“Piano Shapes Vol.1”, il nuovo album di Raffaele Grimaldi è un viaggio nel suo mondo fantastico

Napoli. Dallo scorso 4 aprile è disponibile su tutte le piattaforme il secondo singolo tratto dall’album “Piano Shapes Vol.1”, personale interpretazione del musicista contemporaneo Raffaele Grimaldi de “il Notturno n.13 in do minore, op.48 n.1″ di Chopin. 
Brano dotato contemporaneamente di struttura ed espressione, grazie alla felice convivenza delle sue due anime di pianista e compositore che collaborano insieme per realizzare una perfetta sintesi tra la razionalità, frutto anche di una ben solida formazione, e la creatività che consente il fluire della sua parte più intima e poetica.
“Il Notturno” di Chopin insieme a “La Ballata n. 1” sono le due opere suonate da Grimaldi in chiave nuova, che rappresentano il passaggio dal mondo classico, che costituisce le sue fondamenta, alla rielaborazione personale in cui è andato oltre, creando qualcosa di assolutamente originale nel carattere e nell’intenzione.
Al “Notturno” seguiranno le pubblicazioni di altri brani singoli che andranno a comporre l’album “Piano Shapes”, tutti caratterizzati da un suono del pianoforte più libero e ricco di emozioni, perché Grimaldi sente l’esigenza di comunicare qualcosa che da individuale è convinto possa essere compreso e condiviso dal pubblico attraverso l’ascolto.
La sua è una musica capace di liberare la fantasia e condurci, al suono di una melodia dolce ma incalzante, in un mondo fantastico attraverso un linguaggio dall’apparente semplicità e linearità per la sua capacità di essere diretto e immediato e per questo comprensibile a tutti.
È il modo di Grimaldi di sedurci, sollecitando l’immaginazione perché in grado di fare cadere qualsivoglia resistenza e farci scoprire così il nostro mondo interiore prima che le sue emozioni ci attraversino, diventando anche le nostre.
Così è nell’album “An image of eternity“ (2016) nato con l’intento di fare conoscere la sua dimensione più intima mettendosi a nudo, prendendo per mano l’ascoltatore, realizzando attraverso la capacità evocativa della musica una “sinfonia dell’infinito” mediante quella che lui stesso definì la sedimentazione di piccoli pezzi, lasciando che decantassero sottotraccia fin da quando aveva 19 anni.
Avvertendo poi, con il raggiungimento della maturità, la necessità di portarli alla luce, organizzarli, per raccontarsi in ogni singolo brano.
In quel caso erano 15 tracce, risultato di un’attenta e meticolosa costruzione – dal 1999 al 2015 – tutte tranne una, nata dall’improvvisazione negli Studios de Meudeon a Parigi, dove l’opera fu registrata con l’etichetta indipendente di Blue Spiral Records.
La musica per l’autore è capace di leggere la realtà dandole un respiro di infinito, in una visione trascendente di stampo orientale, attraverso una fusione tra la materia esistente e l’energia che dalla stessa viene prodotta e propagata.
Ed è come se avesse voluto nel 2016 mettere da parte la sua continua sperimentazione, volta a superare gli stringenti limiti di un genere musicale, volgendosi verso una narrazione più autobiografica e personale, con l’unico obiettivo di definire la sua identità e di emozionare.
Forse non è un caso che nell’anno successivo – il 2017 – abbia aperto un blog (www.nuthing.eu) con un collettivo formato da Andrea Agostini, Daniele Ghisi, Eric Maestri e Andrea Sarto, per avere – dichiarava – un mezzo per parlare di musica e soprattutto pensare alla musica contemporanea.
A noi pare però che per Grimaldi abbia rappresentato uno strumento per parlare dell’uomo e della sua esistenza, dell’individualità e del suo essere parte di un gruppo, nonché del ruolo sociale della musica, intesa non come puro divertimento.
E una scelta di questo tipo non è distante da chi come lui tra i suoi innumerevoli impegni ha trovato anche il tempo di conseguire una laurea magistrale in psicologia e un dottorato di ricerca in neuroscienze.
Proprio nel 2017 pubblicò “I mille fuochi dell’universo” opera collettiva non solo nella paternità ma anche nelle modalità di lavoro in cui ciascuno dei compositori rinunciò alla propria individualità per favorire l’emersione di una personalità collettiva, manifestando e superando le proprie singole criticità e debolezze.
Come dice Nicola Campogrande “Occorre anzitutto un passaggio concettuale: non bisogna continuare a pensare alla musica contemporanea come a un unico stile per iniziati che la ascoltano in concerti specifici. Ritengo si debba tornare a mescolare le partiture del passato con quelle del presente.”
Ed è quello che ha sempre fatto Grimaldi, amante del rock, del pop, della musica elettronica, attraverso le sue sperimentazioni, tant’è che lui stesso tempo fa ha dichiarato: “‘Nelle mie Re: Interpretations‘ tento, attraverso le sonorità morbide ma oscure del felt-piano, di dare una impronta interpretativa differente a dei lavori del passato.“
Con “M•O•S•A•I•C” (2020), ad esempio, diede vita a una trilogia pianistica dove ciascun album presentava un diverso approccio compositivo e sonoro.
Mentre “Radiance” (2022) è stato un album elettronico con un suono essenziale ottenuto da campionatori e synth modulari, dove però nella costruzione musicale ha richiamato alcuni aspetti della musica classica.
E ora non resta che ascoltarlo, oltre che leggere le esperienze di studio e ricerca da lui maturate nell’ultimo decennio nel suo libro “L’arte del suono” pubblicato nel 2023 sempre dall’etichetta indipendente Blue Spiral Records.

Crediti foto: Alessandra Finelli.

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