Dal 3 al 14 novembre, al Piccolo Teatro Strehler, Roberto Andò porta in scena “Piazza degli Eroi”, l’ultimo capolavoro di Thomas Bernhard, uno dei più grandi scandali teatrali nella storia dell’Austria del dopoguerra.
Ferocemente critico nei confronti della classe politica austriaca del dopoguerra, secondo lui colpevole di non aver mai veramente tagliato i ponti col passato nazista, Thomas Bernhard scrisse “Piazza degli Eroi” (Heldenplatz) nel 1988, una sorta di testamento teatrale e politico che all’epoca fu associato al testamento personale dell’autore (morto il 12 febbraio 1989), dove era disposto il divieto di pubblicazione e messinscena delle sue opere nel proprio paese. In occasione del debutto, al Burgtheater di Vienna il 4 novembre dello stesso anno, l’opera suscitò uno dei più grandi scandali teatrali nella storia dell’Austria del dopoguerra, soprattutto per gli espliciti riferimenti temporali e di luogo (cosa inusuale nelle opere di Bernhard): la data – Vienna, marzo 1988 – e il titolo – Heldenplatz – ovvero la piazza in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla l’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
A più di trent’anni anni dal debutto, il regista Roberto Andò considera necessario e urgente rimettere in scena questa pièce, mai rappresentata in Italia: «”Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo. Ognuno degli spettatori capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa. L’Austria di Bernhard è ormai ovunque. La storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi – tra tutti, Il giardino dei ciliegi di Čechov. La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida, sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso Bernhard.
Ad affiancarmi in questa impegnativa impresa ho chiamato Renato Carpentieri, geniale attore e intellettuale, da tempo mio complice, e Imma Villa, una delle grandi interpreti del teatro italiano, un’artista della scena la cui fama non è ancora pari al talento”.