Napoli. Il 16 settembre al Teatro Mercadante il Premio Napoli ha festeggiato i suoi primi 70 anni. Il Premio è un riconoscimento per la cultura e la lingua italiana che ogni anno dal 1954 la Fondazione Napoli attribuisce alle opere edite di poesia, narrativa e saggistica, scelte in una terna di finalisti per ciascuna categoria da una giuria tecnica, che ha sostituto nel 2003 la giuria popolare.
È un Ente no profit il cui Cda vede la partecipazione del Comune di Napoli, della Provincia di Napoli, della Regione Campania e della Camera di Commercio sempre di Napoli.
Lunedì scorso, alla presenza del Sindaco della città partenopea Prof. Gaetano Manfredi, già presidente della Fondazione dal 2021 al 2023, lo scrittore Maurizio de Giovanni, presidente in carica, ha aperto e chiuso questa manifestazione che ha definito “una festa per rivisitare i suoi 70 anni e festeggiare uno dei premi letterari più antichi del Paese, che ha ancora la sua piena funzione sia dal punto di vista della diffusione della letteratura e di sostegno alla lettura, sia come forma di stimolo e di coltivazione dell’immaginazione, unico modo per esercitarla. La cultura – dice – è il vero cardine della vita non solo di questa città e di questa regione ma dell’essere umano in assoluto”.
E Maurizio de Giovanni, da ultimo in occasione del Premio Pio Alferano 2024, ha sottolineato come proteggendo la cultura, si protegga la nostra identità in un momento storico in cui la stessa viene ritenuta accessoria, quasi come se fosse un aspetto rinunciabile, senza rendersi conto che la cultura è questo Paese, che non è niente senza di lei e il suo patrimonio.
La vera sfida però è portare i giovani a leggere e manifestazioni di questo tipo hanno anche l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni.
Durata la serata sono stati ripercorsi dal Prof. Gennaro Carillo, componente del Cda della Fondazione, i 70 anni di storia, attraverso gli avvenimenti salienti sia nazionali e che internazionali, raggruppati in decenni.
L’attrice Teresa Saponangelo, Maria in “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, ha ricordato alcuni dei più importanti autori che hanno ottenuto il premio Napoli, interpretando brani delle loro opere. Ha iniziato dall’ex aequo di Vincenzo Cardarelli, edito Mondadori, con “Viaggio d’un poeta in Russia”, e Dino Buzzati con “Il crollo della Baliverna”, pure edito da Mondadori, per proseguire con Michele Prisco nel 1971 con “I cieli della sera,” edito da Rizzoli, ancora, con Fabrizia Remondini nel 1981 con “Althénopis”, edito da Einaudi, Raffaele La Capria, nel 1986, con “L’armonia perduta”, edito da Mondadori, Ermanno Rea nel 1996 con “Mistero napoletano”, edito da Einaudi.
Poi, è stata la volta di Domenico Starnone nel 2001 con “Via Gemito”, edito da Feltrinelli, ancora da Ruggiero Cappuccio nel 2011 con “Fuoco su Napoli” e da Nicola Lagioia nel 2021, con “La Città della Gioia”, edito da Einaudi.
La lettura è stata intervallata dalla reinterpretazione in chiave jazz del pianista Lorenzo Hengeller, compositore e cantautore di origine napoletana, di una scaletta musicale di brani scelti in collaborazione con Stefano Valanzuolo, uno dei giurati del premio, più rappresentativi per ciascuno decennio.
Si è trattato in sostanza di un viaggio lungo 70 anni tra le parole, le immagini e la musica non solo del Premio ma della storia d’Italia e dei profondi cambiamenti mondiali che hanno investito l’essere umano.