Caserta. “La mia Città”, un varco, letteralmente parlando, per entrare nell’universo musicale di Michele Papale, compositore, autore e musicista casertano. Chitarra e voce sono la sua inconfondibile cifra ma soprattutto un amore sconfinato per la sua città, Caserta, che posa maestosa nel suo profilo migliore, quello della Reggia Vanvitelliana, inquadrata dalle eccezionali riprese video di Gerry Marcello. La sua città la si scopre nuovamente, sullo sfondo, nell’incanto del suo borgo medioevale, silenzioso e sospeso, in una dimensione di bellezza senza tempo. Caserta è musa ispiratrice costante nella sua carriera discografica. Michele Papale si forma sotto la guida dei Maestri Lello Cocchiaro, Angelo Baricelli e Pompeo Ferraro, sognando in gioventù di diventare musicista professionista. Una strada tutta in salita, cominciata con alcuni suoi amici che ben presto diventano i compagni di un viaggio molto speciale. Nel 2001 partecipa alle finali nazionali di “Sanremo Rock” con due suoi brani, “Noi Giovani” e “Son Disoccupato”, lasciando già apertamente intravedere il suo stile e la sua vicinanza ideale e poetica a Rino Gaetano, artista al quale si sente particolarmente vicino. Nel 2002 partecipa nuovamente all’Accademia della Canzone di Sanremo con il brano “Alba nera” e due anni dopo con “Sono fatto così” che qualche anno più tardi diventerà titolo dell’omonimo album, contraddistinto dagli arrangiamenti del Maestro Lello Petrarca.
Michele, possiamo dire che stai “Percorrendo” – per citare un tuo brano – una strada che hai immaginato “con gli occhi della mente”? La tua musica è evocativa, quanto c’è di te in ogni singolo brano?
C’è tanto di me, io sono così, come mi vedi. Continuo a scrivere le mie parole naturalmente e a comporre la mia musica, proprio come facevo quand’ero ragazzo che mi chiudevo nella mia stanza per lasciare traccia dell’ispirazione che mi era venuta. Per me la musica è intuizione, è ispirazione. Io non mi metto a sedere e dico: oggi scrivo una canzone. La creatività non si comanda. È un processo naturale e spontaneo. Con “Percorrendo”, arricchito dagli arrangiamenti di Adriano Guarino, che ha curato anche il mixing presso Zero-Key Studio, ho voluto fotografare gli anni a cui sono fortemente legato, grazie ai quali oggi sono diventato me stesso ma anche un tempo altro, passato, che vive nella mia mente. Un tempo fatto di ricordi, di profumi che restano impressi nella memoria, di persone che vivevano diversamente da oggi, in modo più vero, senza filtri. “Io sono qui a ricordare”.
“Un pomeriggio caldo e una musica d’estate, tu che cantavi con me, ma non mi spiego mai perché manchi già, manchi già…” Michele, ti confesso che questo brano mi ha stregata. Mi racconti da dove nasce?
“Manchi già” è un brano al quale sono molto legato perché come si evince dal testo è una dedica ad un caro amico che non c’è più. Un amico col quale suonavo, eravamo molto affiatati artisticamente e nella vita, anche se poi, vicissitudini varie, ci hanno allontanato fisicamente, ma “la vera amicizia sai, è una cosa che non muore mai”. Il brano è nato nel 2018 e fa parte di un progetto in acustico che ho portato avanti con i miei amici Donato Tartaglione al contrabbasso, Emilio Merola al clarinetto, Alfredo Tescione al violino ed Ezio Bologna alla chitarra elettrica. Anche il videoclip è stato girato interamente sulle colline della nostra città, percorrendo i sentieri dei Monti Tifatini fino ad approdare al Belvedere di San Leucio.
“Solo tu” è una canzone avvolta in un’atmosfera delicata, soave, come solo una canzone d’amore sa essere. Possiamo definirla come la tua dichiarazione alla musica? “Sei tu che viaggi in me, come un treno trapassi e dipingi una storia nuova”(…), è lei la tua destinataria esclusiva?
Come hai fatto a capirlo? Sì, assolutamente, è proprio così. La musica è la mia vita, con tutte le difficoltà, ovviamente. Nel 2016, preso da un momento di incertezza, ero deciso a lasciare, poi accadde qualcosa che segnò un nuovo tempo per me. Sto parlando dell’incontro con Red Ronnie e Fausto Mesolella, i quali mi diedero il coraggio di intraprendere una strada nuova, di espormi di più. Fausto mi suggerì di farle viaggiare le mie canzoni, lui ha creduto in me, questo non lo dimenticherò mai. A lui ho dedicato una mia canzone, “Mentre la città si spegne”. Ricordo che quando ho scritto “mentre la città si spegne, tu sei luce in una stella, in questa notte non mi perdo sei la mia meta”, ho voluto rendere omaggio a lui, che da musicista e amico mi ha dato la forza di crederci ancora. Solo poi, nell’estate del 2020, tenendo fede a quell’incontro, ho realizzato il singolo “Andavi Avanti”.
Mi hai parlato di Rino Gaetano e della tua sensibilità al suo genio creativo: ti chiedo, allora, quanto questo artista, amato e divenuto celebre soltanto dopo la sua morte, ha segnato la tua vita artistica?
Molto, mi sento ancora oggi vicino alla sua vicenda umana e artistica. Come lui, anche io ho avuto tantissime difficoltà lungo il mio percorso, nel senso che ho sempre preso le distanze da certi contesti, dai circuiti privilegiati della musica, dal potere delle case discografiche. Da musicista indipendente, ho sempre avuto un atteggiamento critico che inevitabilmente si tramuta nell’isolamento dal panorama mainstream. Attraverso la sua musica, cantando le sue canzoni, grazie anche al progetto “Tribute Band”, intrapreso con Danilo Scortichini (il nipote di Rino Gaetano), mi sono sentito di aderire emotivamente alla sua visione del mondo, alla sua denuncia sociale apparentemente leggera. Per queste ragioni, nel mio album “Trapassi e dipingi” ho voluto dedicargli un brano, dal titolo “Rino”. Per me è stato un onore aver avuto l’attenzione di Elio Scarola, il presidente del fan club ufficiale dell’artista crotonese.
Michele, ti ringrazio tantissimo per la tua generosità e ti chiedo, prima di salutarti, se stai scrivendo musica attualmente o ti stai dedicando a qualche nuovo progetto?
Sì, ti anticipo che sto lavorando ad un nuovo brano che presenterò domenica 28 marzo ad un appuntamento live sulla pagina Facebook “Michele Papale Fan Club”. Si tratta di un inedito, il titolo è “Spirito Libero”, lo dedico a tutte le persone che per stato di necessità sono costrette a migrare dalle loro terre d’origine e, quindi, i rifugiati, i profughi, tutti coloro che tentano di salvarsi la vita come possono, per non morire.
Bellissima Intervista ad un grande artista, come io lo definisco: “artista di sottobosco” cioè coloro che non sono raccomandati dalle varie etichette discografiche o altro, semplicemente se stesso, questo è Michele Papale.