Roma, Dopo il successo della “Trilogia di Mezzanotte” nelle precedenti stagioni teatrali, Filippo Gili torna a scavare le relazioni familiari con il suo nuovo lavoro drammaturgico, “Ovvi Destini”, presso la Sala Umberto. Un cast di tre straordinarie attrici sarà protagonista del progetto inedito del regista e drammaturgo romano: Vanessa Scalera (recentemente protagonista della fiction di successo “Imma Tataranni – Sostituto procuratore”), Anna Ferzetti (da poco al cinema con Valerio Mastrandrea e Marco Giallini in “Domani è un altro giorno”) e Daniela Marra (reduce di recente da “Squadra Antimafia” e dalla fiction Rai “Il Cacciatore”). Al loro fianco, la straordinaria partecipazione di Pier Giorgio Bellocchio (figlio del regista Marco Bellocchio e protagonista in diverse pellicole cinematografiche italiane).
Tre sorelle. Laura la primogenita, Lucia la seconda, Costanza la più piccola: sui trentacinque, chi più chi meno. Costanza è su una sedia a rotelle per colpa di un incidente provocato un paio d’anni prima da Laura, la maggiore. Ma né Costanza né Lucia conoscono la disgraziata responsabilità di Laura. Loro no: ma la conosce uno strano essere, Carlo, che comincia a ricattare Laura. Laura è una incallita giocatrice d’azzardo. Violenti gli scontri con Lucia, la sorella di mezzo. Ma su questo si incentra anche il ricatto di Carlo: o dici a tua sorella che due anni fa fosti te, non vista, a fare quel balzo che costò le gambe di tua sorella, o tutti i proventi delle tue vincite li prenderò io. Il senso di colpa per quella disgrazia si fa materiale, sudato, vivo, bollente. Laura resiste. L’altro non spiffera nulla, fin quando, davanti alle due sorelle ‘sane’, non soltanto si dimostrerà tutt’altro che ricattatorio, ma offrirà anche loro un dono: la possibilità di realizzare un desiderio irrealizzabile. Un angelo? Un demone? Metafisico o reale che sia, quell’uomo ha offerto loro una possibilità che, se non grottesca, sembrerebbe sublime. Che desiderio potrebbe esprimere Laura, se non quello, per amore e senso di colpa, di far riavere l’uso delle gambe alla sorella?
Mi fermo qui. Ma voglio solo ricordare che il Poeta e lo Scienziato, nel film Stalker di Tarkovskji, quando arriveranno alla Stanza dei desideri si sottrarranno dall’esprimerne: chi garantisce che il desiderio più profondo sia quello cosciente, quello espresso, quello che deriva dall’amore, dalle cose chiare, piuttosto che uno strano oggetto che alberga nelle lontane caverne di un violento, libidico, antico Io?
Rodolfo Di Gianmarco ha scritto dello spettacolo: “Che magnifico mistero c’è sempre nel teatro di Filippo Gili, con l’ombra della morte come nella cultura scandinava, in rapporto coi dissidi dostoevskijani di Simon Weil, di Enzensberger e di Blanchot, e con l’infelicità immaginifica di Landolfi. (…) Formidabile, il quartetto in scena”.