Caserta. Il 20 settembre si è tenuto alla Feltrinelli di Caserta un incontro con Marco Marsullo che, accompagnato da Emanuele Bosso e Paolo Piccirillo, ha raccontato il suo nuovo romanzo “Provaci ancora, mister Cascione”. I tre hanno dialogato per circa un’ora e mezza, creando un ambiente informale e rilassato, alternando domande più serie a battute, intrattenendo così il pubblico tra risate e riflessioni.
Tra i presenti figuravano anche diversi ragazzi, in particolare alcuni alunni della scuola superiore Diaz di San Nicola, classe 3C, accompagnati dalle professoresse Matilde D’Andrea, Anna Laurenza e Anna Maria Ruggero; queste hanno proposto alla loro classe il libro dell’autore, che è stato apprezzano per la leggerezza, l’ironia e per il linguaggio semplice con cui Marsullo ha trattato temi delicati senza sminuirli.
“Provaci ancora, mister Cascione” ha lo stesso protagonista di “Atletico Minaccia Football Club”, ossia Vanni Cascione, un personaggio a cui l’autore sembra essersi particolarmente affezionato ed infatti ha affermato: “Tornare a casa da un amico per me è stata una sensazione molto riappacificante con la scrittura”. Il romanzo è corale, tutti i personaggi sono importanti per il risultato finale e ognuno deve avere una caratteristica precisa che faccia in modo sia semplice individuarlo immediatamente. Questo è, forse, l’aspetto più complicato ma anche più divertente.
Vanni Cascione è un allenatore di provincia che si trova ad affrontare il muro di pregiudizi che, da solo e in modo del tutto naturale, si era costruito davanti a lui. Nel primo libro della saga allena una squadra di eccellenza, è un drogato di panchina, le sue ragioni di vita sono il calcio e il suo lavoro di allenatore, gli piace l’atmosfera negli spogliatoi e organizzare i suoi uomini per giocare al meglio le partite. Circa 11 anni dopo gli avvenimenti del primo romanzo viene chiamato da una squadra calabrese, ritrovandosi così, senza saperlo, ad allenare delle donne.
Cascione è un uomo di circa 56 anni, nato e cresciuto a Torre Annunziata, con un tessuto sociale che non gli permette di stare al passo con il cambiamento; incarna perfettamente il “boomer” e viene da subito additato come omofobo e misogino e si fa disprezzare dalle giocatrici in quanto crede che le donne non sappiano giocare a calcio. Inizia così una sfida per Vanni, una sfida che va al di là del calcio, una sfida che consiste nel mutare il suo punto di vista, una sorta di rimonta e di accettazione di determinate cose, come l’orientamento sessuale di alcune sue atlete o di alcune scelte della moglie. Questo romanzo è la storia di un uomo che “ha perso le misure del mondo” e che dovrà maturare per riuscire a tornare a contatto con una realtà molto diversa rispetto quella a cui era abituato.
La chiave del libro è il calcio femminile, che diventa metafora delle emozioni, della vita e del cambiamento, ma soprattutto diventa strumento per raccontare il rapporto del protagonista con il mondo delle donne: con le sue giocatrici ma anche con sua moglie e sua figlia, con cui non ha un bel rapporto. Cascione, attraverso questo sport, capisce quanto la realtà sia diversa da quella con cui aveva sempre convissuto, cosa di cui non si era mai reso conto, perché troppo occupato a restare fermo nella sua beata e ingenua ignoranza.
Le competizioni del romanzo sono due: quella, appunto, di Cascione, e quella dello scrittore, che si pone come sfida quella di raccontare la storia di quest’uomo che deve innamorarsi del cambiamento, accettandolo e facendolo proprio. Entrambi sono accomunati da una cosa: l’ossessione. In primis del calcio, sport che scorre nel sangue del protagonista quanto in quello di Marco Marsullo; quest’ultimo è ossessionato anche dalla scrittura, cosa di cui ha parlato durante l’incontro, rivolgendosi in particolar modo ai ragazzi, dicendo: “Se avete una febbre, un’ossessione, non dovete dormirci sopra. Non è una gara con gli altri, ma con voi stessi. Dovete diventare il numero uno di voi stessi”. L’ossessione è il motore della vita, ciò che ti fa andare avanti, ma anche ciò che ti può distruggere. Bisogna essere in grado di ammaestrarla, lasciandosi però trasportare, ricercando un perenne equilibrio tra le due facce della stessa medaglia. “L’ossessione è necessaria per il fallimento” e il fallimento è necessario per rialzarsi e continuare a lottare. Marco Marsullo l’ha paragonata all’ “utopia di Galeano”: “L’utopia è là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino 10 passi e l’orizzonte corre 10 passi. Per quanto che io cammini non la raggiungerò mai. A che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare.” È per questo che lo scrittore ritiene che la sconfitta sia, in realtà, una vittoria, perché ti spinge ad andare oltre e a lottare per raggiungere sempre un altro risultato. Quando Cascione “depone le armi” e accetta un cambiamento, non solo della realtà circostantema anche suo, non perde, bensì vince, perché capisce di star sbagliando e inizia a vedere in modo diverso la relazione con le sue giocatrici e con le donne della sua famiglia.
Marsullo rivela una piccola “perla” del suo romanzo, un dettaglio che può sfuggire a un occhio non troppo attento e, soprattutto, poco appassionato di calcio. Il mito di Vanni Cascione era sempre stato Mourinho, esponente di un calcio “chiuso”, di squadre cattive e rissose. Durante il libro, durante l’evoluzione, l’idolo di Vanni cambia e diventa Guardiola, rappresentante di un calcio molto più “aperto”. Questo segna, metaforicamente, un passaggio importante da una mentalità chiusa e bigotta a una mentalità più aperta e giovane.
Marco Marsullo racconta di un personaggio non statico ma dinamico, che porta a termine il suo percorso di crescita personale. Un po’ come Odisseo che parte da Itaca ancora immaturo e, quando dopo 10 anni, dopo una guerra e numerose peripezie riesce a riapprodare a casa, ormai è diverso, è un uomo. E proprio come Odisseo anche il nostro Vanni Cascione deve intraprendere un viaggio, un viaggio nella contemporaneità, e come l’eroe omerico anche lui ci fa restare incollati alle pagine del libro, perché finiamo per affezionarci a lui e alla sua sfida. E il primo ad “amare” questo personaggio è il suo creatore, il quale ha già promesso un terzo libro della saga.
“Provaci ancora, mister Cascione” è un libro ironico e leggero, contraddistinto da numerose battute che rendono piacevole la lettura di un romanzo che prima cela e poi rivela numerosi temi importanti. Scorrevole e divertente, da leggere tutto d’un fiato. Marsullo ha voluto raccontare la Calabria, l’omosessualità, il calcio femminile e il rapporto degli uomini con le donne e lo ha fatto con il mezzo più potente che esista: la parola.
“È stato bello rincontrare un personaggio che mi ha fatto rinnamorare di quello che faccio. Perché io posso litigare con la scrittura però, alla fine, è l’amore della mia vita, per quanto la ami, la odi, è sempre lì, non se ne andrà mai. Quindi Cascione mi ha fatto tornare a divertirmi, mi ha fatto fare pace con la scrittura” – conclude Marco Marsullo.