Eboli. È una storia d’amore senza fine quella che unisce gli artisti di “Notre Dame de Paris” ed il pubblico italiano. L’opera popolare le cui musiche recano la firma di Riccardo Cocciante festeggia i suoi primi 20 anni, un compleanno importante per uno spettacolo che definire solo come tale appare riduttivo. Lo scorso weekend il tour è approdato al Palasele di Eboli regalando ai presenti quattro show di imperdibili emozioni.
L’attesa seguita al precedente tour, resa ancora più lunga a causa della pandemia che ha causato uno slittamento delle date previste per il 2020, non ha spaventato i tantissimi fan che in ogni tappa del Belpaese hanno letteralmente assiepato teatri e palazzetti dello sport.
La vicenda che fa da fil rouge è ben nota e trae ispirazione dal romanzo omonimo di Victor Hugo: Esmeralda, gitana andalusa la cui bellezza infiamma i maschi di Parigi, diventa oggetto del desiderio di tre uomini di estrazione sociale diversa tra loro e il cui vissuto li rende inadatti anche al solo immaginare una relazione con la donna. Il gobbo Quasimodo, campanaro della cattedrale, ama Esmeralda di un amore sincero ma la sua invalidità gli preclude qualsiasi speranza che il sentimento venga ricambiato. L’arcidiacono Frollo si dibatte tra il desiderio sessuale mai provato e la spiritualità di cui è da sempre portavoce mentre Febo, unico uomo realmente desiderato da Esmeralda nonché capitano delle guardie del re e prossimo alle nozze con Fiordaliso, prova per la bella gitana un’attrazione totalizzante che ben presto sfocerà in un’avventura fine a se stessa. La narrazione è sottolineata di volta in volta dal poeta Gringoire, fine letterato che non disdegna la compagnia femminile pur rifuggendo qualsiasi legame fisso.
L’ingenua zingara, cresciuta senza genitori e amata con affetto autentico solo da Clopin, capo dei clandestini della città, troverà la morte per impiccagione perché ingiustamente accusata di stregoneria, nonché di aver tentato di uccidere Febo, e a Quasimodo non resterà che lasciarsi morire di stenti ben avvinto al corpo ormai senza vita della donna amata.
“Notre Dame de Paris” vide la luce proprio a Parigi nel lontano 1998 registrando un successo straordinario sin da subito per poi approdare in Italia quattro anni dopo. I testi realizzati da Luc Plamondon sono stati tradotti nella nostra lingua da Pasquale Panella: gli autori hanno più volte dichiarato di non aver realizzato l’opera con l’intento di portarla in scena ma l’esito finale li convinse a tal punto da cambiare, per fortuna, idea.
Lo show italiano appare poderoso ed ogni volta l’esperienza vissuta assume contorni differenti arricchendoli di nuove emozioni. Il cast è quasi interamente quello originale e Giò di Tonno, Matteo Setti, Vittorio Matteucci e Graziano Galatone spiccano nella rosa degli artisti: le loro performance, nonostante il trascorrere del tempo, non conoscono battute d’arresto né tantomeno esitazioni. La potenza vocale è rimasta la medesima e la prestanza fisica non sfiorisce affatto. Anzi, aggiungiamo, la maturità artistica ha reso ancora più potenti i loro ruoli confermando alla collettività quanto “Notre Dame de Paris” sia un’opera cucita addosso a loro.
Di uguale bravura anche gli altri interpreti come Leonardo Di Minno, Tania Tuccinardi, Ilaria Mongiovì ma una menzione speciale va doverosamente fatta per il corpo di ballo i cui componenti non possono essere definiti solo ballerini ma veri e propri acrobati che spingono costantemente se stessi oltre ogni limite possibile all’immaginazione umana.
I brani, tutti iconici, sono ormai entrati a far parte della storia della canzone italiana grazie non solo alle musiche raffinatissime di Cocciante ma anche alla ricchezza lessicale dei testi che sono stati tradotti in modo magistrale nella nostra lingua.
Il trionfo di “Notre Dame de Paris” è l’esito finale di un’operazione estremamente complessa al cui risultato contribuiscono tutti, indistintamente: un progetto che si alimenta grazie all’amore del pubblico, vero e proprio carburante per l’ottimale riuscita dello show. Ma il successo dell’opera popolare più famosa degli ultimi decenni non può essere ridotta unicamente a questo, pur riconoscendo l’innegabile bellezza della storia e la resa perfetta da parte degli artisti.
“Notre Dame de Paris” è una pagina bianca in cui si riversano le passioni, i dissidi, le speranze, i timori dell’essere umano. È un racconto in cui conosciamo il diverso, l’emarginato, la bellezza fine a se stessa, l’amore spirituale e quello carnale, l’odio, la tenerezza, la voglia di riscatto ma anche l’arrivismo. Un racconto scritto dagli uomini per gli uomini e in cui è facile riconoscersi perché ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha provato le medesime sensazioni.
Il tour, partito lo scorso marzo da Milano, terminerà a gennaio proprio nel capoluogo lombardo: un cerchio che si conclude momentaneamente con l’augurio di godere ancora di tanta bellezza.
Il ritorno degli eventi dal vivo è stato di sicuro uno dei desideri maggiori che abbiamo avvertito nei lunghi e complessi mesi della pandemia perché siamo stati privati di linfa immateriale ma necessaria al nutrimento dello spirito. La sensazione di pienezza e di gioia che solo un live riesce a regalare non può essere descritta a parole e la felicità del ritorno in presenza è palpabile così come i sorrisi che si dipingono sui volti di chi, finalmente, rivede uno spettacolo o un artista che tanto ama.
Non possiamo che suggerirvi di acquistare un biglietto per una delle prossime tappe del tour di “Notre Dame de Paris” per vivere l’autentica magia di una trama destinata all’immortalità.
Crediti foto: Alessandro Dobici.