su angoli insoliti come il promontorio di Posillipo, ricco di frutteti, e la collina dello Scudillo, zone poco note alla nobiltà dell’epoca ed anche per questo dotate di un fascino ancora selvaggio e suggestivo.
Dopo la caduta di Gioacchino Murat ed il conseguente trasferimento a Roma, la produzione pittorica di Rebell assumerà tinte più fosche: le luci dell’alba e del tramonto saranno predilette così come la furia delle tempeste. Questa svolta non passò inosservata e la notorietà di Rebell crebbe così tanto da far sì che l’artista fosse conteso dal fior fiore dell’aristocrazia europea, come il principe di Metternich e Maria Luigia di Parma.
Decisamente un viaggio affascinante quello che attende il visitatore a Napoli: le luci soffuse e le tonalità tenui dei paesaggi diurni lasciano spazio al conturbante fascino dei notturni sotto il vigile sguardo dei sovrani francesi che sembrano bearsi dinanzi a tanta inestinguibile bellezza.