Milano. “ODISSEA. Storia di un ritorno” è un progetto che nasce da lontano, un lungo viaggio che dal 2019 conduce fino ad oggi, all’esito finale di un percorso di costruzione di una comunità che la Compagnia ATIR ha fortemente voluto: 90 persone saranno in scena sul palco del Teatro Carcano per raccontare, attraverso le parole di un grande classico qual è “Odissea”, l’avventura di Ulisse e il suo viaggio, simbolo e rappresentazione della condizione umana.
Serena Sinigaglia, con il contributo drammaturgico di Letizia Russo, è la regista di questo evento potente, un progetto che racchiude in sé tutta la poetica di ATIR: il lavoro di costruzione di una comunità sodale e partecipe, la trasversalità come cardine di ogni vero incontro, l’arte al servizio delle persone, capace di risvegliare la bellezza nel corpo sociale, la coralità e il confronto con un grande classico che si fa corpo nel tempo attraverso il tempo.
Un evento irripetibile, a Milano per sole due repliche: oggi e domani, domenica 28 novembre.
Note di regia di Serena Senigallia: “ODISSEA. Storia di un ritorno è un progetto di teatro integrato iniziato prima della pandemia e finalmente in scena oggi. Un sogno che si realizza per ATIR: mettere in connessione tutti i laboratori rivolti alla cittadinanza, dare alla comunità che ci segue da anni quel senso di appartenenza che prima si incarnava così bene nel Teatro Ringhiera. In assenza di una casa fisica occorreva trovarne una “narrativa”, e di conseguenza scenica.
Nove sono i laboratori teatrali che coinvolgono anziani, cittadini comuni, bambini, diversamente abili, educatori e attori professionisti, drag queen e king, adolescenti.
Ogni laboratorio, a partire dalla stagione 2019/2020, ha lavorato su uno o più canti dell’Odissea, tradotti per l’occasione da Maddalena Giovannelli, Alice Patrioli e Nicola Fogazzi: il concilio degli Dei, il Ciclope, Calipso, i Lotofagi, le Sirene, i riconoscimenti, la strage dei pretendenti, il ricongiungimento con Penelope, e un frammento della Telemachia. Ogni gruppo ha lavorato liberamente con i propri conduttori e formatori per quasi due anni per poi andare in scena nel giugno 2021, presentando l’esito del proprio lavoro.
Io e Letizia Russo abbiamo assistito a tutte le rappresentazioni e abbiamo scelto le scene più significative e rilevanti di ciascun gruppo e immaginato come connetterle in un’unica coerente narrazione. Un unico spettacolo che coinvolge sul palcoscenico tutti i gruppi: 90 persone sul palco del Carcano, 90 attori e attrici di ogni età, lì per raccontarci una storia. Questa storia. Ulisse è vecchio. Da anni è tornato dalla guerra e dal suo viaggio. Il viaggio più famoso della storia umana: l’Odissea.
Ulisse è vecchio, ma – Dante insegna – il suo fuoco di conoscenza e di scoperta non si è ancora spento. Il suo corpo non è più atletico e pronto come un tempo, i suoi occhi si sono fatti più liquidi, la sua mente a volte si perde, sfuma i ricordi, confonde realtà e fantasia. Ulisse è vecchio eppure sente risorgere dentro di sé il desiderio di partire di nuovo.
Partire di nuovo. Sarà una buona idea? Ulisse è vecchio, la sua astuzia proverbiale spera possa essersi trasformata nel tempo in saggezza. Prima di partire di nuovo, dunque, sarà bene ripercorrere quel primo viaggio che ora, dopo tanti anni, ricorda solo a frammenti, in maniera scomposta, quasi caotica. Viaggiare nella memoria per trovare le ragioni e il senso di quella mai sopita spinta al cambiamento.
Così, di canto in canto, di gruppo in gruppo, giunge alla fine. E capisce che il suo nuovo viaggio non potrà più essere quello di un tempo. Non solo per l’età, non solo per le sue gambe stanche, ma perché tutti quei ricordi, tutte quelle persone incontrate e perse, sono ora parte di lui. Ulisse ora sa di non essere più solo.
Il nostro vecchio Ulisse è interpretato da Mattia Fabris, le parole sono quelle che Letizia Russo ha cucito per lui e per legare i diversi frammenti, scene e costumi sono stati ideati e realizzati dagli allievi del biennio di Specializzazione in Scenografia Teatro e Costume per lo Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti di Brera coordinati da Maria Spazzi e Claudia Botta.
Una nave greca lentamente si compone di fronte agli occhi degli spettatori, pronta per alzare la vela e affrontare quel viaggio corale che oggi più che mai è necessario desiderare e intraprendere. Verso dove non si sa, l’importante è partire e farlo insieme”.