Caserta. Lo scorso 10 settembre Antonello Venditti ha incantato il pubblico con la sua voce, i suoi testi e i suoi discorsi tra un brano e l’altro, il tutto accompagnato da una maestosa scenografia: la Reggia di Caserta; il concerto, infatti, si è svolto nei giardini antistanti ad essa. Con una scaletta di 24 canzoni ha regalato due ore di pura magia e sentimenti ai suoi fan.
Alle 21.15 circa le luci sul palco si accendono, sugli schermi viene proiettato un cielo stellato, la gente freme fino a quando Venditti non fa il suo ingresso in scena salutando la platea. Il concerto parte subito con una canzone movimentata che scalda tutti: “Bomba o non bomba”, continuando poi con “Sotto il segno dei pesci”, “Sara”, “Giulia”, “Lacrime di pioggia” e “Peppino”. Solo dopo queste prime cinque canzoni il cantante si prende una pausa per spiegare la successiva: “Giulio Cesare”, dedicata al suo liceo, soffermandosi ad analizzare in particolare una frase del testo: “Paolo Rossi era un ragazzo come noi”. Venditti afferma che per lui il primo Paolo Rossi era un ragazzo che vide morto sulla scalinata di Giurisprudenza del 1966, il secondo è “il numero 20”, un suo grande amico, colui che ha dato lustro all’Italia.
Una particolarità dei concerti del cantautore romano, infatti, è che decide di narrare le storie dietro i suoi testi, di raccontare qualche evento della sua vita che lo ha particolarmente segnato e che, magari, lo ha portato a scrivere un brano. Venditti non si ferma alla musica, ma fa in modo che lo spettatore sia del tutto partecipe e a conoscenza della sua arte, di ciò che si sta per ascoltare, così da comprendere meglio le canzoni con cui durante la serata ci si emozionerà.
Dopo “Giulio Cesare” si entra nel vivo della serata. Questo tour è stato organizzato per celebrare il quarantesimo anniversario dell’album “Cuore”, che è stato festeggiato anche con l’uscita della ristampa a distanza di 40 anni. Non a caso il tour prende il nome di “Notte Prima Degli Esami 1984-2024 40th Anniversary”. Del resto l’album “Cuore” contiene tutte le canzoni più famose di Venditti, quelle che hanno fatto la storia del cantante, come “Ci vorrebbe un amico”. Venditti afferma di essere riuscito a “mettere in fila in maniera logica, come un racconto, come un libro, questo album”.
La prima canzone del disco, e anche la prima che ha cantato in questa parte di concerto, è stata “Notte prima degli esami”, diventata un inno per chi affronta la maturità. Il solo nome ha scatenato un grido di gioia nel pubblico, ansioso di ascoltare il brano che porta gli adulti un po’ indietro nel tempo, e ai ragazzi, invece, porta un po’ di sana tristezza. Prima di iniziare a cantare Venditti si sofferma sui “quattro ragazzi” che nomina all’inizio del testo, rivelando le loro identità: lui, De Gregori, Giorgio Rodano, Ernesto Bassignano; questi portano un pianoforte sulla spalla, “uno strumento aristocratico”, spiega Venditti, confessando di aver dovuto trovare un modo nuovo per suonarlo con i suoi amici che invece utilizzavano la chitarra. Sempre a proposito di questa canzone ha parlato anche dell’amicizia con Pino Daniele, facendo partire così un grosso applauso, che ha preceduto una forte emozione, palpabile e visibile negli occhi di tutti appena Venditti si è seduto ad un pianoforte bianco, facendo partire le prime note di una canzone che narra di un pezzo importante di vita per tutti noi.
Il concerto va avanti con “Mai nessun video mai” e con una simpatica frase del cantante: “questa canzone l’avrei voluta scrivere adesso, si passa, negli anni Ottanta, dalle carezze, dagli abbracci, si passa all’estetica, quindi si passa al video, dal rapporto fisico e analogico, a qualcosa che assomiglia tantissimo ai giorni d’oggi”. Successivamente prosegue con lo spiegare e cantare “Qui”, “Non è la cocaina”, “L’ottimista” e “Stelle”, la canzone dedicata alla scorta di Falcone.
Arriva il momento di una delle canzoni più attese: “Ci vorrebbe un amico” che Venditti rivela essere Lucio Dalla. Il cantante, infatti, racconta di aver vissuto un momento di depressione durante l’apice della sua fama e la sua salvezza è stata il suo amico Lucio, il quale lo ha portato via da Roma, al Castello di Carimate, diventando così “coinquilino” suo, di De André, Pino Daniele e dei Pooh. Ma l’avrebbe salvato anche due anni dopo dalla solitudine che si sentiva addosso, informandolo circa una casa a Roma dove andò a vivere e dove trovò nuovamente l’amore. La scaletta ha compreso anche altre canzoni, come “Di’ una parola”, “Unica”, “Benvenuti in paradiso”, “Che fantastica storia è la vita”, una delle più belle ed emozionanti, che non ha bisogno di presentazioni, o “In questo mondo di ladri”, che ha portato il pubblico ad alzarsi in piedi per poterla godere al massimo.
Durante le due ore di musica Antonello Venditti non ha dimenticato la tempesta di critiche e polemiche in cui si è ritrovato in seguito al concerto a Barletta del 25 agosto, avendo risposto in maniera poco adeguata a una signora diversamente abile che lo avrebbe “disturbato” involontariamente durante una delle sue spiegazioni. Il cantante ha alluso più volte all’episodio, parlandone direttamente durante la presentazione di una canzone: “Piero e Cinzia”. Venditti racconta che questo brano sarebbe nato da una coincidenza: tornando dal concerto di Bob Marley del 1980 avrebbe dato un passaggio a un ragazzo di Roma, Piero. Questi gli ha raccontato la storia che Venditti ha poi trasformato in canzone: Cinzia, la fidanzata, aveva approfittato della folla di San Siro per lasciarlo senza dargli nessuna spiegazione. Dopo aver pubblicato la canzone e aver fatto uscire “Cuore”, una sera, allo stadio, rincontrò Piero che gli disse di essere tornato con Cinzia. Nel 2012, però, arriva a Venditti un messaggio su Facebook proprio da Piero, che gli dice di essersi lasciato definitivamente, che si trovava in Brasile mentre lei a Macerata.
“Da quell’anno” ha detto “faccio sempre lo stadio di Macerata aspettando Cinzia, ma Cinzia non è mai venuta, quindi sono un sognatore”. Ma la canzone in questione è stata dedicata a un’altra Cinzia, ossia a Cinzia di Barletta, la donna autistica con cui Venditti si è più volte scusato e con cui sostiene sentirsi tutti i giorni. Un grosso applauso esplode nella platea e continua fino a quando non partono le prime note della canzone.
Per rendere ancora più chiara la sua posizione il cantante, prima di salutare il pubblico, decide di scendere dal palco per andare a dare il suo cappello a un ragazzo disabile. Un gesto che fa riflettere e commuovere allo stesso tempo. Venditti ha sicuramente sbagliato a fare determinate affermazioni, ma siamo sicuri che basti un video di pochi secondi per classificare una persona? I fan hanno apprezzato molto questo gesto, che in molti hanno filmato o semplicemente osservato dallo schermo.
Una volta risalito sul palco Venditti canta l’ultima canzone, “Roma capoccia”, accompagnato dal pubblico ormai in piedi e quasi con la mano sul cuore, essendo un po’ un inno non solo della Capitale ma anche del cantante stesso, il quale sembra molto felice e a suo agio mentre fa cantare più volte agli spettatori la frase finale della canzone.
Alla fine del brano Venditti ringrazia, presenta la band e saluta i suoi fan. La musica cessa, le luci continuano a essere accese sul palco, la Reggia dietro è illuminata, la gente inizia a scemare e tutti sono accomunati da una gioia espressa dagli occhi e racchiusa nei sorrisi e nel cuore. Dopo qualche minuto i tecnici iniziano a sistemare, le sedie sono vuote, il palco anche, ma nell’aria sono rimaste le vibrazioni della musica e un alone di magia.
Crediti foto: Salvatore De Rosa.