Roma. Secondo appuntamento per “Musica a Teatro”, la serie di cinque concerti – quattro matinée e un concerto serale – nati dalla collaborazione tra la IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti e il Teatro Eliseo, che spaziano dal classicismo mozartiano al jazz più sofisticato.
Il concerto al Piccolo Eliseo di domenica 9 gennaio alle 11.30 sarà un omaggio al classicismo viennese, che impagina due capolavori assoluti del repertorio cameristico, composti tra la fine del diciottesimo secolo e l’inizio del diciannovesimo, quando la capitale degli Asburgo era anche la capitale indiscussa della musica.
Ad eseguirli, tre dei migliori musicisti italiani nel campo degli strumenti ad arco: Carlo Maria Parazzoli e Gabriele Geminiani, che sono rispettivamente primo violino e primo violoncello dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e svolgono anche un’importante attività di solisti, e il violista Luca Sanzò, regolarmente ospite di prestigiose sale da concerto e festival di musica da camera in Italia e all’estero.
Di Franz Schubert si ascolterà il “Trio per archi n. 1 in si bemolle maggiore D. 471”, scritto nel 1816 a soli diciannove anni d’età, quando già aveva al suo attivo brani rimasti tra le massime espressioni della musica romantica. Non si conoscono i motivi per cui lo lasciò incompiuto, fermandosi alle prime battute del secondo movimento, ma pur nella sua brevità è un piccolo capolavoro.
Il musicologo Alfred Einstein, un’autorità in campo sia mozartiano che schubertiano, lo ha definito “molto grazioso, mozartiano, fluente e melodico”; avviene quindi in modo naturale il passaggio al secondo brano in programma, che è proprio di Mozart, sebbene si faccia un salto indietro di quasi trent’anni. Il “Divertimento in mi bemolle maggiore K 563” appartiene all’ultimo periodo della breve vita di Mozart, quello dei suoi supremi capolavori, in miracoloso equilibrio tra briosa leggerezza (d’altronde i Divertimenti, come dice chiaramente il nome, servivano ad allietare feste e banchetti dell’alta società) e sublime perfezione, che dischiude mondi di ultraterrena bellezza.