Milano. Cuba, Mongolia, Brasile, Giappone, Colorado: dopo aver toccato i paesi più remoti, il sorprendente palinsesto del XIII Premio Internazionale dello Spazio Teatro No’hma arriva in Sudafrica. Oggi e domani alle ore 21, allo Spazio di via Orcagna, sarà di scena “Shofar”, spettacolo della compagnia sudafricana Olive Tree Theatre e ultimo progetto di Ntshieng Mokgoro, pluripremiata regista e drammaturga di Johannesburg. Significativamente, la data della prima serata coincide con l’Africa Day, la ricorrenza che ricorda la fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana, importante organismo fondato nel 1963 per la lotta contro il colonialismo e l’apartheid, precursore dell’attuale Unione Africana. L’appuntamento sarà al tempo stesso un ritorno e una prima volta: un ritorno, perché la compagnia ha già partecipato all’XI edizione della rassegna con la pièce Modjadji, meritando il Premio della Giuria degli Esperti “per l’incredibile forza introspettiva che, attraverso la commistione di musica, prosa e danza, offre un racconto sensibile, profondo e delicato, come il cuore di una fanciulla”; e una prima volta a Milano, perché in quell’occasione a causa dell’emergenza pandemica l’Olive Tree Theatre aveva dovuto esibirsi a distanza, riuscendo comunque a raggiungere il pubblico di tutto il mondo grazie alla trasmissione in streaming sui canali No’hma. Ma non solo: Modjadji fu anche, eccezionalmente, il primo esperimento OnLife per il Teatro di Livia Pomodoro, che grazie a questo innovativo strumento fu in grado di affrontare con coraggio e creatività la difficile situazione sanitaria. L’operazione fu un successo di pubblico e stampa, di fronte al riconoscimento generale del coraggio mostrato da No’hma nell’essersi mobilitato, primo tra tutti, per “una cultura che non si ferma di fronte alla paura”. Lo spettacolo di quest’anno, “Shofar”, prende il nome dall’omonimo corno vuoto di ariete o di capro, uno degli oggetti carichi di simbolismo che appaiono sulla scena. Attraverso i dialoghi poetici, le immagini evocative, i movimenti rituali e la musica di strumenti indigeni, “Shofar” mostra il cammino spirituale della protagonista, una donna che rivive a ritroso la propria esistenza con l’obbiettivo di ritrovare sé stessa e la fedeltà alle proprie radici. Una storia al femminile, come è per molti dei drammi ideati dalla regista Ntshieng Mokgoro, che opera ad Alexandra, uno dei sobborghi più poveri di Johannesburg, dove nel 2009 ha fondato l’Olive Tree Theatre con l’intento di creare un luogo di aggregazione nella difficile realtà del luogo.