Roma. Esce il 19 giugno “Oltretutto”, il nuovo – e inedito – progetto di Danilo Bucchi, un libro d’artista in cui l’autore esprime il proprio punto di vista sul ritratto; un lavoro complesso che ha coinvolto Bucchi per quasi dieci anni e ha dato vita a un catalogo ragionato – edito da DRAGO – in cui l’artista va oltre, uscendo dalla dimensione fisica delle gallerie e degli spazi per approdare alla forma editoriale, dove a parlare non sono le sue opere, quelle che l’hanno reso nome di spicco della scena contemporanea e del collezionismo d’arte, bensì i disegni degli altri accostati ai ritratti fotografici realizzati dallo stesso artista. A cura di Achille Bonito Oliva, “Oltretutto” dà voce a volti e immagini che raccontano una storia privata attraverso una ritrattistica che Danilo Bucchi ha saputo rendere intelligibile ed emozionale; un progetto coerente con la ricerca dell’artista, che indaga da sempre sul linguaggio del segno e delle sue origini inconsce, ma che in questo caso lo vede fotografo e spettatore del disegno altrui. Scrittori, registi, attori, stilisti, musicisti, curatori, direttori di musei e volti sconosciuti, incontrati per le strade di Roma, Milano, Berlino, Parigi, New York e Tokyo: Bucchi fotografa un’umanità variegata e la invita ad esprimersi attraverso il linguaggio del disegno, dando vita a un libro d’arte in cui lo sguardo va oltre il ritratto, va “Oltretutto”. È attraverso il linguaggio della fotografia, infatti, che Danilo Bucchi con “Oltretutto” traccia una dimensione inconscia, con un viaggio in 160 pagine che supera i confini della ricerca artistica. Ogni ritratto racconta di sé e ogni disegno racconta del ritratto. L’occhio dell’artista scruta la dimensione interna ed esterna dei soggetti ritratti accostandoli ai loro disegni, per generare una suggestione non univoca, ma aperta all’interpretazione di chi guarda, pronta a mischiarsi con le esperienze personali dello spettatore in un voyeuristico viaggio verso la conoscenza. Una selezione di ottanta ritratti, ciascuno in dialogo con sé stesso, dove l’apparenza interroga la sostanza, la forma trasmette il contenuto all’interno di un catalogo da collezione che supera i confini di una ricerca artistica e trascina il fruitore in un gioco di rimandi intimo e allo stesso tempo universale.