Milano. Una porta sul mondo che suggerisce nuove visioni del rapporto tra l’essere umano e la città. Questa l’idea alla base di “RETHINK THE CITY”, imponente installazione site-specific realizzata dall’artista parmense Matteo Mezzadri, che campeggia dal 13 aprile per tutta la stagione estiva e fino al 31 ottobre presso la “Soglia Magica”, la Porta di Milano al Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa.
Il progetto, promosso da SEA, Aeroporti di Milano e Comune di Milano, si inserisce nel ciclo di mostre con tematiche ambientali e urbane “Orizzonte degli eventi”, ideato e curato da Matteo Pacini con il suo team PACMAT Art in progress appositamente per questo spazio espositivo che rompe la continuità architettonica aeroportuale.
In astronomia l’orizzonte degli eventi delimita la superficie di un buco nero, un confine immaginario in grado di collegare dimensioni parallele in cui passato, presente e futuro si sovrappongono. «Attraversando i corridoi di un aeroporto – dichiara Matteo Pacini – si ha la sensazione di seguire un automatismo paragonabile al moto dei corpi celesti, che si muovono nell’Universo così come i viaggiatori seguono i percorsi prestabiliti verso le loro destinazioni. Lungo quella che potremmo definire la “galassia aeroportuale” di Malpensa, la Porta di Milano è quella “Soglia Magica” che rompe la continuità architettonica e spaziale, catapultando il viaggiatore in un improvviso palcoscenico dal nero profondo in cui i concetti di spazio e tempo sembrano fondersi. Questo spazio si offre, quindi, come orizzonte degli eventi per infiniti spunti di riflessione sull’uomo e il suo stare al mondo, trasformandosi da luogo di passaggio a contenitore di incontri e scambi, interazioni e approfondimenti attraverso l’arte: un punto di vista privilegiato in cui passato e futuro si incontrano conquistando il presente».
“RETHINK THE CITY” è quindi il primo spunto offerto al viaggiatore per riflettere sull’ecosistema urbano e sul nostro rapporto con esso, presentando lo skyline di una città immaginaria costituita da 6.000 laterizi forati, realizzata da Matteo Mezzadri in concomitanza con un’analoga opera presente alla Biennale di Venezia 2022, così da creare rimandi spaziali e temporali in due città chiave del nostro Paese per l’arte e il turismo.
«È la prima volta – afferma Michaela Castelli, Presidente SEA – che alla Porta di Milano ospitiamo un’installazione site-specific di così grande effetto. Una serie di mattoncini che danno vita a una città, come se fosse la prima destinazione raggiunta all’aeroporto di Malpensa, ancora prima di partire. Ci siamo impegnati in questi anni per offrire ai passeggeri e alla comunità aeroportuale il bello dell’arte scegliendo sempre la qualità e diversificando il messaggio perché crediamo nell’importanza delle emozioni. Il nostro spazio espositivo della Porta di Milano del Terminal 1 è un consolidato punto di riferimento per i passeggeri e per il mondo artistico».
Nel porsi domande sulle tante strade possibili per ripensare la città del futuro, Mezzadri dà forma alla sua visione con lo sguardo allenato di chi indaga da tempo i legami e la socialità, i conflitti tra l’individuale e il comunitario all’insegna di quella continua ricerca di convivenza fra opposti che lo spinge ad approfondire la poetica dei luoghi in relazione alle dinamiche umane. In tutte le epoche l’uomo ha cercato di qualificare lo spazio abitato e dell’abitare con definizioni capaci di racchiuderne la molteplicità degli aspetti, il più delle volte nel tentativo di trovare risposte e soluzioni. Attraverso un progetto che si avvale di linguaggi diversi e complementari, dall’installazione scultorea alla videoinstallazione, alla serie fotografica, Mezzadri si concentra più sul “cosa” che sul “come” sarà la città del futuro, e lo fa approfondendo il tema delle relazioni umane in questi tempi complessi, carichi di tensioni, in cui l’omologante globalizzazione si impone nel suo carattere più marginalizzante, con fenomeni discriminatori di razza, etnia, classe e non solo.
Antiche e moderne insieme, le sue città sono proiettate nel futuro e sospese nel tempo; egli stesso le definisce “Città minime”, perché somma di tutti gli elementi possibili sintetizzati nell’essenzialità strutturale del mattone che diviene matrice, unità di misura modulare e infinitamente riproducibile su scale crescenti, come un frattale in cui l’insieme è formalmente uguale alla minima parte di cui è composto. Grazie a questa scelta si intesse così un muto dialogo tra l’installazione artistica e lo spazio che la accoglie, tra la granitica presenza dello skyline in mattoni e il video prospiciente “Neighbors Machine”, in cui troviamo una metropoli contemporanea fatta di pixel dove lo spazio architettonico viene reinventato e rimodulato attraverso le sue linee, in un cortocircuito visivo che cambia le prospettive comuni di osservazione; così come continuo è il dialogo tra l’assenza umana all’interno di questa città “messa in scena” e tutta l’umanità che passandoci accanto nello spazio aeroportuale può interagire con essa, tra domande e risposte potenzialmente infinite. «Le Città minime non sono “città ideali” – specifica Matteo Mezzadri –. Mi piace al contrario l’idea di rappresentare scorci di città reali con tutte le loro contraddizioni e inquietudini contemporanee. Le città brulicanti di vita sono spesso anche luoghi di infinite solitudini, e qui veniamo al vuoto inteso in senso poetico: le mie città sono infinitamente silenziose, fatte cioè di un silenzio interiore, quello che ci spinge a riflettere sulla nostra natura di esseri umani costretti a vivere a stretto contatto con una miriade di altri esseri umani. Più che di assenza dell’essere umano, parlerei piuttosto di presenza evocata, chiaramente percepita per quanto non direttamente visibile».
Con questa installazione l’artista delinea il profilo di un futuro possibile utilizzando il vuoto come potenzialità costruttiva per appianare le disuguaglianze sociali, facendo leva su quell’aspirazione all’elevazione e al miglioramento insita nell’essere umano, che sta alla base della sua evoluzione e dà un senso al suo stare al mondo. Ne nasce quindi una città che, come un aeroporto, diventa un luogo dove si incontrano tutti i mondi possibili.
L’opera è realizzata grazie al Main sponsor Danesi Group di Soncino (CR), azienda leader nella produzione di laterizi, con light design a cura di Artemide, in collaborazione con ArtExtension e 31.09.10 Falegnameria di quartiere in Milano.