Napoli. Dal 15 al 24 marzo al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli va in scena “Prometheus Project, second movement: l’Ω”, ovvero il nuovo progetto multimediale di Raffaele Di Florio, che ne ha curato anche la regia oltre che lo spazio scenico.
È il seguito di “#Prometeheus#2: le dinamiche del potere”, ispirata al mito greco di Eschilo, nella riscrittura di Robert Lowell, proposta per la prima volta all’E45Napoli Fringe Festival nel mese di giugno del 2023 sempre al Ridotto del Teatro Mercadante.
È una performance corale di danza, musica, canto, effetti luminosi, tutto per creare suggestioni al di là e oltre la parola attraverso suoni e immagini che la sostituiscono e, in alcuni momenti, sono così pervasivi da avvolgere, coinvolgere e trasportare lo spettatore in un’altra dimensione, al centro della scena, perché Io – la protagonista – simboleggia l’umanità tutta e il messaggio dell’autore assume così un carattere universale.
Il regista tenta, allora, una immersione totale di ciascuno degli 80 presenti, cercando di catturare la loro attenzione, ancor prima dell’inizio, incuriosendoli attraverso le brevi frasi in italiano e in inglese presenti sui due pannelli neri che incorniciano i lati della scena, non altro che risposte a interrogativi universali.
Buio in sala e subito l’inside incident: saette luminose percorrono il sipario trasparente che non si alzerà mai durante tutto il tempo ma verrà attraversato nel suo viaggio di andata e di ritorno da Io (Luna Cenere), sacerdotessa amata da Zeus, trasformata in vacca da Era per vendetta e poi abbandonata al suo destino e costretta a vagare per il mondo.
Lentamente il corpo di Luna, grande coreografa e performer napoletana, non nuova allo studio del corpo e della sua nudità, supera il divino e si fa umano, lasciandosi alle spalle il palco e scendendo al livello della platea.
Colei che invece rimane fissa, quasi immobile senza superare il velo, è il flusso di coscienza Prometeo (la bella voce di Valentina Gaudini) che interpreta sia l’anima maschile che femminile accompagnata dalle musiche originali di Salvio Vassallo.
È corale perché senza il contributo di ciascun artista l’opera che è di drammaturgia musicale, visiva (autore è Alessandro Papa, visual designer) oltre che di danza, non avrebbe visto la luce, in quanto lo scarno testo è funzionale e al servizio delle altre forme di manifestazione del pensiero, che trovano la propria ragion d’essere nel fatto che Io essendo diventata un animale, non può certo adoperare le parole per esprimersi.
Qui è il corpo che parla attraverso una sequenza di dieci movimenti volti a rispondere alle domande ancestrali: Noi chi siamo? Perché siamo qui?
E mentre Prometeo ribatte con ripetuti enigmi, il corpo, attraversato da questi suoni, si anima e cerca a sua volta di rispondere e capire il perché del male.
Per farlo deve partire dall’infanzia, dalla casa del padre, attraversare l’adolescenza, incontrare Zeus, soffrire perché quell’atto che pensava di amore si è trasformato in uno stupro e così il sogno in incubo, l’amore in rabbia e l’estraniamento in follia, seguito dalla reclusione, dall’incontro con Era e la sua trasformazione, infine, dalla maternità che le dà speranza.
Tutti questi passaggi sono anticipati dalle frasi evocative della coscienza, la cui razionalità immobile viene sopraffatta dalla forza vitale del corpo che decide di vivere, perché la sofferenza è l’unica cosa che ci rende umani.