Napoli. Al Ridotto del Mercadante, giovedì 22 febbraio, ha debuttato “PLAY VIVIANI” diretto e interpretato da un meraviglioso e poliedrico Tonino Taiuti, assistente alla regia Luca Taiuti, costumi Sara Marino. Lo spettacolo andrà in scena fino al 3 marzo.
La sala è completamente buia quando la voce di Tonino, che non ha bisogno di alcun accompagnamento perché è lei stessa musica, intona un canto dolcemente malinconico di chi è costretto ad abbandonare la propria terra. E – ancor prima di vedere l’attore avanzare sulla scena, con la bombetta calata in testa e la valigia, trascinata e tenuta insieme dallo spago – l’immaginazione va ai migranti sulla banchina di “Scalo Marittimo”.
Raffaele Viviani è forse l’autore che Taiuti sente più vicino al suo modo di essere e di intendere il teatro, fatto non solo di parole ma anche di canto, musica e di corpo vivo che si presta generosamente ad essere attraversato dai suoni e dalle loro distorsioni per diventare cassa di risonanza, di un senso che si coglierebbe anche solo attraverso la mimica.
“Play” è un percorso creativo di Taiuti intorno alla poesia di Viviani, in cui alterna la prosa, i versi, il canto, la macchietta con la quale diverte e si diverte, unendo vari stili e alternando ritmi differenti, dalla commedia, alla tragedia, al varietà, all’opera dei pupi, servendosi in questo caso di due bei pupazzi da lui stesso creati.
Facendosi così un “uomo della folla”, la mette in scena, entrando e uscendo – lui uomo solo – dai molteplici personaggi che si incontrano e scontrano per le strade di una Napoli vera, fatta di persone comuni, che in fondo non è molto lontana nel sentire e nel soffrire da quella raccontata da Viviani, toccando i temi e i contro temi a lui cari: del lavoro e della morte sul lavoro, dell’amore e del tradimento, della vita e della morte, della prepotenza e della solidarietà.
Offrendoci in questo modo spaccati di vita quotidiana apparentemente slegati tra loro, in realtà uniti dal senso di profonda umanità e attenzione per gli ultimi, le cui storie non fanno notizia.
E come Viviani anche per Taiuti il dialetto, che raramente cede all’italiano sebbene nella forma volgarizzata, è il suo mezzo di espressione perché è la lingua del popolo, che potrebbe essere comunque facilmente compresa da chi napoletano o campano non fosse, grazie alla plasticità del volto e del corpo che diventa significante.
Con “Play Viviani” Tonino Taiuti si è confermato una delle voci più rappresentative della scena teatrale e artistica napoletana, capace però di trasformare la ruvidezza della strada raccontata da Viviani in una grande dolcezza, in quanto capace di cogliere le motivazioni alla base delle scelte degli ultimi e di provarne compassione.
Crediti foto: Ivan Nocera.